giovedì 25 dicembre 2014

MASSONERIA E SETTE SEGRETE - Capitolo II - LA GNOSI 2


MASSONERIA E SETTE SEGRETE
 
EPIPHANIUS


La faccia occulta della storia
PARTE PRIMA


MYSTERIUM INIQUITATIS
4] CAPITOLO II



LA    G N O S I     2^ parte


La gnosi – dice Albert Pike – è l’essenza e il midollo della Massoneria.


La gnosi, controchiesa del mondo antico
 

Esponente di spicco della gnosi lievitata in ambiente giudeo-cristiano, del quale narrano gli Atti degli Apostoli, fu verosimilmente, come si è detto poc’anzi, Simon Mago di Samaria, considerato dai padri i della Chiesa il primo eretico e il primo gnostico. S. Ireneo lo indica come artefice di una teologia iniziatica, di una scuola sotterranea che si perpetuò per oltre tre secoli grazie all’elaborazione di un sistema intellettuale dove la magia s’integrava con una forma di contemplazione mistica, che – ovviamente – nulla aveva da spartire con quella ispirata da Dio.
Già Pietro, infatti, non esitò a denunciare pubblicamente quel personaggio:
Non c’è parte, né sorte alcuna per te in queste cose, perché il tuo cuore non è retto dinanzi a Dio (Atti, 8, 21).
Nella dottrina simoniana sono già presenti alcune nozioni essenziali gnostiche: il Principio universale, l’emanazione quale via di apparizione degli esseri, il Demiurgo organizzatore della materia eterna, l’uomo che cerca di disfarsi della propria natura viziata, la contemplazione mistica quale sorgente di scienza.
Morto Simone, fra i suoi seguaci più attivi in Samaria s’impose Menandro, che insistette presso i suoi discepoli soprattutto sul ruolo della magia.
Secondo Sant’Ireneo furono quindi due suoi discepoli, Saturnino e Basilide, a diffondere la gnosi fino ad Antiochia e ad Alessandria. Saturnino sosteneva l’opposizione fra il Dio degli ebrei Jahvé e il Cristo, il cui merito era, a suo dire, quello di avere apportato all’umanità la scintilla divina negata da Jahvé. Basilide fu invece artefice di una costruzione intellettuale complicatissima, articolata su tre mondi sovrapposti, ove solo quello intermedio contava 365 cicli, a loro volta popolati da eoni, come si chiamavano le emanazioni del Dio supremo, del Dio-Tutto.
 
Padre del docetismo, elemento dottrinale fra i più costanti della gnosi, secondo cui Gesù Cristo non si sarebbe veramente incarnato, Basilide sostenne una redenzione sui generis, dove un “Sapiente”, chiamato “Vangelo”, discendeva dall’Essere iniziale di cielo in cielo fino al mondo
sublunare dell’umanità, portando ad essa la conoscenza della sua divinità.
Questa gnosi “egiziana” o alessandrina generò in Carpocrate un pollone singolarmente robusto. Fu Carpocrate ad introdurre nella gnosi la metempsicosi (passaggio da un corpo ad un altro) di Pitagora.
Per Carpocrate, Gesù, figlio carnale di Maria e Giuseppe, ricordandosi della sua vita anteriore, si sarebbe posto a capo dell’umanità per lottare contro il Dio cattivo degli ebrei che aveva voluto un uomo sottomesso ed ignorante; ribellarsi a questo Dio era, dunque, doveroso col violarne la legge, ed i carpocraziani si distinsero in ciò, per la violenza delle loro orge.
Con Valentino giungiamo all'apogeo, alla maturità della gnosi storica. Egiziano, discepolo della scuola alessandrina, era uomo di grande cultura e conoscenza del mondo antico.
Egli riprese la concezione dei suoi predecessori di un sistema con tre mondi, quello divino, da lui chiamato "PLEROMA" (pienezza), sede del Principio ingenerato, che si moltiplica per emanazioni successive; un mondo intermedio popolato di eoni ed un mondo umano.
La costruzione valentiniana è affollatissima di coppie eoni-emanazioni, con ben due CRISTI operanti nel mondo intermedio ed in quello umano.
Anche i demiurghi sono in numero di TRE. Una dottrina invero fantastica, tratta, soprattutto dall'occultismo di antichi papiri egiziani attribuiti ad Ermete Trismegisto, al tempo autore in gran voga presso quei circoli che oggi definiremmo intellettuali.
Giova sottolineare che tutti i maestri gnostici - e Valentino non faceva eccezione - attribuivano grande importanza alla cosiddetta "conoscenza intuitiva diretta" della divinità, metodo d'ispirazione che ricerca il contatto con entità "superiori" attraverso la magia e l'astrologia, per ottenere personali rivelazioni "sovrumane".
Per un Cristiano, abituato dal Divin Maestro a giudicare l'albero dai frutti, non v'è dubbio alcuno che negli ambienti gnostici si praticasse invece il culto dei DEMONI.
Con i viaggi di Valentino la gnosi sbarcò a Roma, dove Marcione, uomo anch'egli di vasta cultura, riuscì a conferirle una notevole struttura organizzativa con chiese e diocesi che gli sopravvissero fino al V secolo dopo la nascita presunta del Cristo.
La dottrina, pure mantenendo i capisaldi della gnosi classica, ossiail PANTEISMO, il Dio buono, il Demiurgo cattivo, il docetismo, l'iniziazione attraverso la "conoscenza intuitiva" e la magia, veniva arricchita dal totale rifiuto del Vecchio Testamento, mentre tra i Vangeli, opportunamente censurato, era mantenuto solamente S. Luca. Il tutto mescolato ad una buona dose di disprezzo e fanatismo.


