venerdì 1 aprile 2016

B'NAI B'RITH ovvero ‘I Figli dell’Alleanza’


LA MASSONERIA EBRAICA: IL B’NAI B’RITH

da IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO
di Dagoberto Huseyn Bellucci
(Capitolo 10)


Esiste una speciale Fratellanza Massonica riservata esclusivamente a elementi ebraica: l’Ordine del B’nai B’rith talvolta trascritto anche come “Beni Berith” che in ebraico significa “Figli dell’Alleanza“. Ovviamente per Alleanza si intende quella contratta con il Dio Unico dal capostipite Abramo e sempre rinnovata dalla sua discendenza da Isacco a Giacobbe fino al patto stipulato da Mosè sul Monte Sinai. Secondo l’ideologia sionista i benefici di questa alleanza sono una esclusiva ebraica. Gli uomini delle altre razze – come abbiamo potuto vedere nei capitoli precedenti – sono escluse dal patto. Alla massoneria ebraica del B’nai B’rith difatti sono interdetti gli accessi a tutti i non ebrei, mentre sono aperte le porte anche a quei Figli dell’Alleanza convertiti al cristianesimo o all’Islam per mere esigenze speculative.
L’ordine del B’nai B’rith è un’organizzazione ermetica, chiusa, assolutamente inaccessibile ai comuni mortali, rappresenta una Super Massoneria con diritto di veto e influenza sulle altre Massonerie. Il fatto stesso che, come scrive Emmanuel Ratier nel suo importante “Misteri e Segreti del B’nai B’rith” – “alla bibliothèque nationale non si trova alcunchè riguardo al B’nai B’rith salvo un modesto opuscolo in lingua ebraica, uno in tedesco datato 1932, un altro in inglese ed un quarto di un antisemitismo estremista“.
Confermerebbe il grado di segretezza e di massima riservatezza che questa organizzazione riesce a imporre sulla stampa, sui media e più vastamente al di fuori delle sue potenti logge. Non citeremo ovviamente altri passi dell’ottimo e fondamentale lavoro del Ratier, basti al lettore sapere che la situazione in Italia circa opere o libri su questa organizzazione appare praticamente identica a quella descritta oltrealpe dall’autore. In generale esisterebbe una cappa di silenzio e omertà, un’alone di ossequioso rispetto, che i massmedia riserverebbero a questa strana Massoneria.
Fondata negli Stati Uniti, esattamente il 13 ottobre 1843 presso il Caffè Sinsheimer nella Essentrat del quartiere di Wall Street a Nuova York, durante una riunione da alcuni giudei aschenaziti immigrati dalla Germania, il B’nai B’rith difatti assunse quale nome primordiale quello germanico di “Bundes-Bruder“. L’ordine B’nai B’rith è una delle più antiche organizzazioni sorte negli Stati Uniti così come evidenzia il Ratier. Tutti i fondatori appartenevano all’ondata migratoria di ebrei askhenazy provenienti dalla Germania e dall’Est Europa, in particolare era diffusa fra questi gruppi la lingua yiddish un miscuglio incomprensibile di tedesco, polacco, ceco e ebraico.

