giovedì 9 giugno 2016

PURIM : ORIGINI D'UNA FESTIVITA' TRAGICA DEL POPOLO GIUDAICO

IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO

CAPITOLO 3°
PURIM : ORIGINI D'UNA FESTIVITA'
TRAGICA DEL POPOLO GIUDAICO



Abbiamo dunque potuto appurare come il Sionismo, nelle forme attuali che siamo soliti conoscere, abbia avuto sicuramente una storia assai più antica e diversa, fatta di momenti anche tragici e di alti e bassi.

Le sue origini sono antiche, anteriori all’era cristiana e precedenti la stessa fondazione di Roma.

Il popolo ebraico, come appurato dalle stesse sacre scritture, riuscì infine a costituire un regno indipendente nella zona posta a ovest del mar rosso.

La storia di questa occupazione da parte degli israeliti non appare mai del tutto chiara, vivendo alterne fasi di vittorie e sconfitte, di trattati di pace e di scambi commerciali con le stesse popolazioni che pure venivano ritenute idolatre e impure.

La conquista della Terra Promessa non viene descritta come una passeggiata, anzi apparirebbe che l’esercito di Sion abbia faticato non poco prima di arrivare a costituirsi in regno indipendente.

Le sacre scritture parlano di questa conquista come di una serie infinita di massacri, di atti di barbarie, di un’attitudine allo sterminio che i figli d’Israele praticarono indisturbati seguendo 29 quelle che sarebbero state le direttive del loro Dio: dalle disposizioni dell’Altissimo ‘non devono essere lasciati superstiti’ (Giosue’ 11), i governanti dei popoli infedeli saranno ‘trafitti, uccisi ed appesi ad un palo’ ( Giosue’ 10, 24-26 ) il tutto perché le Sue disposizioni sono estremamente chiare ‘Metti a fil di spada tutti i maschi, ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto quanto il suo bottino, portalo via, con te e goditi dei ben dei tuoi nemici che il Signore tuo ti avrà dato’ ( Deuteronomio 20 , 13-14 ).

E autentici olocausti vennero offerti per la Gloria di JAHVÈ sebbene sarebbero passati molti anni prima che il popolo ‘eletto’ riuscisse a costituirsi in un regno autonomo nella regione.

Le stesse fonti bibliche testimoniano che ‘I figli d’ Israele dimorarono dunque fra i cananei, gli etei, gli amorrei, i ferezei, gli evei e i gebusei’, arrivando perfino a prenderne le donne per mogli e dando le proprie ai loro vicini, spesso prestando perfino culto ai loro Dei praticando l’idolatria e associando al loro Dio JAHVÈ altri Dei così come testimoniato in ‘Giudei 3 , 5-6’.

Al servizio delle tribù costiere gli ebrei diverranno abili mercanti incominciando a veder aumentare la loro influenza economica nella zona.

Malgrado ciò gli israeliti saranno sempre in una posizione di sudditanza nei confronti dei loro vicini , la cui civiltà superiore viene riconosciuta anche da storici e autori ebrei.

I cananei - che a partire dal 1.000 a.C. i greci inizieranno a chiamare ‘fenici’ – hanno sviluppato una società che iniziò ad irradiarsi verso l’intera penisola palestinese, organizzando imponenti traffici in tutto il bacino del Mediterraneo, armandosi in previsione di conflitti e scontri sempre frequenti.

Gli israeliti al contrario non avevano neanche il diritto di imbracciare le armi, vivevano ai margini delle città cananee e di quelle moabite, ne sfruttavano i mercati ma sostanzialmente si limitavano a coabitare con i loro più potenti vicini senza interferire nei loro traffici e nella loro vita sociale.

La maggior parte della comunità ebraica vive nelle aree montuose, mentre negli insediamenti urbani gli ebrei subiscono il fascino della civiltà fenicia e non si sottrarranno all’assimilazione, beneficiando in questo modo delle superiori strutture societarie.

Intorno all’ anno 1.000, approfittando di una convergenza di crisi nei grandi imperi del momento, quello egiziano a ovest e quello assiro a est , gli ebrei riusciranno a costituire il loro regno.

