lunedì 24 febbraio 2014

PROTOCOLLI DEI "SAVI ANZIANI" DI SION p. III



Premessa : Non sono certo che la fonte abbia tradotto con dovizia il testo dei protocolli, quindi potrebbe essere non genuino al 100/100 nella sua traduzione.
Sta di fatto che questo III° protocollo è consigliato per la lettura ad amanti di films splatters horror e per possessori di stomaci forti.
Chi ha un'anima dolce e ingenua, chi crede nelle fatine dei dentini, si astenga dalla lettura.
L'orrore continua e noi mandrie ignave sempre con la testa china !!!

PROTOCOLLI DEI "SAVI ANZIANI" DI SION

PROTOCOLLO VI

Fra breve principieremo ad organizzare vasti monopoli - serbatoi di ricchezze colossali - nei quali persino le grandi fortune dei Gentili saranno coinvolte in modo tale che crolleranno insieme al credito del loro governo il giorno dopo che avrà avuto luogo la crisi politica [L'intenzione degli Ebrei di ritirare il loro denaro all'ultimo momento è evidente. (Nota del T. inglese)].
Coloro fra gli astanti che sono economisti, calcolino l'importanza di questo progetto.

Dobbiamo adoperare ogni mezzo per sviluppare la popolarità del nostro supergoverno, presentandolo come il protettore e il rimuneratore di tutti coloro che volontariamente si sottometteranno a noi.

L'aristocrazia dei Gentili non esiste più quale potenza politica, di modo non dobbiamo ulteriormente tenerne conto da questo punto di vista. Però essa, in quanto proprietaria di terreni, costituisce sempre un pericolo per noi, giacché le sue rendite le assicurano l'indipendenza. Pertanto è essenziale per noi di privare l'aristocrazia delle sue terre, a qualunque costo. Per raggiungere questo scopo, il modo migliore è quello di aumentare continuamente le tasse e le imposte, e con ciò il valore dei terreni si manterrà al più basso livello possibile.

Gli aristocratici dei Gentili, i quali, date le loro abitudini ereditarie, sono incapaci di accontentarsi di poco, andranno presto in rovina.
Nel medesimo tempo dobbiamo dare con ogni impegno la massima protezione possibile alle industrie ed al commercio e specialmente alla speculazione, il cui compito principale è di agire come contrappeso alle industrie. Senza la speculazione, l'industria aumenterebbe il capitale privato e tenderebbe a sollevare l'agricoltura, liberando le terre dai debiti e dalle ipoteche per gli anticipi delle banche agricole. E' invece essenziale che l'industria prosciughi la terra di tutte le sue ricchezze, e che la speculazione concentri nelle nostre mani tutte le ricchezze del mondo ottenute con questi mezzi.

In questo modo tutti i Gentili verranno ridotti nelle file del proletariato, ed allora essi si piegheranno davanti a noi per ottenere il diritto di esistere.

Allo scopo di rovinare le industrie dei Gentili e di aiutare la speculazione, incoraggeremo l'amore pel lusso sfrenato, che abbiamo già sviluppato. Aumenteremo i salari, ciò che non porterà beneficio all'operaio, perché contemporaneamente accresceremo il prezzo delle sostanze più necessarie, col pretesto dei cattivi risultati dei lavori agricoli. Con astuzia mineremo le basi della produzione, seminando i germi della anarchia fra gli operai ed incoraggiandoli nell'abuso degli alcoolici. Nel tempo stesso adopreremo tutti i mezzi possibili per iscacciare dal paese tutti i Gentili intelligenti. Per evitare che i Gentili realizzino prematuramente il vero stato delle cose, nasconderemo il nostro piano sotto l'apparente desiderio di aiutare le classi lavoratrici alla soluzione dei grandi problemi economici: questa nostra propaganda viene aiutata in tutto e per tutto dalle nostre teorie economiche.

PROTOCOLLO VII

L'intensificazione del servizio militare, nonché l'aumento della polizia sono pure essenziali alla riuscita dei progetti sovraindicati. Per noi è essenziale aggiustare le cose in modo, che oltre noi, in tutti i paesi non siavi altro che un enorme proletariato, cioè altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla nostra causa.