L’organizzazione era in stretto rapporto, almeno all’inizio, con la Loggia Massonica dell’Aurora Crescente di Francoforte, sorta nel 1908 sotto il patrocinio del Grand’Oriente di Francia. Dunque a valutare l’origine del B’nai B’rith questo assumerebbe i tratti di una delle molte ordinanze massoniche, filiazioni di altre e comunque derivate sempre da una Gran Loggia Madre. In realtà il ruolo che svolgerà il B’nai B’rith sarebbe stato immediatamente distino rispetto alle massoneie dell’epoca. Fra i membri della “loggia sorella” di Francoforte annotiamo la presenza dell’influente Leon Baruch, membro del Gran Sinedrio Ebraico Mondiale. Sebbene all’interno delle Logge Massoniche Germaniche gli ebrei non fossero ammessi dobbiamo registrare come presso quella dell’Aurora Crescente l’influenza di falsi conversi fu notevole e determinante alla successiva trasformazione dei regolamenti interni delle massonerie tedesche.
Nel mentre in Germania aumentava la pressione degli ebrei per entrare nelle logge oltre oceano, a Nuova York, nasceva quella che sarebbe diventata la più influente di tutte le Massonerie. Il B’nai B’rith divise il mondo in 11 distretti ognuno dei quali doveva contare di almeno una Gran Loggia dell’Ordine. Senza dubbi 7 di questi distretti restarono negli Stati Uniti – designata dal Gran Sinedrio qualche anno più tardi come novella “Terra Promessa” dove impiantare l’establishment di potere giudaico-massonico. Le capitali degli altri 4 distretti erano Berlino, Vienna, Bucarest e Costantinopoli ossia nel cuore delle nazioni rappresentative della cristianità protestante, cattolica e ortodossa oltre che nella capitale dell’Impero Ottomano dove – fra i fondatori dell’ordine – ritroviamo numerosi i criptogiudei della setta sabbatea dei “Dummeh“. 
La sede statunitense della Sinagoga del בני ברית - Bené Berith - B’nai B’rith - I Figli dell’Alleanza
In Germania la Gran Loggia B’nai B’rith si organizzò in modo efficace solamente a partire dal 1885, utilizzando fino a quel momento i fratelli dell’Aurora Crescente. Questi ultimi erano riusciti a far schiudere le porte della Massoneria Nazionale di Germania nel 1874 evento che portò numerosi massoni tedeschi di chiara ideologia razzista e antisemita a abbandonare l’istituzione madre e a fondare nuove Massonerie Nazionalistiche (sarebbero nate da queste – Germanen Orden, Loggia del Vril, Thule Geselschafft ecc – le organizzazioni politiche d’estrema destra e di stampo antisemita che successivamente alla 1^ Guerra Mondiale avrebbero dato vita all’ NSDAP , il Partito Nazional-Socialista dei Lavoratori Tedeschi di Adolf Hitler). L’unificazione di queste logge nazionaliste avvenne nel 1912 (costituzione del Germanen Orden) e da questa derivò probabilmente la Società Thule del barone Von Sebottendorf, alto iniziato in precedenza alla massoneria operativa turca e in contattò con ordini esoterici islamici di scuola sufi. La Loggia Thule rischiò di scomparire durante l’insurrezione socialista del 1918-19 quando alcuni fra i suoi più influenti membri (fra questi il principe Thurn Von Taxis) vennero trucidati per ordine dei commissari del popolo ebrei Tobias Axelrod, Eugenio Levine e Max Lieven. Nonostante questi momenti difficili, descritti minuziosamente dal barone Von Sebottendorf nel suo “Prima che Hitler venisse“.
La Società si riorganizzò attraverso la preziosa collaborazione di personalità di assoluto valore fra i quali spiccavano lo studioso di Geopolitica Karl Hausopher, Gottfrid Feder, Dietich Eckert, Alfred Rosemberg, Rudolf Hess e uno sconosciuto caporale di origini austriache che ben presto il mondo avrebbe imparato a conoscere molto bene: Adolf Hitler. Per quanto riguarda le altre centrali del B’nai B’rih in Europa possiamo dire che tutte si organizzarono in maniera minuziosa per muovere all’assalto del potere politico e economico. In Romania, a Bucarest, la loggia israelita venne diretta da Benjamin Peixotto, un sefardita di origine spagnola. Nominato Gran Segretario a soli 29 anni nel 1863, sette anni più tardi venne nominato dal presidente statunitense Grant console degli Stati Uniti in Romania, paese nel quale lavorò sotterraneamente per il raggiungimento dell’uguaglianza di diritti degli ebrei. Nel 1872 creò assieme a Adolphe Stern la “Confraternita di Sion” altro organismo sionista che riuscì – anche attraverso i buoni uffici di Lord Disraeli – ad ottenere l’indipendenza della Romania durante il famoso Congresso di Berlino sei anni più tardi. Nel 1888 la Confraternità di Sion venne trasformata in Gran Loggia di Sion nr° 9 e la Romania divenne – un’anno più tardi – sede del Distretto nr° 9 del B’nai B’rith. L’influenza della massoneria ebraica in terra di Romania risultò impressionante nei decenni successivi. Appena nata contava almeno 544 mebri suddivisi in 11 comunità.

