martedì 14 giugno 2016

€URO OVVERO UNA CICUTA AL POSTO DELLA MANNA




Alcune riflessioni sul cambio dalla valuta sovrana lira
alla valuta privata apolide straniera €uro

Andiamo al 31.12.2001, allorquando in Italia la circolazione in banconote era pari a L. 126.157 miliardi e quella in monete a L. 2.300 miliardi, per un totale di L. 128.457 miliardi (pari a un controvalore in euro di 66,34 miliardi).
Le banconote erano previste nei tagli da 1.000, 2.000, 5.000, 10.000, 20.000, 50.000, 100.000, 500.000.
In tale periodo, in Italia la banconota da centomila era raramente utilizzata, nonostante che fosse stata autorizzata l'emissione della banconota da cinquecentomila con D.M. 6 maggio 1997 e che questa fosse stata emessa nel settembre dello stesso anno.
Il numero totale delle banconote in lire era pari a 3.074 milioni, pertanto il valore medio della circolazione – concentrato principalmente nei primi quattro tagli - era pari a L. 41.000. Le monete, invece, i cui coni erano di 1, 2, 5, 10, 20, 50, 100, 200, 500, 1000 di cui i primi quattro in disuso e l'ultimo commemorativo, erano state emesse in 15 miliardi di pezzi, pertanto il valore medio delle stesse era pari a 153 lire.
A titolo di notizia, in Germania esisteva la banconota da 1000 marchi, equivalente a poco più di 511 €uro.
In questo contesto viene introdotta la conversione delle lire in €uro prevedendo la circolazione (di fatto obbligando gli Italiani ad accettare banconote di taglio più grande di quello da loro utilizzato) di banconote nei tagli da 100, 200 e 500 €uro.
Infatti, al 31 dicembre del 2002, come si rileva dalla Tavola A, le banconote in €uro emesse a fronte del ritiro di 126.157 miliardi di cartamoneta in lire (controvalore 65,1 miliardi di €uro)  furono pari a 62,8 miliardi, cioè 2,3 miliardi di €uro in meno, compensati in parte da una maggiore emissione di monete, pari complessivamente a 2,2  miliardi di €uro, rispetto a poco più di un miliardo di monete ritirate.

Tavola A – Banconote in euro in circolazione (miliardi)1
Data
Euro
Data
Euro
Data
Euro
Data
Euro
31.12.02
62,84
31.12.06
105,52
31.12.10
138,32
31.12.14
164,53
31.12.03
73,81
31.12.07
112,21
31.12.11
146,01
31.12.15
174,32
31.12.04
84,19
31.12.08
126,16
31.12.12
149,95


31.12.05
94,93
31.12.09
132,84
31.12.13
157,54


In realtà le monete da due, uno e cinquanta centesimi di euro dovevano essere emesse in contropartita alle corrispondenti banconote in lire (tagli da 5000, 2000 e 1000).

Da quanto ho descritto, appare evidente che le banconote immesse nel mercato monetario italiano erano alquanto insufficienti.
Il risultato matematico della conversione si concluse quasi in pareggio, essendo nominalmente la quantità di lire ritirate corrispondente alla quantità di €uro immessa sul mercato. Di conseguenza non ci sarebbe stato alcun indebitamento suppletivo degli Italiani per disporre della moneta necessaria. 
Infatti, qualora la quantità fosse stata insufficiente, in base a come è costruito l'€uro, per disporne di una maggiore quantità occorre chiederlo in prestito.
L'insufficienza avrebbe potuto essere colmata con una moneta complementare, come fece il sistema bancario, in mancanza di monete, emettendo assegni circolari da cinquanta e cento lire.
Ma chi avrebbe potuto immaginare che un'organizzazione €uropea non avesse colto tutte le sfaccettature della problematica monetaria? Il cambio delle lire in €uro avrebbe dovuto essere effettuato con valori sostanzialente simili per non alterare negativamente le leggi del mercato: ai versanti biglietti da mille e da duemila avrebbero dovuto essere consegnate, rispettivamente, monete da 50 centesimi e un €uro più un piccolo conguaglio; alle cinquemila, monete da 2+1 uro; alle diecimila, banconote da 5 uro; alle cinquantamila, banconote da 20+10 uro; alle poche centomila, banconote da 50 uro; alle quasi inesistenti ventimila e cinquecentomila, rispettivamente, banconote da 10 uro e da 50+due da 100 od una da 200 uro2, sempre con il conguaglio.
Come si è potuto alterare il mercato mettendo in circolazione, come vedremo, ben 25,74 miliardi di banconote non utilizzabili?
Per effettuare un'analisi e una comparazione tra il circolante in lire e quello in uro, non mi è stato possibile reperire dati puntuali; pertanto mi sono avvalso delle statistiche riguardanti i prelievi netti della banconote in uro presso la Banca d'Italia nell'ultimo quinquennio3.
I dati che interessano li ho riportati nella Tavola B.