Fu un regno di breve durata e di relativa influenza sui destini della regione. Morto re Salomone nell’anno 960 a.C. il suo regno si divise in due dando vita ai regni indipendenti di Giudea ( nel sud della Palestina ) e d’Israele propriamente detto. 30

Al primo, retto dal figlio di Salomone Roboam , prestarono fedeltà le tribù di Giuda e una parte dei Levi, al secondo – governato dal generale ribelle Jeroboam – si unirono la maggioranza delle tribù d’israeliti : i Rubèn, i Dan, i Neftali, i Gad, gli Aser, gli Isacar, gli Zabulon, gli Efraim, i Manasse, i Benjamin e una minoranza dei Levi.

Fu così che in un breve arco di tempo si formò una violenta lotta intestina che coinvolse 10 tribù contro una con la famiglia dei Levi che formava da ambedue le parti la casta sacerdotale.

A dar manforte al regno di Giudea, retto dalla famiglia di Giuda arrivò a dar manforte la tribù dei De Simeon, data per dispersa ma più probabilmente assorbita nelle altre 10 prima della divisione del regno di re Salomone.

La lotta intestina tra giudei e israeliti continuò fino al 721 a.C. quando il re assiro Salmanasar invase il regno d’Israele con un esercito grandioso decimando le 10 tribù ribelli e disperdendole per varie regioni del Vicino Oriente.

Gli israeliti sopravvissuti si fusero probabilmente con i loro vincitori assiri e di loro si persero le tracce come popolo e civiltà.

Risulta pertanto infondata l’attuale pretesa dei sionisti di rivendicare al loro stato chiamato appunto ‘Israele’ una qualche forma di paternità con l’antico regno disperso e sbaragliato dal giustiziere assiro.

Nell’anno 586 a.C. anche il sopravvissuto regno di Giuda subì una catastrofe simile a quella che aveva colpito il vicino Israele.

Le truppe del Re babilonese Nabucodonosor occuparono Gerusalemme, distrussero qualsiasi vestigia giudaica, rasero al suolo il Tempio di re Salomone ( centrale per le funzioni del culto al Dio Unico Javhe’ ) e deportarono l’intera popolazione a Babilonia.

Praticamente di regni ebraici indipendenti nella regione palestinese non si sarebbe più sentito parlare fino alla costituzione dello stato sionista del 1948 .

I giudei temendo di scomparire come popolo, così come era accorso ai loro ‘fratelli’ israeliti più di un secolo prima, corsero ai ripari: incominciarono allora a rivedere i loro usi e costumi, limitando qualsivoglia tentativo di assimilazione e di integrazione alla società babilonese.

Proprio la cattività babilonese ci permette di situare con una certa dose di sicurezza attorno al 500 a.C. l’epoca nella quale avvenne la metamorfosi identitaria del popolo d’Israele e la genesi dell’ideologia sionista. 31

Sarà in questo periodo storico che avverrà la ‘conversione’ del popolo di Giudea ad un monoteismo isolazionista ed esclusivista, ad una nuova coscienza della propria ‘missione’ metastorica e metafisica, considerazione peraltro condivisibile anche se ‘di segno opposto’.

Gli ebrei schiavi di Babilonia rimasero fedeli alla religione dei padri apportando sostanzialmente solo alcuni elementi derivati da superstizioni magiche locali riadattate alla fede mosaica e poi raccolte nella kabala e successivamente, come vedremo , nel talmudismo.

Questa autentica rivoluzione, che modificò radicalmente l’atteggiamento degli ebrei nei confronti delle altre popolazioni, è da attribuire ai membri della casa di Davide, aiutati e sostenuti attivamente dalla casta sacerdotale dei Levi.

Attraverso il ritrovamento di numerose tavole cuneiformi abbiamo appurato l’esistenza, a quel tempo, di numerose comunità ebraiche, la più importante delle quali risiedeva nei pressi di Nipur.

Attivi nel commercio e negli affari, gli ebrei iniziarono così a praticare il prestito ad interesse, l’usura, il quale diverrà lo strumento portante della loro penetrazione economica mondiale.

Il prof. Giacinto Auriti nel suo breve saggio: ‘Sovranità Politica e Sovranità Monetaria’ pone invece l’ascesa della potenza economica e finanziaria del popolo d’Israele durante la quarantena nel deserto del Sinai dopo la fuga dall’Egitto.