In tutta l'Europa, e con l'aiuto dell'Europa, sugli altri continenti dobbiamo fomentare sedizioni, dissensi e ostilità reciproche. In questo havvi un doppio vantaggio: in primo luogo, con tali mezzi otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben conto che abbiamo il potere o di suscitare qualunque rivolta a piacer nostro, oppure di ristabilire l'ordine. Tutti i paesi hanno l'abitudine di rivolgersi a noi per la necessaria pressione quando essa occorre. In secondo luogo, a furia di intrighi imbroglieremo i fili tessuti da noi nei ministeri di tutti i Governi, non solo mediante la nostra politica, ma altresì con i trattati di commercio e le obbligazioni finanziarie.

Per riuscire in quest'intento, dobbiamo usare molta astuzia e sottigliezza durante le trattative e gli accordi; ma in quello che chiamasi "il linguaggio ufficiale", assumeremo la tattica opposta, vale a dire avremo l'apparenza di essere onestissimi e disposti a sottometterci. Così i governi dei Gentili, ai quali abbiamo insegnato a vedere solamente la parte pomposa degli affari, pel modo come glieli presentiamo, ci terranno perfino in conto di benefattori e di salvatori dell'umanità.

Dobbiamo metterci in condizioni tali da poter rispondere ad ogni opposizione, con una dichiarazione di guerra da parte del paese confinante a quello Stato che osasse attraversarci la strada; e qualora tali confinanti alla loro volta decidessero di unirsi contro noi, dovremo rispondere promuovendo una guerra universale.

Il principale successo in politica consiste nel grado di segretezza impiegato nel conseguirlo. Le azioni di un diplomatico non devono corrispondere alle sue parole.

Per giovare al nostro piano mondiale, che si avvicina al termine desiderato, dobbiamo impressionare i governi dei Gentili mediante la cosidetta pubblica opinione, che in realtà viene dovunque preparata da noi per mezzo di quel massimo fra i poteri che è la stampa, la quale - fatte insignificanti eccezioni di cui non è il caso tener conto - è completamente nelle nostre mani.

In breve: per dimostrare che tutti i governi dei Gentili sono nostri schiavi, faremo vedere il nostro potere ad uno di essi per mezzo di atti di violenza, vale a dire, con un regno di terrore [Notate lo stato attuale della Russia (Nota del T. inglese)], e qualora tutti i governi insorgessero contro di noi, la nostra risposta sarà data dai cannoni americani, cinesi e giapponesi.

PROTOCOLLO VIII

Dobbiamo impadronirci di tutti i mezzi che i nostri nemici potrebbero rivolgere contro noi. Ricorreremo alle più intricate e complicate espressioni del dizionario della legge, allo scopo di scolparci nella eventualità che fossimo costretti a pronunciare decisioni che potessero sembrare eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Perché sarà sommamente importante esprimere queste decisioni in guisa così efficace, che si presentino alle genti come la massima manifestazione di moralità, equità e giustizia. Il nostro governo deve essere circondato da tutte le forze della civiltà in mezzo alle quali esso dovrà agire. Attirerà a sé i pubblicisti, gli avvocati, i praticanti, gli amministratori, i diplomatici ed infine gli individui preparati nelle nostre scuole avanzate speciali.

Questi individui conosceranno i segreti della vita sociale; saranno padroni di tutte le lingue messe insieme con le lettere e le parole politiche; avranno una perfetta conoscenza della parte intima e segreta della natura umana, con tutte le sue corde più sensibili, che essi dovranno far risuonare e vibrare secondo la loro volontà. Queste corde costituiscono l'insieme del cervello dei Gentili; delle loro qualità buone o cattive, delle loro tendenze e dei loro vizi, nonché delle loro peculiarità di caste e di classi.

S'intende che questi sapienti consiglieri della nostra potenza non saranno scelti fra i Gentili, che sono abituati a fare il loro lavoro amministrativo senza tener presenti i risultati che devono conseguire, e persino senza sapere lo scopo per cui tali risultati sono richiesti. Gli amministratori dei Gentili formano i documenti senza leggerli e prestano servizio o per amore o per ambizione.

Circonderemo il nostro governo con un vero esercito di economisti. Questo è il motivo per cui si insegna principalmente agli Ebrei la scienza dell'economia. Saremo circondati da migliaia di banchieri, di commercianti e, cosa ancora più importante, di milionarii, perché, in realtà, ogni cosa sarà decisa dal danaro. Nel frattempo, fintanto che non sarà prudente riempire gli incarichi di governo con i nostri fratelli Giudei, affideremo i posti importanti a individui la cui fama e il cui carattere siano così cattivi da scavare un abisso fra essi e la Nazione, ed anche a gente di tal risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E tutto questo allo scopo di obbligare costoro a difendere i nostri interessi finché abbiano fiato in corpo.

