venerdì 28 febbraio 2014

Budapest, il dinamismo della metropoli



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Budapest, il dinamismo della metropoli nell’ era Orban

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I recenti dati raccolti dal sito gemello Scenari Politici per le Elezioni Europee 2014 (link alla sezione Elezioni Europee qui http://scenaripolitici.com/sondaggi/elezioni-europee-2014  ) danno in netto vantaggio il partito di Viktor Orban, attualmente al governo con il Fidesz e dato al 49, 8 % ( + 1, 4 %), con una sicura vittoria alle elezioni politiche, ottimi risultati a quelle europee e un chiaro distacco dagli altri partiti.
La popolarità di Orban e del suo programma politico sono crescenti, nonostante le dure critiche internazionali, a riprova che chi fa gli interessi reali del paese non può che trarne giovamento nel consenso interno e diviene invece, quasi automaticamente, oggetto di boicottaggio da parte dei soliti enti sovranazionali europei e non solo.  
Arrivando oggi a Budapest, la capitale magiara, si resta piacevolmente stupiti dall’  ordine, dalla pulizia e anche dalla efficienza dei trasporti pubblici.
La “Perla del Danubio” sembra aver ritrovato il suo splendore, rinnovandosi e riguadagnando il ruolo che ebbe secoli fa come una delle prime e più innovative metropoli del continente.
Fervono i lavori per la nuova linea della metropolitana e si moltiplicano grandi progetti pubblici per la riqualificazione di piazze  e percorsi pedonali. L’immagine più rappresentativa, scelta per la copertina di questo articolo,  è proprio quella delle alte gru che si innalzano da Buda.

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L’Ungheria è un esempio di paese dominato da un unico grande agglomerato; Budapest, abitata da più di due milioni di persone, concentra il 20 per cento della popolazione dell’intero paese. 
Non c’è altra città in Ungheria che può competere con il ruolo della capitale, dato che questa concentra circa il 50-80 per cento del potenziale scientifico e culturale della nazione.
Lo sviluppo del terziario e dei servizi finanziari è stato veloce soprattutto dopo il 1989.  La capitale ungherese  ha  tutte le potenzialità per divenire il centro commerciale e finanziario dell’ Europa Centrale, ma, insieme a Praga, la città deve risolvere i problemi dei numerosi edifici degradati nelle aree centrali e di un sistema infrastrutturale ormai obsoleto per il nuovo ruolo che va configurandosi.
L’intero agglomerato comprende 2,4 milioni di abitanti ed è impostato su 104 consigli municipali.  
Si tratta della più grande regione metropolitana in Europa centrale e orientale ed é la settima città più grande in tutta Europa. 
Allo scorcio dell’Ottocento Budapest era ancora costituita da tre nuclei urbani, nell’ordine cronologico della loro fondazione, Óbuda, Buda e Pest, con amministrazione locale distinta, una propria vita cittadina e un differente passato storico.
Óbuda, sovrappostasi alla città civile e militare di epoca romana, raggiunse la maggior fioritura nel periodo che va dal X al XIII secolo, essendosi costituita lungo le antiche vie romane ed avendo integrato gli edifici ancora utilizzabili, mentre dal Duecento perse gradualmente rilievo, ridimensionandosi; nell’Ottocento era ormai solo un borgo agricolo con pochi abitanti e tale rimase.
Buda, fino al primo terzo del Cinquecento, era una fiorente città Medievale e poi Rinascimentale, sede reale e centro laico, con una ricca vita commerciale e culturale. Questo sviluppo, però, fu troncato dalla dominazione turca che privò la città delle precedenti opportunità economiche e politiche.
Pest invece, conseguentemente ad una fase di enorme sviluppo, da piccola cittadina di provincia si trasformò, nel corso del XIX secolo, in metropoli, giacché le condizioni sia politiche che geografiche, collocandosi in pianura lungo il Danubio, favorivano la riva di Pest.
Le tre città, Buda, Óbuda e Pest furono poi unificate nel 1873 come Capitale, a cui fu dato il nome di Budapest. Verso la fine del secolo, la città divenne il più importante centro industriale, commerciale e culturale della regione, la porta dell’Europa all’ Ucraina , ai Balcani e all’ Est.
L’aspetto attuale della città, con i suoi edifici pubblici, i suoi ponti e i suoi teatri si può far risalire a questo periodo.
Nel 1949, l’Ungheria venne dichiarata una Repubblica Popolare Comunista, il nuovo governo comunista considerò gli edifici come il Castello di Buda simboli del regime passato e nel corso del 1950 il palazzo venne sventrato e tutti gli interni distrutti. Sulla cupola del Parlamento dominava una stella rossa.
Nel 1956, le manifestazioni pacifiche a Budapest hanno portato allo scoppio della rivoluzione ungherese. Questa rivolta fu una rivolta anti-sovietica che durò dal 23 ottobre fino al 11 novembre. 
La Leadership crollò dopo le manifestazioni di massa che iniziarono il 23 ottobre, ma i carri armati sovietici entrarono a Budapest per schiacciare la rivolta. La lotta continuò fino ai primi di novembre, lasciando più di 3000 morti. L’influenza sovietica è ancora oggi visibile in molti blocchi abitativi.