‘E’ tempo che l’ opinione pubblica si renda conto che chi crea il valore della moneta non è chi la stampa , ma chi l’accetta come mezzo di pagamento, cioè la collettività dei cittadini.

Chi si appropria, invece, di questo valore non sono i popoli, ma la casta sionista, bancaria, massonica

internazionale.

Non si può comprendere come sia stata possibile la realizzazione storica di questa strategia monetaria, se non si considera la fondamentale esperienza del popolo ebraico dopo la fuga dall’Egitto. Questo popolo si fermò e visse quarant’anni nel deserto del Sinai, in un periodo storico in cui l’economia era prevalentemente agricola.

Per sopravvivere non aveva altra alternativa che spendere il tesoro, rubato agli egiziani, consumando definitivamente la ricchezza acquistata, ovvero trovare un espediente per appropriarsi senza costo dei beni prodotti dagli altri popoli. E’ storicamente provato che il popolo ebraico, invece di comprare merci mediante l’oro e l’argento, introdusse nel mercato, come mezzi di pagamento, i titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad acquistare questi simboli monetari documentali ( terafim , mamrè ) in luogo delle monete metalliche, innanzitutto perché utilizzando i titoli rappresentativi evitavano il rischio di essere rapinati dai predoni e poi perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale 32 emessa dal componente il popolo israelita era garantito solidalmente da tutta la collettività ebraica.’ (1)

Affinando notevolmente questa loro peculiarità al prestito con interesse, le comunità ebraiche della cattività babilonese poterono rinforzare sia la loro coesione interna sia le loro finanze piuttosto precarie date le condizioni di schiavitù.

Nell’ anno 539 a.C. l’armata persiana di Ciro il Grande vinse e sottomise definitivamente i caldei. Tra le prime disposizioni del nuovo sovrano vi fu quella relativa all’autorizzazione per le comunità ebraiche a ritornare in Palestina ed a ricostruire il Tempio di Salomone andato distrutto quasi mezzo secolo prima.

Molti di coloro che appartenevano al vecchio regno di Giudea accettarono il ritorno in Palestina, guidati dal principe Zorobabel e dal Gran Sacerdote Ezra, capo della potente casta sacerdotale.

La maggioranza, però, del popolo ebraico, soprattutto le giovani generazioni, preferirono restare in Caldea dalla quale si estesero verso Elam , Persia e Media.

La comunità di Nipur attraverso l’incondizionato sostegno alla politica del nuovo sovrano persiano ottenne una certa influenza presso la sua corte incominciando a penetrare nei gangli politico-amministrativi dell’Impero.

Un impero, quello persiano, che si estendeva praticamente dalla valle dell’Indo al mar mediterraneo, coprendo la superficie degli attuali stati centro-asiatici del Pakistan, dell’Afghanistan e dell’Iran oltreché di Iraq e Siria.

Pur se dispersi nelle diverse provincie dell’impero, gli ebrei restarono affettivamente legati alla loro Gerusalemme ed alla terra palestinese che comunque ritenevano la loro ‘terra promessa’.

Periodicamente così avvenivano processioni di comunità e gruppi di ebrei che di lì a poco avrebbero costituito un rituale tradizionale di pellegrinaggio alla terra promessa dall’Altissimoai padri ed ai profeti d’Israele.

In effetti la chiave teo-escatologica della centralità della Terra Promessa e di Gerusalemme quale sua città santa, era data dalla ricostruzione del Tempio, asse portante del culto ebraico, ‘axis mundi’ della visione escatologica mosaica e centro della redenzione di massa dell’intera nazione ebraica.

Gli ebrei sapevano benissimo che – secondo un’interpretazione delle loro scritture sacre accreditata da centinaia di Profeti e di Savi – un giorno, all’approssimarsi della Fine dei Tempi, sarebbe nato dalla casa reale di Davide il Messia atteso, che avrebbe sottomesso e passato a fil di 33 spada tutti gli altri popoli e le altre nazioni per restituire lo scettro del dominio planetario al popolo di Israele.