Tavola B
PRELIEVI NETTI DI BANCONOTE ULTIMO QUINQUENNIO (il segno – equivale a versamenti)    (miliardi di €uro)

Taglio
2011
2012
2013
2014
2015
totale
100
0,52
-3,34
-2,64
-3,40
-3,91
-12,77
200
-0,80
-1,62
-1,54
-1,70
-1,60
-7,26
500
-4,20
-10,06
-10,70
-9,58
-7,40
-41,94
totale
-4,48
-15,02
-14,88
-14,68
-12,91
-61,97

In pratica, i tagli delle banconote che in Italia non vengono usate sono sistematicamente riversate in Banca d'Italia.
Nel quinquennio 2011-2015 nell'Istituto di emissione sono stati complessivamente versati ben 61,97 miliardi di uro in tagli grossi, pari quasi all'ammontare totale della circolazione di banconote (62,84 miliardi) immessa nel sistema all'atto del change-over (cambio delle lire in uro).
Soltanto ora la BC ha deliberato di abolire il taglio peggiore (500), quando ormai gli effetti deleteri dello stesso taglio si stanno rivelando in netta flessione, perché non formano più oggetto di tesaurizzazione e si stanno riducendo le necessità di indebitamento per sopperire alle esigenze della circolazione monetaria.
Qualcuno dovrà pure spiegarci perché si è voluto imporre, in Italia, di ricevere banconote che ancora oggi si rivelano assolutamente inutili alle esigenze del mercato.
Appare evidente che l'immissione di tagli così elevati nel mercato monetario italiano abbia contribuito in maniera significativa al degrado economico del Paese, incidendo in particolar modo nel campo degli illeciti, sullo sviluppo dell'inflazione, come deterrente alla crescita economica.
La scarsità di contante generato dal change-over è confermata dallo studio del dott. Finocchiaro, già Vice Direttore generale della Banca d'Italia, allorquando afferma che i primi 4 tagli degli uro (5, 10, 20, 50) emessi erano l'87% del totale delle banconote messe in circolazione, ma rappresentavano solo il 61% del valore.
Quindi i tagli più grandi (100, 200, 500) erano stati emessi per il 39% dei 66 miliardi di uro da lui indicati, cioè 25,74 miliardi.
La rarefazione dei primi 4 tagli costrinse ad accettare i tagli di importo più grande, riducendo la quantità del circolante in Italia da 64.16 mld di uro a 40,26 miliardi di uro (emessi 68,2 - 25,74 mld di uro in tagli non richiesti e quindi non destinati alla circolazione: 100, 200 e 500 uro).
Di conseguenza, non essendo ipotizzabile un aumento vorticoso della velocità di circolazione della moneta, si verificarono i drammi dovuti agli "errori" di programmazione. 
Errori che furono, invece ricondotti alla mancanza di valori cartacei di taglio più piccolo; si negò anche che l'adozione dell'uro aveva portato al raddoppio dei prezzi, palesemente visibile nel valore degli immobili e nei prezzi di listino delle automobili, quest'ultimo facilitato dalle modalità di accesso agli incentivi statali per la rottamazione.