Nell’anno 1927 il 9° Distretto raggiungeva il numero di 1700 fratelli ripartiti in 15 logge delle quali 11 nella Romania storica e 4 nei territori di Transilvania annessi alla fine della 1^ Guerra Mondiale. In Turchia prenderà la direzione del Grand’Oriente di Turchia il sefardita Edipo Servet che installò la sede a Costantinopoli, poi Istambul nel quartiere di Pera. Nell’area balcanica prese le redini del Grand’Oriente di Yugoslavia l’askhenazita Jorge Wiefurt. Nell’anno 1938 l’Ordine contava circa 800 logge e 75.000 affiliati in tutto il mondo. Sarebbero diventati quasi mezzo milione alla fine del secolo. Il ruolo svolto dall’ordine nei processi dissolutivi delle società cristiane appare evidente e indiscutibile. Per fare un solo esempio la rivoluzione bolscevica del 1917 venne “profetizzata” da uno dei più influenti membri dell’ordine, il famoso banchiere ebreo Jacob Schiff, più volte tesoriere promotore di iniziative volte al finanziamento dell’ala bolscevica di Lenin, da lui lucidamente ‘annunciata con quindici anni d’anticipo’ come spiega Ratier nel suo volume.
Da parte dell’Ordine del resto non si sarebbe manifestata alcuna preoccupazione né segni di ostilità verso i regimi comunisti che si sarebbero installati nell’intera Europa Orientale. L’unico problema, casomai, era quello di ottenere garanzie sufficienti dai vertici della nomenklatura sovietica (retta da ebrei askhenazity) circa il rischio dell’assimilazione delle comunità ebraiche al laicismo, all’ateismo o più vastamente alla società Goym russa. I dirigenti sovietici, come vedremo, mantennero sempre queste promesse: le comunità ebraiche saranno infatti le sole che potranno mantenere le proprie istituzioni, sviluppare il proprio culto e – se possibile – inquadrare fanaticamente i propri fedeli forgiando entusiasti sionisti da individui fino ad allora restii al combattimento. Sarà proprio l’Est Europa a fornire i principali dirigenti del neo costituito stato d’Israele. L’ordine mise ovviamente in campo il suo stato maggiore in occasione dell’intervento americano nella 1^ Guerra Mondiale. Nacque una Lega per il benessere dei soldati e dei marinai finanziata dal B’nai B’rith di cui venne nominato presidente l’ebreo Adolf Kraus, successivamente membro della commissione statunitense inviata ai trattati di pace a Versailles.

Alla fine del primo conflitto mondiale l’ordine sviluppò nuove attività, nel 1923 creò la Hillel Foundation con Boris Bogen, la B’nai Brith Youth Organization detta anche A.Z.A, il Vocation AL Service Bureau e molte altre. Nel 1938 venne eletto presidente dell’ordine Henry Monsky il primo alto dirigente di origini russe dopo molti tedeschi. Sionista dichiarato e presidente della Conferenza Nazionale per la Prevenzione della delinquenza minorile, Monsky avrebbe svolto un ruolo discreto ma importante nella creazione delle Nazioni Unite. Grazie alla presidenza Monsky l’ordine superò rapidamente i 100.000 iscritti assicurando lealtà e sostegno alla presidenza del massone mezzo ebreo Roosevelt. Unica organizzazione non militare a ricevere una citazione d’onore dalla Marina Militare degli Stati Uniti alla fine del conflitto per gli sforzi eccezionali sostenuti a favore dell’intervento bellico.

Una delle autorità di massimo rilievo che il B’nai B’rith collocò a lato del presidente Roosevelt fu Henry Morghentau, già ambasciatore in Turchia durante il periodo 1913-1916, divenne presidente della Commissione per i rifugiati della Società delle Nazioni nel 1923 e poi presidente della Croce Rossa statunitense. Il ruolo svolto da Morghentau risulterà decisivo al fine di convincere un titubante Roosevelt a finanziare la Guerra Ebraica contro la Germania e il Giappone. Una guerra dichiarata palesemente dall’intera nazione ebraica attraverso le colonne dei principali organi d’informazione sionisti. Già il 24 Marzo 1933 il Daily Express annunciava: “Judea declares War on Germany. Jews of all the World unite. Boycott of German Goods. Mass Demonstrations” subito seguito da altri organi di stampa diretta dal Kahal Supremo.