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Ripercorrendo le principali tappe economiche, nel corso del 19 ° secolo, la città divenne un importante centro urbano e ottenne una posizione di vantaggio per lo sviluppo industriale.
La produzione industriale diminuì però della metà nel periodo tra le due guerre. Successivamente, nel corso del 1950, l’Ungheria ha subito l’industrializzazione forzata.
L’industria pesante venne localizzata a Budapest e in poche altre grandi città. Molti  furono attratti dalle nuove aree industriali. Dopo il 1990 la maggior parte di queste industrie crollò e un gran numero di ex lavoratori delle imprese statali, rimasti senza lavoro, cercò di creare la propria impresa privata.
Alcuni insediamenti suburbani hanno consolidato la loro posizione, attirando non solo abitanti ma anche investimenti economici. Quest’ultimo è prevalentemente il prodotto dell’afflusso di popolazione, proveniente da altre regioni del Paese e da oltre i confini stabiliti nel patto di Trianon. 
Questi abitati autonomi, in passato periferici, nel 1950 vengono integrati alla Capitale che in tal modo diventa una metropoli con 2 milioni di abitanti.
Nell’ economia ungherese, agricoltura e allevamento hanno ancora un peso notevole, elenchiamo legumi, cereali, frutta, ortaggi, uva, tabacco, lino, canapa, peperoni rossi (da cui si ricava la paprica), orzo, barbabietola da zucchero e segale. L’allevamento si è industrializzato (bovini, suini, ovini e volatili da cortile) e la produzione dei suoi derivati (carne, latte, burro, formaggio e uova) ora è un importante voce dell’export.
L’industria pesa per un 30% sul PIL e riguarda meccanica, chimica, farmaceutica, alimentare, tabacchi, tessile, industria pesante (trattori, locomotori, autobus, motori diesel e macchine utensili), elettronica, informatica, automobili.
Inoltre l’Ungheria è ricca di bauxite, lignite, carbon fossile e gas naturale. Vi sono anche notevoli giacimenti di uranio.
Il settore terziario (64% di addetti) basa la propria ricchezza soprattutto sui trasporti e sul turismo, ma anche le attività finanziarie hanno un discreto peso. È invece ridotto il contributo al PIL dato dall’edilizia. Il settore turistico ha avuto uno sviluppo notevole dopo il 1990, contando tra le sue mete la capitale, e le oltre 1000 fonti termali  di cui è ricca (i Romani prima e turchi poi costruirono un gran numero di terme).
L’economia dell’Ungheria ha subito una notevole trasformazione proprio dopo il 1990 e da allora liberalizzazioni e privatizzazioni di aziende statali hanno favorito l’economia di mercato e l’arrivo di capitali esteri.

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In anni più recenti, sul piano politico-economico, grazie alla maggioranza parlamentare più ampia dalla fine del regime comunista,  Viktor Orbán, a capo di una coalizione di centro-destra, ha varato una serie di leggi e di riforme, anche di rango costituzionale, queste accusate dalle opposizioni e da UE e USA di eccessivo autoritarismo.
Le statistiche danno però un’immagine diversa, quella di un paese orgoglioso pronto al rilancio, che ha avuto il coraggio di prendere in mano il proprio futuro economico, mantenendo la sovranità monetaria. 
I dati indicano un miglioramento del Pil dello 1,7% nel terzo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Al miglioramento hanno contribuito la produzione agricola e il settore costruzioni, grazie ai lavori edili e di ingegneria civile.  La spesa per consumi finali delle famiglie è migliorata nel campo dei trasporti, alimenti, cultura e intrattenimento.
In diminuzione i consumi dei turisti ungheresi all’estero, in salita la spesa dei visitatori stranieri in Ungheria e la spesa per consumi finali della pubblica amministrazione. Nell’ economia ungherese, l’esportazione ha  un ruolo chiave nella crescita economica. Da questo punto di vista, Budapest si trova in una posizione particolarmente importante.
La capitale é fortemente coinvolta in scambi economici, in particolare con la Germania, che é al primo posto. L’ottanta per cento di questi scambi si verificano nel settore terziario. La bilancia commerciale ungherese ha avuto ad oggi un buon saldo positivo nel terzo trimestre.
I volumi di interscambio con l’estero di macchinari ed equipaggiamenti per il trasporto sono aumentati. In diminuzione le esportazioni (rispetto alle importazioni), di prodotti alimentari, bevande e tabacco. In aumento i volumi di importazione di carburanti ed energia elettrica con un’accelerazione dell’import di petrolio e prodotti petroliferi. L’import di gas naturale e manufatto si é mantenuto agli stessi livelli registrati nel secondo trimestre dello scorso anno.
Inoltre da aprile del 2013 il tasso di disoccupazione ha iniziato a diminuire grazie anche alla ripresa dei lavori pubblici. Tra luglio e settembre il tasso medio di disoccupazione è 9,8%, in diminuzione rispetto alla rilevazione del trimestre giugno-agosto.
La regione metropolitana di Budapest è diventata un centro logistico nella regione dell’Europa orientale e centrale.
La posizione economica centrale della città nel paese è inequivocabile anche riguardo altri settori del terziario, per esempio il 44% degli istituti di ricerca sono situati a Budapest, sede di importanti università come la BME, l’Università di Tecnologia ed Economia (Budapesti Műszaki és Gazdaságtudományi Egyetem).

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Rimandiamo per maggiori dettagli economici all’esauriente articolo di Maurizio Giustinicchi ( qui link http://scenarieconomici.it/grillo-sovranita-monetaria-e-orbanomics/ ), di cui qui abbiamo estratto diverse parti nei paragrafi precedenti.
Concludendo, in termini di risultati economici , la capitale ungherese è in una posizione intermedia rispetto ad altre città dell’Europa centrale e orientale.
Secondo il suo PIL, è classificata a metà tra alcune principali città come Amburgo, Varsavia e Praga e quelle in  crescita quali Bucarest, Riga, Cracovia e Lipsia.

Donato de Vivo

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