domenica 1 giugno 2014

1.200 MILITARI ucraini morti a Slaviansk -- CENTINAIA i civili di nazionalità ucraina (vi ricorda qualcosa?)




1) 1.200 i soldati ucraini morti a

Slaviansk nell’operazione speciale

 

I resti di un carro BMP-2, alla periferia della città di Rubezhnoye
I resti di un carro BMP-2 alla periferia della città di Rubezhnoye
RIGA, 29 maggio (RIA Novosti) – Circa 1.200 soldati dell’esercito ucraino sono stati uccisi durante l’operazione speciale a Slaviansk e otto elicotteri e 15 veicoli blindati sono stati distrutti, ha detto giovedì il sindaco del popolo di Slaviansk, Vyacheslav Ponomaryov.
“Secondo le nostre informazioni, l’esercito ucraino ha le seguenti perdite e danni: 1200-1300 persone sono state uccise, otto elicotteri, 15 mezzi di trasporto blindati e tre armi di artiglieria distrutte.
Stanno soffrendo perdite enormi. Sto parlando solo di Slaviansk”, ha detto Ponomaryov in un’intervista all’emittente radiofonica lettone Baltkom.
Il presidente ad interim Oleksandr Turchynov ha confermato giovedì l’abbattimento di un elicottero militare che ha ucciso 14 militari ucraini, tra cui un generale.
Poco dopo, la Guardia Nazionale Ucraina ha chiarito che 12, e non 14, erano le persone uccise nell’incidente dell’elicottero Mi-8 nei pressi di Slaviansk.
Il sindaco del popolo ha anche osservato che le forze di autodifesa di Slaviansk hanno perso circa duecento persone.
“Circa 200 sono stati uccisi e 300 feriti”, ha specificato Ponomaryov .
Ponomaryov ha anche ricordato che molti civili sono morti e otto persone sono rimaste ferite nella giornata di ieri.
Le truppe coinvolte nell’operazione militare nel sud-est dell’Ucraina hanno cominciato a sparare colpi di mortaio contro Slaviansk martedì a mezzogiorno, ora locale.
Diverse abitazioni private sono state rase al suolo, tra cui delle case nei villaggi di Andreevka e di Sergeevka, nella periferia della città. Diverse decine di persone sono state uccise.
Alexei Pushkov, il capo della commissione della Duma russa per gli affari esteri, ha scritto mercoledì che le autorità provvisorie di Kiev mentono quando affermano che le zone residenziali in Ucraina orientale non sono prese di mira dalle truppe.
La fase attiva dell’operazione militare è stata adesso sospesa, ha riferito giovedì l’agenzia di stampa ucraina UNIAN.

L’esercito ucraino e il genocidio contro

la popolazione dell’Ucraina

 