Il 3 Aprile 1933 (ben sei anni e cinque mesi prima dello scoppio delle ostilità) il Daily Herald indica la Germania come “il paese dei macellatori di ebrei“. L’organizzazione di questa dichiarata guerra commerciale avviene attraverso la Federazione Economica Ebraica diretta dall’avv. Samuel Untermeyer. Se ciò non bastasse dobbiamo rilevare come in maniera ancor più perentoria il Sionismo Mondiale avrebbe ribadito l’assoluta e incondizionata volontà di sostegno ala Guerra contro la Germania Nazional-Socialista. Chaim Weizmann – l’unico che avrebbe potuto parlare a nome di tutto l’ebraismo – rassicurò in una lettera pubblicata sul Times del 5 settembre 1939 il Governo di Londra dell’assoluto e sincero sostegno che gli ebrei di tutti i continenti avrebbero combattuto al fianco delle democrazie contro il fascismo. In tutti i paesi democratici numerosi fuoriusciti antifascisti si metteranno al servizio dello sforzo propagandistico degli Alleati.

Saranno soprattutto gli ebrei a sostenere le trasmissioni radiofoniche che da Londra e New York inonderanno di menzogne Germania e Italia. Le trasmissioni radiofoniche da Londra in lingua italiana sono un feudo ebraico: Aldo Cassuto è dietro la voce del famoso colonnello Stevens, Giulio Finzi ed Umberto Limentani sono capiturno dell’emittente; Massimo Coen legge in italiano i notiziari della BBC, ma altri ancora sono i collaboratori ebrei: Giulio Perugia, Mario Forti, Elio Nissim, Paolo Treves, figlio dell’ex segretario socialista Claudio. Negli USA l’ebraismo si agita per influenzare in senso antifascista gli ambienti italo-americani. Mentre Bruno Foà dirige, coadiuvato da Alfredo Segre, Roberto Bolaffi e Sergio Jesi, il Bureau of Latin American Research, altri elementi ebraici, tra i quali si distinguono Bruno Zevi, Aldo Garosci, Enzo Tagliacozzo, danno vita alla “Mazzini Society“, della quale saranno rispettivamente presidente e segretario Max Ascoli e Paolo Milano. Con i correligionari della Mazzini Society entrano in contatto Ernst Cuneo e Dino Gentili.
Il B’nai B’rith che da sempre ha ottimi rapporti con le comunità italiane (tanto che da anni si svolge sotto la sua egida l’annuale giornata della solidarietà ebraico-italiana) in particolare con la Grande Loggia newyorchese dei Figli d’America e d’Italia sostenne attivamente anche l’antifascismo dei fuoriusciti italiani in Francia e di quelli rimasti in Italia. Alla morte di Monsky nel 1947 l’Ordine del B’nai B’rith aveva raggiunto la cifra di 185000 membri che sarebbero progressivamente aumentati soprattutto tra il 1950 e il 1970. L’America rimane il feudo principale dell’Ordine sebbene moltissimi fratelli “Beni Berith” si sarebbero installati in Israele.

Tutti i presidenti eletti negli Stati Uniti dal dopoguerra fino ai giorni nostri hanno dovuto scendere a patti con l’Ordine, sottoponendosi alle forche caudine di questa Massoneria de facto autentica domina della scena politica statunitense. I candidati (siano essi democratici o repubblicani) devono inevitabilmente convincere quest’assise speciale del Sionismo Mondialista per aspirare all’elezione a presidente della repubblica. Ne sanno qualcosa Richard Nixon e Dwight Eisenhower negli anni cinquanta; John Kennedy e Lyndon Johnson nei sessanta e Jimmy Carter nei settanta, Ronald Reagan e Bush senior negli ottanta, Bill Clinton e Bush junior attualmente. L’Establishment sionista controlla l’America, l’intera struttura di potere è solidamente nelle mani di questi alti iniziati, i quali (e fra loro il B’nai B’rith) formano l’autentico vertice della piramide del potere occulto ebraico-massonico.
Come ha ricordato qualcuno, è necessario ricordare che, a capo della campagna elettorale di Bill Clinton nell’anno 1992 era situato Stuart Eizenstadt, alto rappresentante ebreo e massone dell’Ordine. L’Aipac lobby che riunisce circa 140 associazioni dell’ebraismo americano, è stato l’ente che ha patrocinato e finanziato le fazioni democratiche e repubblicane nelle ultime campagne elettorali. Nel numero del febbraio 1993 della rivista France-Pays Arabes comparve un’articolo, estratto dal Washington Times, che metteva in relazione l’allora presidente dell’Aipac, David Steiner, e un influente industriale ebraico, Henry Katz, alle possibilità di vittoria elettorali di Clinton.

