mercoledì 12 novembre 2014

MA QUALE INNALZAMENTO TEMPERATURE: SUPERATI I RECORDS DEL 2013!



1] Continua l’eccezionale estensione dei ghiacci marini dell’Antartide, superati persino i livelli record del 2013

 

 

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Continua senza sosta l’eccezionale estensione dei ghiacci marini che circondano l’Antartide, verso latitudini più settentrionali.
L’ultima elaborazione del grafico dell’NSIDC, mette in evidenza come i ghiacci marini antartici stiano subendo una eccezionale avanzata, proprio al culmine dell’inverno australe.
Attualmente, secondo i dati satellitari, l’estensione dei ghiacci marini del Polo Sud avrebbe addirittura superato i 18 milioni di chilometri quadrati, superando, ed anche in modo netto, i valori dell’inverno 2013, che fu un’annata davvero eccezionale, dopo il record di massima estensione archiviato nel 2012.
La massima concentrazione di ghiaccio, lì dove il limite della banchisa raggiunge latitudini piuttosto elevate, si sta registrando fra il mare di Weddell e il mare di Davis, dove ormai da anni troviamo una distesa di ghiaccio piuttosto compatta, che riesce a resistere per bene persino nel cuore dell’estate australe.

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Una concentrazione di ghiaccio minore, erosa parzialmente dal passaggio di violente tempeste di vento, la troviamo ad ovest della penisola Antartica, fra il mare di Bellingshausen e il mare di Amundsen.
Su questo ampio tratto di costa antartica la prevalenza di venti piuttosto miti e umidi, da NO, con continue avvezioni d’aria calda verso il Plateau occidentale dell’Antartide, ha inibito una significativa progressione verso nord dei ghiacci marini. Ma a parte il mare di Bellingshausen e il mare di Amundsen, sul resto dei mari che circondano il continente antartico l’estensione dei ghiacci marini ha ormai raggiunto valori davvero eccezionali.
Non ci troviamo di fronte ad una nuova glaciazione, ma sta di fatto che se l’Artico continua leggermente a soffrire, l’Antartide gode di una ottima forma.

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Pertanto la navigazione marittima sui mari australi sta divenendo sempre più insidiosa, a causa della maggior presenza di Iceberg e blocchi di ghiaccio che tendono ad andare alla deriva, sotto la spinta delle grandi tempeste (“venti Catabatici” molto violenti) che periodicamente spazzano le coste che circondano il Polo Sud e i mari antistanti.
Pur trattandosi di ghiaccio molto giovane e piuttosto sottile, molto vulnerabile al moto ondoso e al rialzo termico, esso è riuscito a coprire l’intero bacino ad est della penisola Antartica, cosi come buona parte dei bacini, a ridosso dell’Antartide orientale. Bisogna però tenere presente che in questo caso, il pattern atmosferico dominante sull’emisfero australe ha avuto un ruolo di primo piano nel spingere il ghiaccio dalle coste antartiche verso latitudini più settentrionali.
In questi mesi lungo le coste antartiche abbiamo assistito alla persistenza di un pattern atmosferico, caratterizzato da un robusto nucleo anticiclonico, di natura termica (caratterizzato da aria molto gelida e pesante presente sopra il Plateau centrale), che per varie settimane è rimasto quasi stazionario fra la parte occidentale della regione del mare di Weddell, la Penisola Antartica e il Mare Bellingshausen.

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La presenza di questo importante anticiclone termico, con massimi barici al suolo piuttosto elevati, ha favorito l’attivazione di una persistente, intensa e gelida ventilazione dai quadranti meridionali, in genere da S-SO e SO, che ha sferzato con grande costanza le aree costiere ad est della penisola Antartica ed il mare di Weddell (fino a largo).
Ma la cosa più inusuale riguarda la particolarità di questa ventilazione meridionale. I forti venti da S-SO e SO non solo hanno contribuito a spingere il ghiaccio verso le medie-basse latitudini dell’emisfero australe, ma hanno pilotato con sé masse d’aria piuttosto gelide, in scivolamento dal Plateau antartico, che si sono dirette verso le latitudini più temperate. Quest’aria molto gelida d’origine antartica, scorrendo sopra il mare di Weddell, ha anche impedito la fusione superficiale del ghiaccio marino, mantenendolo le acque di questo sotto il punto di congelato.
Rispetto al ghiaccio marino dell’Artico, il ghiaccio marino antartico generalmente mostra una maggiore variabilità stagionale, derivata da una lunga moltitudine di fattori. 
Esso ha più spazio per crescere in inverno, dato che l’Antartide e un grande continente interamente circondato dai mari, e si scioglie più completamente in estate, proprio per le caratteristiche appena enunciate.
Il ghiaccio marino dell’Antartide è soggetto ad una più ampia gamma di influenze e variabili provenienti dall’atmosfera, dagli oceani che lo circondano e dalle stesse correnti oceaniche, che a secondo dei pattern atmosferici dominanti possono subire pesanti mutamenti.