Valentin Vasilescu Reseau International 30 maggio 2014


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L’interferenza di Washington nella politica della Difesa dell’Ucraina ha portato al genocidio  perpetrato dall’esercito ucraino nel Paese. L’incapacità dei militari d’impegnarsi in combattimento contro gli insorti armati ha portato a scegliere i civili come bersaglio, necessario agli scopi statunitensi, fornendo involontariamente un grande nucleo di soldati ben addestrati e motivati pronti a servire la causa della federalizzazione dell’Ucraina.
Il massacro di Odessa e l’assassinio di decine di civili in Ucraina orientale, applauditi con soddisfazione dall’occidente, sono stati attribuiti alle organizzazioni fasciste Svoboda e Fazione destra tollerate dalle autorità.
Dopo l’elezione del presidente ucraino, l’esercito nazionale dirige il genocidio della minoranza russa in Ucraina orientale, sparando con i cannoni sui quartieri di Slavjansk, bombardando a Donetsk con aerei da combattimento Su-25 le auto sulle strade, provocando in un giorno oltre 50 vittime civili. Tali metodi mettono l’esercito ucraino fuori dal diritto internazionale sulle questioni umanitarie e la protezione dei civili nei conflitti armati, secondo le Convenzioni di Ginevra, e suscitando possibili sanzioni dalla comunità internazionale. Sono anche la prova che non c’è più un esercito nazionale al servizio del popolo ucraino, ma una banda di mercenari asserviti agli oligarchi sostenuti dall’occidente.
Tale metamorfosi dell’esercito ucraino che massacra i civili, è dovuta all’incapacità già dimostrata di combattere ad armi pari contro le forze dell’autodifesa di Donetsk e Lugansk. Ad esempio, la mattina del 10 maggio, giorno del referendum a Donetsk e Lugansk, una colonna di sei blindati della 95.ma Brigata paracadutisti che eseguiva la cosiddetta “operazione antiterrorismo”, cadde in un’imboscata organizzata dai federalisti a 40 km da Slavjansk (nel nord della regione di Donetsk). I paracadutisti della brigata ucraina furono preparati da istruttori statunitensi del centro “John F. Kennedy” del Special Operations Command di Fort Bragg, per partecipare alle operazioni con le truppe statunitensi in Afghanistan.
Ma il gruppo federalista, composto da 20 ufficiali della riserva che in passato comandarono le unità aviotrasportate ucraine, li neutralizzarono con lanciarazzi portatili MLI, colpendo testa e coda del convoglio. Una volta sbarcati dai loro blindati fuori uso sulla strada, i paracadutisti furono circondati e costretti ad arrendersi. Alla loro testa vi era un comandante di battaglione, un colonnello. In precedenza, un elicottero MI-17 con 13 sospetti mercenari occidentali a bordo, fu abbattuto a Kramatorsk (zona nel nord di Donetsk), senza lasciare sopravvissuti, e ciò dopo che era stato abbattuto un primo elicottero d’attacco ucraino Mi-24, incaricato di proteggerlo. Ciò ha il segno degli ufficiali di riserva, categoria di veri professionisti dell’esercito ucraino.
I generali ucraini che guidano la cosiddetta operazione “antiterrorismo” in Ucraina orientale hanno dimostrato vividamente di non aver alcuna idea dei principi fondamentali della lotta armata, cioè  coordinamento nel tempo e nello spazio tra diversi tipi di forze e armi comandate.
Il 21 maggio, un punto di appoggio fu costituito da tre plotoni di paracadutisti dell’esercito ucraino, con blindati e mitragliatrici pesanti ZU-23, presso Volnovaga, città a sud di Donetsk. Quando il punto di appoggio fu attaccato con armi automatiche dai federalisti, i paracadutisti subirono perdite pesanti. L’agenzia ucraina Unian, citata dall’agenzia Agerpres, dice che vi furono 16 morti e 30 feriti tra i militari ucraini dopo l’intervento di due elicotteri d’attacco ucraini Mi-24.
Gli equipaggi intervennero senza contatto radio con i loro commilitoni paracadutisti, e in assenza di qualsiasi agente presente nel dispositivo ad indicargli gli obiettivi. Così i piloti degli elicotteri spararono senza saperlo sui propri commilitoni, e il fuoco continuò dopo che il comandante della compagnia paracadutisti poté contattare il comando ucraino. Coloro che credono che l’esercito romeno sia guidato da generali migliori degli ucraini, sbagliano. Il 23 dicembre 1989, alle 10:30, l’elicottero IRA 330 n° 87 dell’UM01901 di Boteni, ebbe l’ordine di attaccare dei “terroristi” nei pressi del cimitero militare Ghencea, dove vi era la sede del Ministero delle Difesa Nazionale (DND).