PROTOCOLLO IX

Nell'applicare questi nostri principi dovete badare specialmente alle caratteristiche della nazione nella quale vi trovate e nella quale dovete operare. Non dovete aspettarvi di applicare genericamente con successo i nostri principi, fino a che la nazione di cui si tratta non sarà stata rieducata secondo le nostre dottrine. Procedendo con cautela nell'applicazione dei nostri principi, vedrete, prima che siano passati dieci anni, cambiati i caratteri più ostinati, e noi così avremmo aggiunto un'altra nazione alle file di quelle che ci sono già sottomesse.

Alle parole liberali della nostra divisa massonica: "libertà, uguaglianza e fratellanza", sostituiremo, non quelle del nostro vero motto, ma bensì delle parole esprimenti semplicemente un'idea, e diremo: "il diritto della libertà, il dovere dell'uguaglianza ed il concetto della fratellanza" e così prenderemo il toro per le corna. In realtà noi abbiamo già distrutto tutte le forze di governo fuorché la nostra, benché esistano ancora in teoria.

Al momento attuale, se un Governo assume un atteggiamento a noi contrario si tratta di una pura formalità; esso agisce essendo noi pienamente informati del suo operato e col nostro consenso, accordato perché le dimostrazioni anti-semitiche ci sono utili per mantenere l'ordine fra i nostri fratelli minori.

Non amplierò di più questo argomento, perché lo abbiamo già discusso molte altre volte.

Il fatto sta ed è, che non incontriamo ostacoli di sorta. Il nostro Governo occupa una posizione così eccessivamente forte di fronte alla legge, che quasi possiamo, per designarlo, adoperare la potente parola: dittatura. Posso onestamente asserire che al momento attuale noi siamo legislatori; giudichiamo e castighiamo, giustiziamo e perdoniamo; siamo, per così dire, il comandante in capo di tutti gli eserciti e cavalchiamo alla loro testa.

Governiamo con una forza potentissima, perché abbiamo nelle mani i frammenti di un partito che una volta fu forte ed è ora soggetto a noi. Abbiamo un'ambizione senza limiti, un'ingordigia divoratrice, un desiderio di vendetta spietato ed un odio intenso. Siamo la sorgente di un terrore che esercita la sua influenza a grande distanza. Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire le monarchie, socialisti, comunisti, e tutti coloro che aderiscono ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità e per amor di pace sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno umilmente il nostro super-governo internazionale.
Le plebi proclamano a gran voce la necessità di risolvere il problema sociale, mediante l'internazionale. I dissensi fra i partiti li danno nelle nostre mani, perché, per condurre un'opposizione è essenziale aver del denaro, e questo lo controlliamo noi.

Temevamo che il potere esperimentato dei sovrani Gentili facesse alleanza con la potenza cieca della plebe; ma abbiamo preso tutte le misure preventive necessarie per evitare che ciò avvenisse. Fra queste due potenze abbiamo edificato una muraglia che consiste nel terrore che ambedue nutrono l'una verso l'altra. Di modo che il potere cieco della plebe è diventato il sostegno del nostro partito. Noi soli ne saremo i capi e lo guideremo verso l'adempimento del nostro scopo. Perché la mano del cieco non si liberi dalla nostra stretta, dobbiamo tenerci costantemente in contatto colle masse, se non di persona, per lo meno mediante i fedeli fratelli. Quando diventeremo una potenza riconosciuta, arringheremo la popolazione di persona, nelle piazze, e la istruiremo nella politica in quel modo e con quell'indirizzo che giudicheremo conveniente.
Come potremo verificare ciò che sarà insegnato al popolo nelle scuole di campagna? In ogni caso le parole pronunciate dall'inviato governativo o dal sovrano stesso, saranno conosciute certamente dall'intera nazione, perché le diffonderà la voce stessa del popolo.

Per non distruggere prematuramente le istituzioni dei Gentili, noi vi abbiamo posto sopra le nostre mani esperte impadronendoci delle molle motrici dei loro meccanismi. Questi erano, una volta, congegnati con severità e giustizia; ma noi abbiamo sostituito a tutto ciò amministrazioni liberali e disordinate.