VANGELI APOCRIFI
I cinquantatré scritti emersi nel dicembre 1945 dalle sabbie egiziane di Nag Hammadi, nei pressi di Luxor, una vera biblioteca in lingua copta, costituiscono il maggior corpus oggi disponibile di opere gnostiche giunte fino a noi in originale. La loro accurata disamina si poté ritenere conclusa solo verso gli anni '70.
Custoditi per millecinquecento anni entro giare, ci pervennero nella forma letteraria di epistole, di apocalissi e di Vangeli apocrifi ('nascosti'), ottenendo subito come primo risultato di fugare ogni possibile dubbio sulla veridicità delle uniche fonti fino a quel momento disponibili sulla gnosi, ovvero le notizie trasmesse dai Padri eresiologi, Sant'Ireneo di Lione, Sant'Ippolito romano, Sant'Epifanio di Salamina (sotto il cui patrocinio la presente opera si pone), San Clemente Alessandrino, Giustino, Origene e Tertulliano, solo per limitarsi ai maggiori.
Va osservato che habitus normale per gli gnostici fu il mimetizzarsi al meglio fra i cristiani per attirarne a sé il massimo numero. Quando però si trattò di far coincidere i Vangeli con le proprie dottrine, lo stravolgimento degli stessi diventava inevitabile; lo scoglio venne aggirato redigendo semplicemente ex novo degli pseudo libri cristiani, presentati poi ai fedeli come autentici.
II gioco aveva buone probabilità di riuscita: il cristianesimo in piena espansione circondava, soprattutto presso i semplici, di prestigio e venerazione i trattati che si presentavano come apostolici e cristiani. Nacque così un Vangelo di Tommaso, uno di Filippo, un altro di Matteo, corredati di false epistole ed "apocalissi".
La lotta che la Chiesa dovette sostenere fu durissima, e la vittoria dei padri e dei Dottori fu definitiva solo col Concilio di Calcedonia del 451.
La gnosi fu un pericolo mortale per la Chiesa, giacché non si contentava di diffondere eresie, ma intendeva sostituirsi interamente ad essa. Scriveva in proposito Jean Vaquié, erudito studioso del fenomeno gnostico:
Unificando il politeismo, la filosofia, il giudaismo e il Vangelo, essa vuole sottrarre alla Chiesa la sua cattolicità, vale a dire la sua universalità. Essa ambisce soppiantarla e dominarla.
Essa le oppone un'universalità più ampia. La Chiesa è così ridotta a non essere che un caso particolare della gnosi universale"
.

Esattamente al progetto ecumenico del Vaticano II

La scuola neo-platonica. I MANICHEI

La scuola neoplatonica di Alessandria è riassunta in quattro nomi: Plotino, Porfirio, il suo discepolo Ciamblico, e Proclo, un gruppo inseparabile di eruditi di raffinata cultura.
Plotino modifica il platonismo innalzando l’Unità Totale, in cui ogni distinzione scompare e si confonde, ad un livello superiore al “bene Sovrano" di Platone. Egli aggiunge che questo hipertheos (divinissimo) può essere percepito dall'uomo attraverso la contemplazione mistica e il distacco da sé nell'estasi.
Ciamblico si richiama al panteismo emanatista plotiniano, mentre Proclo pone l'accento soprattutto sul sincretismo filosofico che si nutre dello spirito di tutte le religioni. L'afflato gnostico è evidente.
Al tempo della scuola alessandrina compare sulla scena un altro personaggio funesto: Manes (o Mani), la cui opera, nota come manicheismo, avrebbe innervato una gnosi sotterranea che, dopo la definitiva sconfitta del V secolo, sarebbe riapparsa a fondamento delle dottrine catare medioevali. Manes era di scuola gnostica e insegnava, secondo i canoni più classici, che l'universo era opera di due principi, uno buono ed eterno, e un secondo cattivo, il Demiurgo, altrettanto eterno e indipendente.
Ma la verità del cristianesimo s’impose - poiché è proprio della verità il trionfare sulla menzogna - con le grandi costruzioni della Patristica, i grandi dogmi, l'evidenza, la logica, la bellezza della Legge perfetta, posta a portata di chiunque, la liturgia cattolica, le grandi basiliche costantiniane; sicché la gnosi, col suo bagaglio di assurdità, errori irrazionali e fanatismo, venne semplicemente dimenticata, e per secoli - sconfitta - visse nell'ombra.

Il grande rientro della gnosi nel Tardo Medioevo - La Cabala
Di questo e altri argomenti didattici si tratterà nel prossimo articolo.
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LA PISTIS SOPHIA (GNOSTICISMO)

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