Questo Messia, implacabile verso i non ebrei, avrebbe onorato la promessa fatta dall’Altissimo di dare il dominio assoluto al suo popolo ‘eletto’, innalzando alla di Lui gloria un immenso sterminio degli ‘impuri ed infedeli’ Goym ( letteralmente tradotto anche come ‘Gentili’ o non ebrei ).

‘Gli Ebrei – scrive Julius Evola – non sarebbero mai venuti meno alla loro pretesa messianicaegemonistica, al loro istinto di dominio universale statuito da queste tre massime bibliche:

Tutte le ricchezze del mondo debbono appartenerti’. – ‘Tutti i popoli debbono esserti servi’ – ‘Tu devi divorare tutti i popoli che il tuo Signore ti consegnerà’.

Solo che questo tenace istinto si traveste, assume forma serpentina, diviene attività occulta, sotterranea. Precluse le vie della affermazione diretta, esclusa la possibilità di vittoria attraverso la lotta leale di razza, gli Ebrei avrebbero creato, per la realizzazione del loro ideale, un fronte interno unitario di insidia e di tradimento in seno ad ogni nazione.’ (2)

Nel frattempo , anche per non abbassare la tensione ideale e il grado di auto-coscienza razziale e nazionale , la casta sacerdotale si impegnò a garantire al popolo d’Israele una sistemazione il più decorosa possibile, autorizzando l’usura e l’astuzia negli affari e nel commercio, il tradimento e l’opportunismo in politica e nei rapporti sociali con gli altri ‘non ebrei’.

Avvenne quindi che le comunità ebraiche, anziché ringraziare i persiani – antico popolo indoario sostanzialmente guerriero e nobile – per averli liberati dal giogo caldeo (da vera razza bastarda), iniziarono a tramare e preparare i loro piani di conquista dell’impero, introducendosi all’interno della corte reale.

אֶסְתֵּר
Approfittando del fatto che il re Assuero aveva ripudiato la moglie iraniana Vasti durante una serata di grandi festeggiamenti e solenni bevute, il ‘clan sionista’ ottenne che contraesse un nuovo matrimonio con l’avvenente Ester (אֶסְתֵּר) – forse la più affascinante e ammaliante ragazza ebrea dell’ Impero.

Il matrimonio sostanzialmente servì da trampolino di lancio alla scalata politica dello zio di lei, il ricco commerciante Mardocheo, l’obiettivo del quale era la carica di primo ministro di corte.

Questa strategia d'infiltrazione subdola nel cuore dell’ Impero trovò però un inatteso ostacolo nella fazione vicina al re capeggiata dall’arabo Hamàn, della tribù dei Beni Amalek, oppositore tenace di Mardocheo e del suo clan. 34

Lo scontro si fece molto più aspro quando la fazione araba – sostenuta da numerosi persiani soprattutto da certi ambienti vicini all’esercito – cercò di dare l’assalto all’autorità del neo-primo ministro dell’Impero Mardocheo.

Una reazione sproporzionata si abbatté sul povero Hamàn e i suoi sostenitori ( tutti accusati di congiura contro l’ Imperatore ).

Su consiglio della bella Ester l’Imperatore inviò una serie di disposizioni durissime a tutte le contee dell’ Impero, autorizzando i suoi Governatori ad una durissima repressione contro i simpatizzanti del partito anti-sionista di Hamàn.

Gli ordini dell’Imperatore erano chiari: tutti i congiurati dovevano essere passati a fil di spada, nessuna pietà era concessa, i nemici dello stato dovevano essere sbaragliati con l’aiuto delle locali comunità giudaiche.

Un simile ordine diede vigore e nuova vitalità agli sporchi ebrei, i quali, in collaborazione con l’esercito imperiale, incominciarono una spaventosa vendetta che non si limitò ai soli congiurati.

Nella sola città di Susa ( nel sud dell’ Iran ) vennero uccisi un migliaio di uomini con le loro

famiglie. L’intera prole di Hamàn venne decimata e la stessa sorte si abbatté su numerose famiglie di origine araba accusate anche ingiustamente di connessione con i congiurati.

In quarantotto ore in tutte le contrade dell’immenso impero persiano vennero passati alle armi non meno di 75mila uomini con le loro famiglie.