Nell’articolo citato veniva riferito che Clinton avrebbe goduto di ampi favori proprio a causa della sua posizione dichiaratamente pro-sionista rispetto a Bush senior. Non dobbiamo qui dimenticare come durante quelle elezioni Bush e i repubblicani erano impegnati nelle faticose trattative per avviare un processo di pace nel Medio Oriente che stava mettendo a rischio Israele e la sua politica oltranzista. Non dobbiamo inoltre dimenticare come lo stesso scandalo Lewinsky, che coinvolse direttamente il presidente Clinton, avvenne in un momento di stallo delle trattative mediorientali e, soprattutto, a fronte delle difficoltà israeliane dell’ex premier del Likud Nethanyau di arrivare ad una pace con l’Olp e Yasser Arafat.

Infine per concludere con le interferenze del B’nai B’rith nella politica statunitense ricordiamo la recente elezione della moglie di Clinton, Hillary, costretta a ossequiose dichiarazioni pro-israeliane e a rinunciare e rifiutare dei fondi elettorali provenienti dalle comunità arabe americane. Allo stesso modo l’Ordine ha esteso le sue influenti logge anche verso l’Europa dell’Est dove le sole comunità religiose tollerate dallo stato ateo e materialista dei Soviet erano proprio quelle ebraiche.

Torneremo ampiamente nel capitolo dedicato a Ebraismo e Comunismo alle numerose convergenze fra sovietici e sionisti, tra esponenti della nomenklatura bolscevica e membri della massoneria B’nai B’rith. Non và qui dimenticata anche l’enorme influenza che il B’nai B’rith esercita direttamente sui rappresentanti delle Nazioni Unite, di qualsiasi paese e nazionalità essi siano. Pensiamo per fare un solo esempio a Boutros Ghali, per anni presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite, “cristiano copto” di nazionalità egiziana sposato ad una israelita e appartenete alla massoneria anglo-americana. 
Concludiamo questo capitolo dedicato al B’nai B’rith ricordando comunque che questa Massoneria esclusivista ebraicaper quanto potente e influente possa essere – non rappresenta la cupola del Sistema Mondialista (sebbene certamente non ne sia estranea) essendo questa rappresentata dal Gran Sinedrio Ebraico Mondiale il quale – entità occulta e nota a pochi altissimi iniziati – da secoli, come abbiamo potuto annotare in precedenza, è stato spostato dal Sionismo Mondiale per mere esigenze tattiche e strategiche di sicurezza e segretezza. Vedremo prossimamente di cosa si tratta.

Note al capitolo 10°:
Emmanuel Ratier – “Misteri e Segreti del B’nai B’rith“, edizioni Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 1995
Sulla setta ebraica dei Dummeh turchi crediamo utile rimandare all’ottimo libro dell’ebreo Arthur Mandel “Il Messia Militante ovvero la Fuga dal Ghetto“, edizioni Archè, Milano 1984. In questo testo difficile da reperire viene ripercorsa la storia di Jacob Frank e del suo Movimento (il Frankismo), il ruolo chiave assunto dalla figlia Eva e l’attività sovversiva che alcuni membri frankisti svolgeranno durante le fasi più acute della Rivoluzione Francese.
Sul ruolo e l’attività della Thule Geselschafft si consulti quest’ottimo volume del barone Rudolf Von Sebottendorf tradotto in italia con il titolo “Prima che Hitler venisse” a cura della casa editrice Arktos, Torino 1987 unicamente all’altro volume del Sebottendorf “La pratica operativa dell’antica massoneria turca” edizioni Il Delfino, Torino 1980.
Emmanuel Ratier – op. citata 
Piero Sella – “Prima di Israele” edizioni L’Uomo Libero, Milano1990
– Sebbene il B’nai B’rith attualmente cerchi, invano, di evitare qualsiasi riferimento alla Massoneria, il Ratier nel suo volume esamina testi di autori e iviste massoniche che – in passato – hanno apertamento parlato di B’nai B’rith come di una Super-Massoneria Giudaica: sono citati Daniel Ligou e il suo “Dictionnaire de la franc-massonerie” (1932), l’Almanach maconnerie de l’Europe, Jean-Pierre Bayard, la rivista Globe che non esita a definire il B’nai B’rith chiaramente “ramo ebraico della Massoneria”, Daniel Beresniak e la sua “Guide de la vie juive en France’ e la potente ‘Tribune Juive” che conferma come il B’nai B’rith rappresenti “l’obbedienza massonica riservata ai soli ebrei”.
Citato dal PHI Auslandsdienst, Berlino 21/06/1993 e riportato nel volume della Fraternità Sacerdotale S.Pio X° – “New Age: il Piano Anticristico per la Dissoluzione del Cristianesimo”, Atti del 1° Convegno di Studi Cattolici tenutosi a Rimini il 29, 30, 31 ottobre 1993.