Abbiamo messo le nostre mani ovunque: nella giurisdizione, nelle elezioni, nell'amministrazione della stampa, nel promuovere la libertà individuale, e, cosa ancor più importante, nell'educazione, che costituisce il sostegno principale della libera esistenza.

Abbiamo corbellato e corrotto la nuova generazione dei Gentili, insegnandole principii e teorie di cui conoscevamo la falsità assoluta, pur avendoli inculcati con assidua cura. Pur senza veramente alterare le leggi in vigore, ma soltanto deformandone il significato ed interpretandole in senso diverso da quello che avevano in mente coloro che le formularono, abbiamo ottenuto dei risultati estremamente utili. Si è potuto ciò ottenere principalmente per il fatto, che l'interpretazione nostra nascose il vero significato delle leggi, ed in seguito le rese talmente incomprensibili, che diventò impossibile per i Governi il dipanare un codice di leggi così confuso. Da ciò ebbe origine la teoria di non badare alla lettera della legge, ma di giudicare secondo la coscienza.

Ci si contesta, che le nazioni possono insorgere contro di noi qualora i nostri piani siano scoperti prematuramente; ma noi, anticipando questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione una forza talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini più coraggiosi.
In quel tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane e passaggi sotterranei: da questi faremo saltare in aria tutte le città del mondo, insieme alle loro istituzioni e ai loro documenti [Probabilmente è una affermazione da intendersi al figurato, con allusione al bolscevismo (Nota del T. inglese)].

PROTOCOLLO X

Oggi comincerò ripetendo ciò che è stato già detto e vi prego tutti di tener presente che i governi e le nazioni si contentano, in politica, del lato appariscente di qualunque cosa. E, dove troverebbero il tempo di esaminare la parte recondita degli avvenimenti se i loro rappresentanti non pensano che a divertirsi?

Per la nostra politica è sommamente importante di tener presente il particolare sopradetto, perché ci sarà di grande aiuto quando discuteremo taluni problemi, come ad esempio la distribuzione del potere, la libertà di parola, di stampa e di religione, il diritto di fondare associazioni, l'eguaglianze di fronte alla legge, l'inviolabilità della proprietà e del domicilio, la quistione della tassazione (il concetto della tassazione segreta) e la forza retroattiva delle leggi. Tutti gli argomenti di questo genere sono di tale natura, che non è prudente di discuterli apertamente in cospetto del pubblico. Ma nel caso in cui saremo obbligati di farne cenno alla folla, gli argomenti non dovranno essere enumerati bensì, senza entrare in particolari, si dovranno fare al popolo delle dichiarazioni circa i principii del diritto moderno riconosciuti da noi.

L'importanza della reticenza sta nel fatto, che un principio il quale non sia stato palesato apertamente, ci lascia una grande libertà d'azione; mentre il principio stesso, una volta dichiarato, acquista il carattere di una cosa stabilita. La Nazione tiene in considerazione speciale la potenza di un genio politico e tollera tutte le sue prepotenze commentandole in questo modo: "Che tiro birbone, ma con che abilità lo ha eseguito!". Oppure: "Che canagliata, ma come ben fatta, e con quanto coraggio!".

Noi speriamo di attirare tutte le nazioni a lavorare per mettere le fondamenta del nuovo edificio da noi progettato. Per questa ragione, dobbiamo assicurarci i servizi di agenti audaci e temerarii, capaci di abbattere qualunque ostacolo al nostro avanzare.

Quando faremo il nostro colpo di Stato, diremo al popolo: "Tutto andava in malora; tutto avete sofferto, ma ora noi distruggiamo le cause delle vostre sofferenze; vale a dire le nazionalità, le frontiere, e le monete nazionali. Certamente sarete liberi di condannarci, ma il vostro verdetto non può esser giusto se lo pronunciate prima di esperimentare ciò che possiamo fare per il vostro bene". Allora il popolo, esultante e pieno di speranza, ci porterà in trionfo. La potenza del voto, al quale abbiamo addestrato i membri più insignificanti dell'umanità per mezzo di comizi organizzati e di accordi prestabiliti, adempirà allora il suo ultimo compito.

Questa potenza, che è stato il mezzo con cui "ci siamo messi sul trono", ci pagherà l'ultimo suo debito nella sua ansia di vedere il risultato delle nostre proposte, prima di pronunciare il suo giudizio in proposito. Per raggiungere la maggioranza assoluta dobbiamo indurre tutti a votare senza distinzione di classe; una maggioranza simile non si potrebbe ottenere dalle classi educate o da una società divisa in caste.
Dunque, avendo inculcato in ogni uomo il concetto della propria importanza, distruggeremo la vita familiare dei Gentili e la sua influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi avanti, ed il popolo, guidato da noi, non solo li terrà sottomessi, ma non permetterà neppure ad essi di manifestare i loro piani.