La strage iniziata il giorno 13 del mese ebraico di Adar e conclusasi alla mezzanotte del successivo venne da quel momento ‘santificata’ dal popolo d’Israele, che ne fece una festività tragica da ricordare a memoria perenne.

In tutte le città ove risiedevano comunità di ebrei quella notte fu festa e si danzò e cantò , alla gloria di Mardocheo e della ‘regina’ Ester.

E da quel momento il 13 di Adar si chiamò giorno del Purim’ che in ebraico significa ‘della sorte’ , ‘del destino’.

La religione ebraica conserva, a distanza di oltre 2.500 anni, intatta la memoria storica del Purim, e ne festeggia annualmente la commemorazione.

אֶסְתֵּר
Nello stato pirata d' Israele questa ricorrenza è assurta al grado d'un gioioso e scalmanato carnevale che si celebra nelle principali piazze di tutte le città .

In questa ricorrenza ai bambini si offrono dolci e leccornie, mentre gli adulti si ‘travestono’ da Mardocheo, Ester e Hamàn e schiamazzano nelle strade mimando l’antica storia quasi fosse una leggenda inventata di sana pianta per impaurire i più piccoli (uno dei primi rituali satanici cabalistici).

Una delle impressioni più negative della festa del Purim è data dalla assoluta slealtà e dal feroce cinismo con i quali operarono i protagonisti di parte ebraica della storia : Ester e Mardocheo 35 appaiono due opportunisti di prim’ ordine, esecutori di una strategia di lunga durata e di vasta portata, dettata probabilmente dalle centrali del Sionismo, sicuramente dal Gran Sinedrio allora situato a Gerusalemme.

Come del resto avverrà in molte altre occasioni, gli ebrei verranno indicati quali responsabili del crollo dell’Impero di Persia, soprattutto per la loro abilità d’infiltrazione nei gangli politici ed economici dello stato asiatico.

‘Le cause delle persecuzioni e delle restrizioni sono dappertutto le stesse – scrive il De Heekelinge – i privilegi, a motivo dei quali i giudei si trovano rapidamente in una situazione di vantaggio di fronte ai non giudei, le loro ostentate ricchezze, l’usura da loro praticata, la loro particolare concezione economica, l’orgoglio, gli usi bizzarri, l’odio per ogni forma d'autorità, la tendenza all’indisciplina e alla rivoluzione…’ (3°)

Ciò che deve stupire nel lettore di parte cristiana è l’assurda canonizzazione che la Chiesa Cattolica avrebbe fatto del Libro di Ester, inserendolo appunto tra le proprie sacre scritture.

Un racconto tanto ripugnante doveva sicuramente aver messo qualche dubbio fra i padri della Chiesa, sebbene essi avessero potuto credere anche che un avvenimento di questa portata fosse stato un ‘segnale divino’ sul quale non indagare ulteriormente.

E’ anche possibile che vi sia stata una errata interpretazione teologica : avendo parlato di un popolo ebraico in cattività, in stato di schiavitù in Babilonia, può essere che per i padri della Chiesa questa rivalsa israelita rientrasse in un più vasto piano Divino. (4°)

Come però non rendersi conto delle innumerevoli incongruenze di un simile racconto, della crudeltà dei protagonisti, del cinismo e opportunismo di Mardocheo, della impudicità e furbizia di Ester e del loro malvagio agire contro – di fatto – chi aveva loro dato potere e gloria.

Gli stessi nomi dei due protagonisti dovevano perlomeno incutere un qualche sospetto sulla veridicità’ di un racconto del genere : Mardocheo deriva infatti dal Dio pagano Marduk, tutore dell’ antica Babilonia, mentre Ester era una deformazione di Istar, la Dea della Fecondità e dell’Amore, i cui templi erano in realtà dei postriboli adibiti all’officio della prostituzione ‘sacra’.

La stessa Ester, in effetti, mantenne fede e si comportò in conformità con il proprio nome da autentica sgualdrina pronta a approfittare dell’occasione propizia per assecondare e ammaliare il sovrano dei persiani.

Del resto và anche detto che questa non era una esclusiva della bella Ester, ma appare proprio come una prerogativa della componente femminile del popolo d’Israele.