VERGOGNE D’ITALIA
Ecco come il governo italiano aiuta gli Italiani
che non riescono ad arrivare alla fine del mese…

deca




Sionismo, il vero alleato di Hitler

di Alberto García Watson



Le dichiarazioni incendiarie del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, scagionano Hitler dal genocidio.


Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu forse ignora che sotto la legislazione europea relativa il revisionismo storico in materia di olocauto ebraico, le sue dichiarazioni incendiarie, scagionando Hitler dal genocidio, potrebbero costituire un delitto allineandosi chiaramente con quelle dei revisionisti più radicali che, come lui, pretendono che Hitler voleva soltanto espellere gli ebrei dall'Europa centrale.


Le sue assurde dichiarazioni che accusano il Mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini di essere il reale responsabile intellettuale dell'olocausto ebraico, che incitò (secondo B.N.) Adolf Hitler all'adozione della "soluzione finale" contro gli ebrei, sono assolutamente false e totalmente prive di rigore storico.

Nell'incontro avuto tra il chierico palestinese e Hitler il 28 novembre del 1941 a Berlino, è chiaro l'interesse del Führer, nel suo compromesso per combattere il giudaismo mondiale, mentre il Mufti al-Husseini esprimeva solo preoccupazione per gli interessi arabi in generale e quelli dei palestinesi in particolare.

In nessun momento al-Husseini (come si denota dalla trascrizione officiale dell'incontro in questione), fa allusione al "bruciare gli ebrei" come ha faziosamente suggerito il primo ministro israeliano.



La versione sballata del revisionista Netanyahu è già stata smentita da storici e politici israeliani come palestinesi, alcuni dei quali sono arrivati a dire che tali incongruenze non solo vogliono banalizzare l'olocausto, ma avrebbero come obiettivo quello di scaldare ancor più l'ambiente di scontro tra la parte più radicale della società ebraica, e la nascente sollevazione popolare palestinese.



Ciononostante, se ci avvaliamo di un assoluto rigore storico, scopriremo che le relazioni tra il terzo Reich ed il sionismo nella Germania hitleriana, lontano dal preteso clima di persecuzione, erano intime.



Dalla salita al potere di Hitler nel 1933, il nazionalsocialismo appoggiò il sionismo in maniera significativa nel suo progetto di immigrazione ebraica in Palestina.
Sulla base della confluenza ideologica ultranazionalista, e di un'evidente intesa sulla prospettiva etnico/identitaria, il nazismo ed il sionismo rafforzarono le loro posizioni affini.
Il sionismo sperimentò un'importante progressione durate il nazismo. Pubblicazioni come il "Jüdische Rundschau" (periodico della Federazione Sionista Tedesca) incrementarono le vendite, e la celebrazione nel 1936 a Berlino della Convenzione Sionista, dà un'idea della vita politica dei sionisti tedeschi ai tempi del terzo Reich.

Le SS erano particolarmente entusiaste dell'appoggio dato al sionismo.

Nel 1934 una pubblicazione interna alle SS raccomandava ai suoi membri un appoggio incondizionato e attivo al sionismo, tanto da parte del governo, che dal partito nazista, visto come la miglior soluzione per incitare all'immigrazione in Palestina gli ebrei tedeschi.



Leopold von Mildenstein, un importante ufficiale SS, e Kurt Tuchler, rappresentante della Federazione Sionista Tedesca, realizzarono insieme un viaggio di sei mesi in Palestina per verificare lo sviluppo e l'espansione degli insediamenti in territorio palestinese.
Al suo ritorno von Mildenstein pubblicò, alla fine del 1934, una serie di dodici articoli per l'importante quotidiano berlinese "Der Angriff" , dove esprimeva il suo apprezzamento per gli straordinari traguardi raggiunti dai coloni sionisti in Palestina.
Il quotidiano berlinese emesse una medaglia commemorativa della visita che esibiva su una faccia la croce uncinata e sull'altra la stella di Davide, come dimostrazione degli stretti legami tra sionismo e nazismo.
I servizi di sicurezza di Himmler (capo di SS e Gestapo) collaborarono con la Haganah (squadroni terroristi paramilitari ebraici in Palestina) nel dirigere l'emigrazione ebraica in Palestina, così come nella consegna di armamenti tedeschi ai coloni ebrei da usare negli scontri con la popolazione araba palestinese.