La turba è abituata a darci ascolto, perché la paghiamo per avere l'attenzione e l'obbedienza. Con tutti questi mezzi creeremo una forza così cieca; che non sarà mai capace di prendere una decisione senza la guida dei nostri agenti, incaricati di guidarla.
La plebe si sottometterà a questo stato di cose perché saprà che dal beneplacito di questi capi dipenderanno i suoi salari, i suoi guadagni e tutti gli altri benefizi.

Questo sistema di governo deve essere il lavoro di una mente sola, perché sarebbe impossibile di consolidarlo se fosse il lavoro combinato di molte intelligenze. Questo è il motivo per cui ci è concesso soltanto di conoscere il piano d'azione, ma non dobbiamo in nessuno modo discuterlo, per evitare di distruggerne l'efficacia, il funzionamento delle sue singole parti ed il valore pratico di ogni suo punto.
Tali piani, se fossero posti in discussione e modificati in seguito a successivi scrutini, essi verrebbero deformati dall'insieme dei malintesi mentali, derivanti dal fatto che i votanti non ne avrebbero penetrato profondamente il significato.

Pertanto è necessario che i nostri piani siano decisivi e logicamente ponderati. Questa è la ragione per cui dobbiamo evitare ad ogni costo che l'opera grandiosa del nostro duce sia lacerata e fatta in pezzi dalla plebe, o anche da una camarilla qualsiasi. Per ora questi piani non sconvolgeranno le istituzioni esistenti; ne altereranno soltanto le teorie economiche e conseguentemente tutto il corso delle loro procedure, che dovranno seguire inevitabilmente la via tracciata dai nostri piani.

In ogni paese esistono le stesse istituzioni, quantunque sotto nomi diversi, e sono le camere dei rappresentanti del popolo, i ministeri, il senato, una qualunque specie di consiglio privato, nonché tutti i dipartimenti legislativi e amministrativi. Non occorre che io vi spieghi il meccanismo connettente tutte queste differenti istituzioni, perché ne siete perfettamente al corrente. Notate solamente, che ciascuna delle sopraddette istituzioni corrisponde a qualche importante funzione del governo. (Adopero la parola "importante", non in riguardo alle istituzioni stesse, ma bensì riferendomi alle loro funzioni). Tutte queste istituzioni si sono ripartite le varie funzioni governative, vale a dire i poteri amministrativi, legislativi, ed esecutivi. E le loro funzioni sono diventate simili a quelle dei singoli organi del corpo umano.

Se danneggiamo una qualunque parte del meccanismo governativo, tutto lo Stato ne soffrirà e ne morirà, come accade per un corpo umano. Quando inoculammo il veleno del liberalismo nell'organismo dello Stato, la sua costituzione politica cambiò; gli Stati diventarono infettati da una malattia mortale: la decomposizione del sangue. Dobbiamo solo attendere la fine della loro agonia. Il liberalismo fece nascere i governi costituzionali, che sostituirono l'autocrazia, l'unica forma sana di governo dei Gentili. La forma costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito: in breve, essa è la scuola di tutto ciò che indebolisce l'efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno contribuito a rendere i governanti deboli ed inattivi, rendendoli in tal modo inutili e superflui; ed è per questo motivo che in molti paesi vennero destituiti.

Allora l'istituzione dell'era repubblicana diventò possibile, ed al posto del Sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella persona di un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le nostre creature e i nostri schiavi.
Così minammo i Gentili, o piuttosto, le nazioni dei Gentili.

In un prossimo futuro faremo del presidente un agente responsabile. Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in esecuzione i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il nostro "fantoccio".

Cosa c'importa se le fila dei cacciatori d'impieghi s'indeboliscono; se l'impossibilità di trovare un presidente genera delle confusioni che indeboliranno, in definitiva, il Paese?