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Da un punto di vista dinamico il fenomeno può essere spiegato anche dal fatto che una parte dell’aria gelidissima del Plateau Antartico, molto densa e pesante, tende a scivolare sulle coste dell’Antartide, incanalandosi con forza nell’area del pendio, favorendo l’attivazione di queste impetuose correnti d’aria in discesa dai ghiacciai del Polo Sud.
In questo caso anche l’orografia gioca un ruolo determinante nel far “canalizzare” o deviare le furiosi correnti gelide che fuoriescono dal continente più gelido del pianeta. Spesso lungo le coste i venti “Catabatici”, in discesa dal Plateau ghiacciato, possono raggiungere valori di 100-150 km/h, con raffiche fino a 180-200 km/h.
Ma in determinate situazioni, specie durante l’autunno o l’inverno australe, quando sui mari sub-antartici si sviluppano quelle profondissime “depressioni-uragano” (minimo al suolo anche al di sotto dei 940-935 hpa) e si vengono a determinare incredibili “gradienti barici orizzontali” con il Plateau, dominato dall’anticiclone permanente sopra i 1040 hpa, si riescono a sollevare degli uragani di vento di potenza straordinaria, capaci di ridurre la visibilità orizzontale a pochi metri per l’immenso “scaccianeve” sollevato sui ghiacciai.

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Tali venti molto forti, che spirano dal Plateau interno verso le coste, molto spesso, possono facilitare una notevole estensione dei blocchi di ghiaccio sui mari che circondano l’Antartide, rappresentando cosi uno dei tanti elementi (andamento delle temperature medie, correnti oceaniche, intensità degli scambi di calore tra le aree oceaniche e il Plateau interno) che hanno contribuito al raggiungimento del nuovo massimo di estensione della “banchisa” antartica.



2] http://www.attivitasolare.com/il-riscaldamento-globale-una-bufala-troppo-costosa-di-antonino-zichichi

IL RISCALDAMENTO GLOBALE?

UNA BUFALA (TROPPO) COSTOSA

 

ANTONINO ZICHICHI

 


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Il riscaldamento globale? Una bufala (troppo) costosa


Per gli scienziati l’aumento delle temperature è sovrastimato e basato su calcoli dubbi.
E le politiche contro il global warming comportano grandi spese per benefici minimi

Matteo Sacchi –Il Giornale- Mer, 22/08/2012

Erice – Quando un fenomeno è complesso, niente di più facile che interpretarlo male.
Ecco, tirando le somme (a rischio di semplificare) quanto è emerso in questi giorni rispetto al riscaldamento globale agli International «seminars on planetary emergencies» voluti dal professor Antonino Zichichi e organizzati, sotto il patronato del Presidente della Repubblica, alla fondazione Ettore Majorana di Erice.
Il global warming, infatti, è stato esaminato da un nutrito gruppo di scienziati sotto un profilo affatto particolare, quello dei costi.

Riscaldamento globale
Sì, perché se non è detto che il riscaldamento del pianeta sia per forza un disastro per l’umanità (noi bipedi implumi siamo passati durante la nostra storia attraverso moltissimi mutamenti climatici), però sembra potersi trasformare facilmente in un disastro economico.
Ecco che quindi a Erice la palla è stata passata agli economisti, per la precisione: Christopher Essex, matematica applicata all’Università dell’Ontario, Ross Mckitrick economista canadese, Michael Jefferson della London Business School e Bruce Stram esperto a stelle e strisce di Elementi del mercato.
A fargli compagnia nella conferenza due politici britannici, lord Nigel Lawson, ex Cancelliere dello Scacchiere (leggesi Segretario al tesoro) di Sua Maestà e il Visconte Monckton of Brenchley, a lungo uno dei principali consulenti di Margaret Thatcher (che da anni combatte sul fronte del clima).
Ed è stato proprio Christopher Walter Monckton a mettere con precisione il dito nella piaga. Da quando si è aperto il dibattito sull’effetto serra gli scienziati si dividono tra chi suggerisce di adattarsi al cambiamento del clima e chi sposando i modelli matematici che ipotizzavano situazioni molto estreme ha suggerito interventi consistenti per mitigare l’aumento delle temperature.
Hanno vinto i secondi.
Ecco i risultati, esposti da Monckton, a quasi quindici anni dal protocollo di Kyoto. Beh, innanzitutto il cambiamento climatico sin qui è stato molto più lento del previsto. Agli inizi degli anni Novanta si pensava che le temperature sarebbero salite, a livello globale, di un valore compreso tra gli 0,2 gradi e gli 0,5 gradi ogni dieci anni. Invece l’aumento è stato solo di 0,14 gradi.
E non è detto che le scelte umane c’entrino. Ma soprattutto il costo per ridurre le emissioni, anche di poco, è altissimo.
L’esempio portato da Monckton è quello della CO2 Tax imposta in Australia. Per abbattere le emissioni globali di CO2 dello 0,0006 entro il 2020 gli australiani spenderanno 130 miliardi di dollari. Se tutti nel mondo praticassero la scelta australiana il costo salirebbe a 541 miliardi di dollari. 
Insomma, il rapporto costi benefici secondo Monckton è folle, per usare parole sue: «Se questa fosse una polizza assicurativa nessuno vorrebbe sottoscriverla adattarsi al mutamento climatico ha costi molto più bassi».
Ovvio che il dibattito a quel punto si sia spostato sui numeri.