Un esempio del genere 36 lo ritroviamo in Judith, la quale, dopo averlo ingannato e sedotto con la propria bellezza, assassinò il Gen. Holofernes, tagliandoli la gola mentre questi dormiva dopo una notte d’amore.

Dell’episodio narrato dalla tradizione ebraica del ‘Purim’ non si hanno comunque altre notizie precise da fonti persiane.

Alcuni storici hanno cercato d'identificare chi realmente fosse l’imperatore persiano identificato nel ‘Libro di Ester’ come Assuero, arrivando alla conclusione che, probabilmente, si trattasse del figlio del grande Dario, Jieries , il cui nome in farsi Zendo Xayarsa avrebbe potuto dare origine al biblico Aschaverus o Assuero.

L’episodio del ripudio dell’iraniana Vasti e quindi del conseguente matrimonio con la giudea Ester dovrebbe situarsi attorno al 483 a.C.

La stessa Ester sembra che, tre anni più tardi, sia all’origine – assieme alla cricca ebraica insediatasi all’ interno della corte iraniana – della decisione dell’imperatore Jeries o Assuero di attaccare la Grecia, dando inizio alla seconda guerra medica che, rivelatasi un disastro strategico-militare significò l’inizio della fine della potenza persiana (strategia di supremazia della razza bastarda giudaica tramite la rovina dei regni sani e floridi).

Una delle caratteristiche preminenti della personalità del sovrano persiano si rivelò proprio in occasione del famoso episodio della tempesta di Helesponto che abbattendosi sul ponte di barche da lui concepito causò la distruzione dell’intera flotta persiana.

Alla notizia del disastro Jeries fece immediatamente gettare a mare oltre 400 schiavi assolutamente non responsabili di quanto accaduto.

Rientrato in Persia, il sovrano si trovò in difficoltà di fronte ad una serie di sommosse ed agitazioni popolari nate in diverse località del suo sterminato Impero.

Inviso ai notabili e all’alta aristocrazia persiana, insoddisfatta dell’umiliazione subita sul fronte greco, Jeries verrà rovesciato e assassinato da una congiura di palazzo nell’anno 465 a.C.

Note al Capitolo 3

1° - Giacinto Auriti – ‘Sovranità Politica e Sovranità Monetaria’ Orientamenti per una Riforma Bancaria e Monetaria – dal volume ‘L’Occulta Strategia della Guerra senza Confini’ – Edizioni a cura del Centro Studi Politici e Costituzionali’ – Roma

2° - Julius Evola –‘Tre Aspetti del Problema Ebraico’ – Edizioni di ‘Ar’ Padova 1978

3° - H. De Vries De Heekelingen – ‘Israele, il Passato l’Avvenire’ – Edizioni ‘Tumminelli’ – Roma 1937 37

4° - analizzeremo meglio nel capitolo dedicato ai rapporti tra Cristianesimo e Ebraismo la tendenza dei vertici ecclesiastici nei confronti per esempio della questione delle conversioni.

Gli ebrei conversi al cristianesimo diventano automaticamente cristiani, ma certamente si deve aprire alcune doverose parentesi circa la veridicità di detta conversione. Del resto ci troviamo anche di fronte ad una razza bastarda che, religiosamente, è impregnata dei precetti talmudici i quali, testualmente, recitano : ‘Che gli apostati non abbiano alcuna speranza e che l’impero dell’orgoglio sia prontamente sradicato ai nostri giorni, che i Nazzareni e i Minim periscano in un istante, che essi siano cancellati dal LIBRO DI Vita e non appaiano tra i giusti’ (citato da ‘M.J. LAGRANGE –‘Le Messianisme chez les Juifs’ volume del 1909 che riproduce il testo ebraico del Talmud).

Sicuramente comunque il Talmud recita. ‘Dalla nascita l’israelita deve cercare di svellere gli sterpi dalla vigna, cioè sradicare ed estirpare i cristiani dalla terra poiché non può essere data a Dio Benedetto maggior letizia che quella di adoprarci a sterminare gli empi ed i cristiani da questo mondo.’

(dalla copertina del volume di H.De Vries De Heekelingen – ‘Il Talmud e i non Ebrei’ – Edizioni ‘All’Insegna del Veltro’ , Parma 1991)

deca


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