Peraltro, va considerato che le banconote in uro in circolazione sono indicate, nel bilancio della Banca d'Italia come passività, senza che a fronte di questa posta passiva ci sia un effettivo creditore; infatti il SEBC (BC e banche centrali) si è reso proprietario delle banconote che emette e, verosimilmente, con la conversione delle lire in uro, la Banca d'Italia incamerava il debito senza più corrispondere il diritto di signoraggio al Tesoro dello Stato e, in cambio, cedeva il controvalore in uro, al 92% di propria pertinenza e all'8% di proprietà della BC.
Il concambio, cioè, faceva venir meno non solo l'introito da parte dello Stato del diritto di signoraggio (a fronte delle banconote in lire in circolazione, la Banca d'Italia versava l'1% del loro valore a titolo di riconoscimento di parte del rendimento che l'emissione monetaria consente di realizzare), ma trasferiva immediatamente all'estero l'8% a favore della BC, atteso che non era stato modificato il valore nominale delle quote di partecipazione alla Banca d'Italia e che, quindi, la massima parte dei dividendi non distribuiti rifluiva nel bilancio dello Stato.
Peraltro, terminato il concambio ancor prima della fine dell'anno, per le necessità della circolazione gli Italiani (privati cittadini, imprese, società, Stato, Enti territoriali e altri Enti Pubblici) hanno dovuto cominciare ad indebitarsi nei confronti della BC e della Banca d'Italia, di organismi, cioè, che dalle emissioni monetarie realizzano immediatamente ricchezza dalla quale lucrano anche gli interessi. Sia la BC che la Banca d'Italia per gli utili che realizzano determinano il trasferimento di ricchezza reale dal Paese debitore ai Paesi che, per effetto dei possessi azionari, sono i percettori dei dividendi realizzati dal sistema SEBC. L'Italia, in relazione al processo di privatizzazione del sistema bancario e finanziario avvenuto, qualora un proprio residente ricorra al credito, si trova totalmente sommersa in questo processo di trasferimento all'estero della propria ricchezza.
Analizzando la Tavola A, ci si rende conto che la crescita della circolazione monetaria è raddoppiata in soli cinque anni, cioè l'Italia è stata costretta a indebitarsi verso l'estero solo per procedere all'adeguamento del proprio circolante alle esigenze del mercato interno. Se non si fossero introdotti tagli di banconote non spendibili questo indebitamento sarebbe venuto meno e, verosimilmente, non avrebbe spinto ulteriormente in negativo il valore dell'aggregato.
La minore progressione di crescita dell'indebitamento negli anni successivi è da collegare alla dismissione di banconote in euro di grosso taglio; cioè esse sono state presentate per avere in cambio tagli liberamente spendibili (il rientro delle banconote di grosso taglio nell'ultimo quinquennio ha impedito che la circolazione degli uro potesse quadruplicarsi).
Alla fine del primo anno del change-over, in applicazione della ripartizione (8% BC e 92% BI), la Banca d'Italia ha dovuto cedere alla BC 5,46 miliardi di uro; alla fine del 2015 la cessione ha raggiunto i 15,16 miliardi di uro. Questo è il costo economico per la Banca d'Italia.
Poi c'è l'effetto prestiti concessi dal sistema bancario con i relativi interessi; poi ci sono altri costi, ma come si misura il costo delle vite umane perdute?
Se invece di una moneta a debito adottassimo la moneta di proprietà dei cittadini non subiremmo questo dissanguamento.
Per mitigare gli effetti nefasti dell'avvenuta introduzione dell'euro le comunità locali potrebbero adottare in loco una moneta complementare articolata secondo le idee suggerite in un incontro a cui ho partecipato ad Attigliano (Terni).
_____________
Note:
1 Relazione annuale della Banca d'Italia, appendice
2 A fronte di cinquecentomila, in cambio poteva essere consegnata una banconota da 50 più due banconote da 100, oppure una banconota da 50 ed una da 200, in più, ovviamente, il piccolo conguaglio.
3 Non sono stato, altresì, capace di trovare i dati statistici per il periodo precedente.