Per ottenere questi risultati predisporremo le cose in modo che siano eletti alla carica presidenziale individui bacati, che abbiano nel loro passato uno scandalo tipo "Panama", o qualche altra transazione losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele esecutore dei nostri piani, perché temerà di essere denunziato, e sarà sotto l'influenza di questa paura la quale si impadronirà di colui il quale, salito al potere, è ansioso di conservarsi i privilegi e gli onori inerenti alla sua alta carica. Il Parlamento eleggerà, proteggerà e metterà al coperto il presidente, ma noi toglieremo al Parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi, nonché di mutare le esistenti.

Questo potere lo conferiremo ad un presidente responsabile, il quale sarà una semplice marionetta nelle nostre mani. Così il potere presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di vario genere, ma noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il diritto di appellarsi al popolo direttamente, al disopra dei rappresentanti della nazione, vale a dire, di appellarsi a quel popolo che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della plebe.

Inoltre, daremo al presidente la facoltà di proclamare la legge marziale. Spiegheremo questa prerogativa col fatto, che il presidente, essendo il capo dell'esercito, deve averlo ai suoi comandi per proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa protezione un dovere per il rappresentante responsabile della repubblica.
Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della situazione recondita sarà nelle nostre mani, e nessuno all'infuori di noi controllerà la legislazione. Inoltre, quando introdurremo la nuova costituzione repubblicana, col pretesto della segretezze di Stato toglieremo al Parlamento il diritto di discutere l'opportunità delle misure prese dal governo. Con questa nuova costituzione ridurremo al minimo il numero dei rappresentanti la nazione, diminuendo così di altrettanto le passioni politiche, e la passione per la politica. Se malgrado ciò questi rappresentanti diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla nazione. Il Presidente avrà la facoltà di nominare il presidente ed il vice presidente della Camera dei deputati e del Senato.

Alle continue sessioni parlamentari sostituiremo sessioni della durata di pochi mesi. Inoltre il Presidente, quale capo del potere esecutivo, avrà il diritto di convocare e di sciogliere il Parlamento, e, nel caso di scioglimento, di rinviare la convocazione del nuovo. Ma perché il Presidente non possa esser tenuto responsabile delle conseguenze di questi atti - che, parlando con precisione, sarebbero illegali - prima che i nostri piani siano maturati, noi persuaderemo i ministri e gli altri alti funzionarii amministrativi che circondano il presidente, a contravvenire i suoi comandi emanando istruzioni di loro iniziativa, ed in tal modo li obbligheremo a sopportarne la responsabilità invece del Presidente. Raccomanderemo specialmente che questa funzione venisse assegnata al Senato, al Consiglio di Stato, oppure al Gabinetto, ma non mai a singoli individui.

Le leggi che possono essere interpretate in diverse maniere saranno interpretate a modo nostro dal Presidente il quale, inoltre, annullerà le leggi quando lo riterremo utile, ed avrà anche il diritto di proporne delle nuove temporanee, e persino di fare modificazioni nel lavoro costituzionale del Governo, prendendo come pretesto le esigenze del benessere del paese. Provvedimenti di questa specie ci metteranno in grado di sopprimere a poco a poco quei diritti e quelle concessione che fossimo stati costretti ad accordare da principio, nell'assumere il potere.

Tali concessioni dovremo introdurre nella costituzione dei governi per mascherare l'abolizione graduale di tutti i diritti costituzionali, quando giungerà il momento di cambiare tutti i governi esistenti sostituendovi la nostra autocrazia.

Può darsi che il riconoscimento del nostro autocrate avvenga prima dell'abolizione delle costituzioni.

Vale a dire che il riconoscimento del nostro regno avrà inizio dal momento stesso che il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per il fallimento dei suoi governanti (e tutto questo sarà stato preparato da noi), griderà: "Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo, che ci possa unificare distruggendo tutte le cause di dissenso, cioè le frontiere, la nazionalità, le religioni, i debiti dello Stato ecc., un capo che ci possa dare la pace ed il riposo che non abbiamo sotto il governo del nostro sovrano e dei nostri rappresentanti".

Ma voi sapete benissimo, che allo scopo di ottenere che la moltitudine debba formulare a gran voce una richiesta simile, è tassativamente necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le relazioni esistenti fra popolo e governo, promuovere ostilità, guerre, odii e persino il martirio, mediante la fame, la carestia e l'inoculazione di malattie, in tale misura che i Gentili non vedano altro modo per uscire da tanti guai, che un appello per la protezione al nostro denaro e alla nostra completa sovranità. Però se diamo alla nazione il tempo di rifiatare, sarà difficile si ripresenti per noi una circostanza ugualmente favorevole.

Parte IV      non aprite quella porta IV

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