nel gennaio del 1941 un'altra banda criminale ebraica, il Lehi, o Stern Gang (scissione di un altro gruppo paramilitare sionista, "Irgun Zvai Leumi"), comandata da Avraham Stern, lanciò la proposta formale di un'alleanza politico-militare con la Germania nazista per mezzo di Otto Werner von Hentig, consule tedesco a Beirut.



Quello che risulta certamente paradossale è che questi gruppi terroristici ebraici parteciparono attivamente alla guerra dal lato dei nazisti, quando erano già note le deportazioni di massa di ebrei dall'Europa centrale, e che lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti era già cominciato con massicci massacri in Lituania.
La spiegazione starebbe nel fatto che il movimento sionista è laico/riformista (il padre del sionismo, Theodor Herlz era ateo), mentre la maggioranza delle vittime dell'olocausto erano ebrei ortodossi sefarditi haredim, contrari al sionismo e alla creazione dello Stato di Israele, dunque in molti si rifiutarono di partecipare al progetto di emigrazione massiva nazi-sionista.
Oggi la comunità ebraica haredim è tra le più odiate in Israele.



Però quello che sì, si può addossare al Netanyahu storico, è il fatto di non conoscere nemmeno la storia del partito politico in cui milita, il Likud, di cui Albert Einstein, illustre giudeo, arrivò a dire in una lettera: "...un partito politico con enormi somiglianze in quanto a organizzazione, metodo, filosofia politica e radicamento sociale, al partito nazista ed a quello fascista".



Il Likud, una formazione fondata su consiglio di uno dei padri fondatori dell'entità sionista, Zeev Jabotinsky, non lascia indifferente nessuno. "Hitler Jabotinsky", come lo chiamava Ben Gurion, fu l'istigatore del sionismo revisionista dal quale naque il gruppo terrorista ebraico di estrema destra Irgun Zvai Leumi, tristemente celebre per i suoi innumerevoli massacri compiuti ai danni della popolazione palestinese negli anni '40.

Jabotinsky era un ammiratore della Germania nazista, ma soprattutto dell'Italia fascista, Mussolini arrivò a dire di lui nel 1935: "...per l'esito del sionismo, avete bisogno di uno Stato ebraico, con una bandiera ebraica e una lingua ebraica.
La persona che capisce davvero ciò è il vostro fascista, Jabotinsky".



Benzion Netanyahu, padre biologico e mentore politico di Benjamin Netanyahu, fu, negli anni '30, segretario personale di Zeev Jabotinsky. Benzion Netanyahu pronunciò nel 1998 un discorso commemorativo per il 50esimo anniversario della nascita di Israele, dove elogiò la figura di Abba Achimier, uno stretto collaboratore di Jatodinsky che abbracciò il nazionalsocialismo di Hitler "per salvare la germania dalla guerra civile e dalla dittatura sovietica", e non ebbe nessun problema nel descrivere questo personaggio come il suo modello politico da imitare.

La parola olocausto è un termine biblico che significa "sacrificio", perché dunque si utilizza il termine "sacrificio" per denominare un genocidio? La risposta, secondo alcuni, sta nel fatto che il movimento sionista internazionale avrebbe sacrificato gli ebrei europei nell'olocausto per compiere scrupolosamente la sua sinistra agenda geopolitica, creare senso di colpa e guadagnare sostegno dalla finazainternazionale, con l'obbiettivo di legittimare un "focolare nazionale ebraico" in terra araba, un progetto irrealizabile senza le radici vittimestiche dell'olocausto.

Netanyahu tutto ciò lo sa bene, per questo il suo recente tentativo di riscrivere una storia dove il suo "entourage" più vicino giocò una carta tanto vergognosa, mira ad aprire il vaso di pandora delle miserie sioniste.
Traduzione di Amedeo Sartorio



originale: http://hispantv.com/newsdetail/Sionismo/72725/sionismo-netanyahu-hitler-holocausto-palestina

deca
http://amedeosartorio.blogspot.it/2015/10/sionismo-il-vero-alleato-di-hitler-di.html



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