video
La proposta di moneta a credito del cittadino, che promuoviamo come curativo della cicuta moneta debito privata apolide sionista che conosciamo: €uro

Editoriale di : Ha ricoperto per anni il ruolo di Direttore Principale di Succursale della Banca d'Italia;
Dr. Paolo Tanga
In collaborazione con    deca



Non lasciamo solo l’avvocato Gino Marra


L’avvocato Alfonso Luigi Marra ha indetto per il 23 Maggio una manifestazione dinnanzi alla Procura della Repubblica di Roma, a piazzale Clodio, per chiedere la confisca delle quote private di Banca d’Italia e restituirle al popolo italiano.
Se non siete informati circa l’iniziativa dell’avv. Marra, leggetevi questo articolo su nocensura.com prima di proseguire la lettura.

Banca d’Italia in mano ai banchieri privati

Come noto, il 95% delle quote della Banca d’Italia sono in mano a banchieri privati, come indicato chiaramente anche nella scheda Wikipedia di Banca d’Italia.
Questo fatto, che passa inosservato nonostante sia molto grave, è emerso solo recentemente, negli ultimi 10 anni, in quanto in passato i proprietari delle quote di Banca d’Italia erano mantenuti segreti,  coperti da ‘omissis’ anche sui documenti ufficiali. 
Se consideriamo che Banca d’Italia dovrebbe controllare l’operato delle banche, è evidente come il “controllato” sia anche il “controllore”… e su questo ci sarebbero molte cose da dire.
Ma la cosa più grave è che in questo modo i banchieri SIONISTI privati gestiscono l’emissione monetaria.

Banchieri privati proprietari della BCE

I banchieri privati che gestiscono il 95% delle quote di Banca d’Italia, possiedono anche il 12,3% delle quote della BC€ che appartengono alla BdI, come risulta anche sulla scheda wikipedia della Banca Centrale €uropea. 
Le altre quote della BC€, sono possedute dalle banche centrali degli altri paesi uropei, che a loro volta, esattamente come in Italia, sono in mano a banchieri privati SIONISTI ed apolidi.
Questo comporta che sono i banchieri privati a gestire l’emissione monetaria. Emettono moneta e la PRESTANO alle nazioni, che ottengono liquidità emettendo titoli di stato.
La BC emette denaro e lo presta, ad un tasso di interesse molto basso, alle banche private, che investono sui titoli di stato e ne ricavano sostanziosi interessi, strozzando le nazioni, sempre più indebitate.
SOLO A TITOLO DI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO, l’Italia paga ogni anno 90-100 miliardi di uro!
Debito pubblico che non è dovuto agli sprechi e alle ruberie della politica, come ci hanno sempre voluto far credere i media ed i politici, distogliendo l’attenzione dal sistema bancario, economico e monetario.
Sprechi e ruberie sono state finanziate con il progressivo innalzamento della pressione fiscale, non hanno niente a che vedere con il debito pubblico, originato dalla cessione della sovranità monetaria in favore dei banchieri privati sionisti ed apolidi.

In foto: quando Marra insieme a Sgarbi distribuì i 5 euro “veri ma falsi”---Roma 10 Febbraio 2013
L'Avv. Alfonso Luigi Marra presenta il programma politico del PAS (Partito di Azione per lo Sviluppo - Fermiamo le Banche e le Tasse)
distribuisce 200 banconote da 5 €uro 'vere' con sopra scritto: è falsa!
Questo perché solo i soldi, dice l'Avv. Marra, prodotti dallo Stato sono veri, mentre quelli prodotti da chiunque altro
e quindi anche quelli prodotti dalla BC€ e dalla Banca d'Italia (che sono private), sono giuridicamente falsi.
Il Poeta d'Azione Alessandro D'Agostini, il critico d'arte Vittorio Sgarbi, l'Avv. Alfonso Luigi Marra

Non lasciamo solo l’avvocato Marra

L’iniziativa dell’avv. Marra è molto importante, la questione del signoraggio bancario è molto seria, ma è fuori dall’agenda di tutti i politici, censurata da tutti i mass media.
Nessuno in Italia ha il coraggio di affrontare questo tema con la forza e la spregiudicatezza di Marra, che con questa operazione vuole mettere sotto pressione la magistratura, spronandola ad intervenire.