E qui il contributo più interessante è stato probabilmente quello del «padrone di casa», il professor Antonino Zichichi:
«Per capire gli spostamenti di un elettrone servono delle equazioni non lineari Possibile che sul clima, che è complessissimo, circolino così tanti modelli predittivi approssimativi, basati su una matematica elementare, e li si consideri attendibili?».
E ancora, parlando con Il Giornale: «Il motore meteorologico è in gran parte regolato dalla CO2 prodotta dalla natura, quella CO2 che nutre le piante ed evita che la terra sia un luogo gelido e inospitale, quella prodotta dagli esseri umani è una minima parte Eppure molti scienziati dicono che è quella minima parte a produrre gravi fenomeni perturbativi.
Ma ogni volta che chiedo loro di esporre dei modelli matematici adeguati che sostengano la teoria (e comunque oltre ai modelli servirebbero degli esperimenti) non sono in grado di farlo.
Serve un gruppo di matematici che controlli i modelli esistenti e dia dei responsi di attendibilità, spostano miliardi di dollari Magari deviandoli da emergenze vere». 
Tra l’altro molto spesso i teorici dell’ecologia che criticano l’eccessiva produzione di CO2 sono gli stessi che si oppongono a testa bassa al nucleare.

Risultato? Spiegato abbastanza bene nell’incontro di ieri mattina che ha coinvolto molti esperti dell’atomo, tra cui Hans-Holger Rogner dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e lady Barbara Thomas Judge dell’Autorità per l’energia atomica della Gran Bretagna.
L’Occidente ha arrestato il suo sviluppo nucleare. Però nel mondo sono in costruzione più di sessanta centrali nucleari. 
Molte in Paesi del Terzo mondo, in cui i controlli e i pareri dell’Agenzia internazionale sono nulli.
Insomma, chi paga il dazio ecologico lo paga caro e forse a vanvera, chi non lo paga super-produce ma rischia di far danno a tutti, e non con la CO2.

https://www.facebook.com/notes/stop-alle-scie-chimiche/il-riscaldamento-globale-una-bufala-troppo-costosa-di-antonino-zichichi/10151378668919972

Enzo
Attività Solare


3] http://www.attivitasolare.com/siberia-seconda-grande-copertura-nevosa-47-anni-questa-parte


SIBERIA: LA 2^ PIU’ GRANDE COPERTURA NEVOSA DA 47 ANNI A QUESTA PARTE!

 


Sono circa 14,1 milioni i chilometri quadrati di neve che hanno ricoperto la Siberia nel mese di ottobre, risultando la seconda copertura più nevosa di sempre da quando si registrano i dati, risalenti al 1967, secondo di Rutgers University Global Snow Lab.
Rutgers University Climate Lab  Global Snow Lab - Windows Internet Explorer pr_2014-11-10_16-28-20


Il record per quanto riguarda l’estensione nevosa della zona rimane al lontano 1976.

Inoltre, la velocità con cui la regione è stata ricoperta dalla neve è la più veloce almeno dal 1998.

La zona del North America è risultata con un’estensione di 8.74 milioni di chilometri quadrati.

Mentre l’intera superficie nevosa, nel mese di ottobre dell’emisfero boreale è risultata con una copertura nevosa di 22.88 milioni di chilometri quadrati.

Con questa copertura da record dice Judah Cohen, direttore di previsione stagionale atmosferica e di Ricerca Ambientale a Lexington, Massachusetts, è molto probabile che l’aria gelida scenda dall’Artico per raggiungere le regioni più temperate del Nord America, Europa e Asia.

Inverno che si appresta ormai a scaldare i motori! ;)

Enzo
Attività Solare

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1] http://decamentelibera.blogspot.it/2014/03/mini-era-glaciale-gia-iniziata.html

2] http://decamentelibera.blogspot.it/2014/04/ma-quale-riscaldamento-globale.html

3] http://decamentelibera.blogspot.it/2014/06/i-nostri-meteorologi-del-cepu-lo.html

4] http://decamentelibera.blogspot.it/2014/06/miserabili-bugie-onu-cabalisti-come.html

2 commenti:

  1. sono disorientato galciazione o surriscladamento ' penso sinceramente che nessuno lo sappia

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  2. Sostanzialmente abbiamo una abbassamento delle temperature con fenomeni locali di innalzamento .... L'artico è in leggera crescita sui massimi del breve periodo ....

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