L’equipaggio non ebbe informazioni sulla posizione del dispositivo e distribuzione della difesa del DND, o della radiofrequenza con cui contattare le truppe a terra, e nessun agente ad indicare il bersaglio. Inoltre, i comandanti del comando centrale della difesa del DND non furono informati della missione dell’elicottero, provocandone l’abbattimento con munizioni da 12,7 millimetri sparate dai soldati del dispositivo a difesa del DND.
Come è possibile una tale mancanza di professionalità e di sentimento nazionale nell’esercito ucraino? Il 22 ottobre 1991, quando l’Ucraina divenne indipendente dall’URSS, il materiale bellico dell’esercito sovietico in Ucraina fu ceduto all’esercito ucraino. Erano i più moderni mezzi bellici delle riserve strategiche dell’URSS organizzate in Ucraina.
Vi erano 4080 carri armati, 5050 veicoli blindati, 3095 veicoli leggeri, 4040 pezzi di artiglieria, 1090 aerei, 330 elicotteri e truppe con vasta esperienza. Tra la disintegrazione del Patto di Varsavia e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la NATO impose la firma del Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa di Parigi, ultimato nel novembre 1992 e massicciamente applicato nel 1995. Il trattato disarma gli ex-membri del Patto di Varsavia, per impedirgli di resistere all’annessione alla NATO e all’UE.
Dopo 10 anni, nel 2005, dopo l’insediamento della coppia Jushenko-Timoshenko a Kiev, con il pretesto della compatibilità con le forze della NATO, il Pentagono impose all’Ucraina un cosiddetto “piano di modernizzazione e di sviluppo” con cui, entro 7-8 anni, l’esercito ucraino si sbarazzava di gran parte del suo equipaggiamento militare rimastogli dopo la prima epurazione attuata applicando il Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa, e a seguito di tale nuova ristrutturazione, l’equipaggiamento dell’esercito ucraino si ridusse; dei 600 aerei ed elicotteri sopravvissuti, ne rimasero non più di 200, e dei 2800 carri armati, veicoli corazzati e leggeri sopravvissuti, ne rimasero 1600 ad esempio. Nel 2006, l’ultimo squadrone ucraino dotato di bombardieri supersonici Tu- 22M3 venne privato dei 43 velivoli rimasti dalla dissoluzione dell’ex-URSS. 
La decisione del Pentagono non ha alcuna spiegazione se non minare le difese dell’Ucraina per soddisfare i propri interessi, cioè servirsene come forza di occupazione in Iraq e in Afghanistan, come l’esercito rumeno. Considerando che, se ci riferiamo solo ai velivoli Tu-22M3, Su-25, Su-27 e MiG-29 (con più della metà delle risorse impoverite), ne bastava l’aggiornamento. Questo potrebbe essere facilmente eseguito dalla rinomata industria aeronautica ucraina di Kiev Antonov. Il suo nuovo velivolo da trasporto pesante An-70 (realizzato in collaborazione con la Russia) lo dimostra.
I comandi dell’An-70 sono elettronici, fly-by-wire, e i piloti utilizzano una cloche simile a quella montata sul pannello laterale della cabina degli F-16. La cabina è di tipo vetronico che utilizza schermi LCD a colori subordinati ai sistemi di controllo del volo. Il sistema di controllo di volo ha un’interfaccia uomo-macchina tipo FEP (protezione dell’inviluppo di volo) che calcola continuamente la sicurezza del volo e annulla gli ordini del pilota quando superano i limiti dell’evoluzione dell’angolo di attacco o i limiti strutturali del velivolo.
Durante il piano di riduzione degli armamenti, ancora nel 2005, il Pentagono pubblicò la lista di 3500 alti ufficiali della riserva ucraina. L’elenco conteneva il 95% di coloro che inquadrarono gli stati maggiori dell’esercito, dell’aeronautica e della marina dell’Ucraina. Inoltre, vi furono inseriti i comandanti dei distretti militari e delle grandi unità dell’esercito.
Il Pentagono continuò senza ostacoli a ripulire l’esercito ucraino, anche dopo l’avvento al potere di Janukovich, così che fino al 2014 più di 41mila ufficiali erano stati rimossi e messi in riserva, e al loro posto fu messo personale civile, in parte proveniente da organizzazioni estremiste come Svoboda e Fazione destra, da altri ambiti o anche teppisti. 
L’esercito ucraino si renderà conto ben presto cosa sia la protezione degli Stati Uniti nel genocidio del proprio popolo. Sperando che i suoi crimini restino impuniti, come successe nel 1989 all’esercito romeno. Per trascinare la Romania nella condizione di colonia statunitense, l’esercito romeno uccise 1100 persone dopo la cacciata dal potere di Ceausescu, attribuendo le vittime a terroristi immaginari.

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Valentin Vasilescu, pilota ed ex-vicecomandante della base militare dell’aeroporto di Otopeni, laureato in Scienze Militari presso l’Accademia di Studi Militari di Bucarest nel 1992.


Traduzione di Alessandro LattanzioSitoAurora

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