Un’iniziativa coraggiosa

Se all’iniziativa di Marra saranno presenti un buon numero di persone, la questione può quantomeno guadagnare visibilità. Purtroppo però, fino a questo momento solo poche personalità e blogger hanno espresso sostegno a questa importante causa.
Si sono schierati in favore di Marra l’avv. Marco Della Luna, che ha confermato la “fondatezza giuridica” delle tesi di Marra, il blog Nocensura.com, il blog http://decamentelibera.blogspot.it ed altri piccoli movimenti che si occupano di signoraggio bancario.

Dove sono tutti gli altri blog di contro-informazione?
Dove sono tutti quei piccoli politicanti “dissidenti” che dicono di contrapporsi al sistema, allo strapotere delle banche centrali (Grillo e Salvini in primis)?
Dove sono i vari aspiranti politici che parlano dell’€uro, ma non della questione monetaria e di signoraggio?
Perché sedicenti blog di contro-informazione non danno visibilità ad una iniziativa come quella di Marra? Se frequentate blog e pagine di questo tipo, fate presente loro la questione e chiedete di dargli visibilità.
Se non lo faranno, sappiate che evidentemente questi blog, non sono “dissidenti” come vorrebbero far credere…

deca




Il perché della Siria


Moneta Sovrana Nazionale Siriana

Moneta nazionale e Sovrana. Non conosce il signoraggio, tiene lontana gli usurai e sopratutto è emessa dalla Banca Centrale Siriana Statale. In più ti concede il mutuo sociale della tua dignità.
Gli altri paesi con Banca centrale nazionale e moneta sovrana sono Iran e Corea del Nord.
La Libia è stata azzerata nella sua determinazione di ottenere la sovranità e l’autodeterminazione del suo popolo, ma prima della guerra voleva emettere un dinaro d’oro di stato, dopo la guerra la sua banca centrale è stata completamente privatizzata, in particolare a BNP Paribas che aveva già una piccola quota dal 2007, ma evidentemente alla Francia non bastava, così come è stata privatizzata o è privatizzanda l’acqua, e l’acquedotto che aveva costruito Gheddafi, e lo dico a occhi chiusi, senza neanche fare la ricerca, privatizzanda o privatizzata a Suez Gaz de France.
L’Ungheria è sotto controllo stretto e forse presto penalizzata dall’U€ che vuole toglierle il voto al Consiglio, per le modifiche apportate alla Costituzione nel senso di un controllo governativo sulla sua banca centrale.
L’Irak voleva vendere il petrolio in €uro. Il petrolio è controllato dagli stampatori di moneta.
Sono gli stessi che controllano la Federal Reserve Bank, la maggior parte delle banche centrali mondiali, la Bank of England, il cartello del petrolio e della chimica/farmaceutica.
Di cosa ancora avete bisogno per capire le vere poste in gioco nelle cosiddette rivoluzioni colorate, nelle guerre in Medio Oriente, negli scandali a sfondo sessuale di capetti scomodi e imbizzarriti rispetto al NOM?
N. Forcheri

deca


AMBROSE EVANS PRITCHARD SUL TELEGRAPH: ”L’ITALIA

O MANDA ALL’INFERNO L’EURO O IL PAESE PRECIPITA NELL’INSOLVENZA”

A. E.Pritchard nella redazione del Telegraph

LONDRA – “Il tempo stringe per l’Italia, bloccata in una deflazione da debiti e alle prese con una crisi bancaria che non puo’ affrontare con i vincoli dell’unione monetaria”, scrive l’autorevole giornalista Ambrose Evans-Pritchard, editorialista del quotidiano britannico The Telegraph.
“Dal picco della crisi – prosegue Evans Pritchard – come ha ricordato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il prodotto interno lordo si e’ ridotto del 9% e la produzione industriale del 25%.
Ogni anno la percentuale del debito rispetto al Pil sale: 121 per cento nel 2011, 123 nel 2012, 129 nel 2013, 132,7 nel 2015. 
Lo stimolo della Banca centrale €uropea svanirà prima che l’Italia riuscirà a uscire dalla stagnazione e il Fondo monetario internazionale, infatti, prevede una crescita di appena lo 0,7% quest’anno. La finestra globale si sta chiudendo”.

Ed Evans Pritchard con la sua solita lucidità e precisione d’analisi entra nel dettaglio, affinchè sia ben chiaro il suo pensiero: “La crescita salariale porterà la Federal Reserve a rialzare i tassi di interesse e la speculazione selvaggia costringera’ la Cina a frenare il boom del credito.
L’Italia precipiterà in una nuova crisi, forse all’inizio dell’anno prossimo, con tutti gli indicatori macroeconomici peggiori rispetto al 2008 e metà paese sull’orlo della rivolta politica”.
Verissimo e micidiale.
“L’Italia e’ enormemente vulnerabile, sintetizza Simon Tilford del Centre for European Reform: l’inflazione core e’ a livelli pericolosamente bassi e il governo non ha munizioni politiche per combattere la recessione. Il paese ha bisogno di riforme su vasta scala, che per natura portano contrazione a breve termine – prosegue l’articolo di Pritchard – e servirebbero investimenti per attutire l’urto, ma non c’è un New Deal all’orizzonte.
Il Fiscal Compact, al contrario, obbliga a conseguire surplus di bilancio abbastanza grandi da tagliare il rapporto debito/Pil del 3,6 per cento all’anno per vent’anni”.
“C’e’ il rischio concreto che Matteo Renzi arrivi alla conclusione che l’unico modo per restare al potere sia presentarsi alle prossime elezioni con una piattaforma apertamente anti-€uro. Un recente sondaggio di Ipsos Mori rivela che oltre il 48% degli italiani voterebbe contro l’U€ o contro l’€uro se ne avesse l’opportunità”.
“Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo – analizza Pritchard – cui e’ attribuito un consenso del 28 per cento, invoca il default e il ritorno alla lira. La Lega Nord di Matteo Salvini considera l’€uro un crimine contro l’umanità.
Il tasso di disoccupazione e’ all’11,4% quello della disoccupazione giovanile raggiunge il 65% in Calabria, il 56% in Sicilia, il 53% in Campania. Il tasso di natalità è al minimo storico. L’istituto di ricerca Svimez parla di uno stato permanente di sottosviluppo nel Mezzogiorno”.
Bisogna leggere il Telegraph per trovare tutti questi dati messi in fila e analizzati per quel che significano, in Italia l’inormazione è ormai omologata al potere governativo.
“Negli anni Novanta – continua Evans Pritchard in questo fulminante articolo pubblicato oggi dal Telegraph – l’Italia registrava un ampio avanzo negli scambi commerciali con la Germania, prima che fossero fissati i tassi di cambio e quando si poteva ancora svalutare.
In quindici anni l’Italia ha perso rispetto alla Germania il 30% di competitivita’ sul costo di lavoro per unita’ di prodotto; dal 2000 la produttivita’ e’ diminuita del 5,9%. I governi che si sono succeduti sono criticabili, ma la questione più rilevante è che oggi il paese non riesce a uscire dalla trappola”.
“A questa miscela combustibile – prosegue l’autore – si aggiunge la crisi bancaria, che rivela la disfunzionalità dell’unione monetaria e peggiora di giorno in giorno: prestiti non performanti per 360 miliardi di euro gravano sui bilanci delle banche. La vigilanza esercitata dalla Bc€ ha peggiorato le cose e il fondo Atlante potrebbe attirare sempre più banche nel pantano, aumentando il rischio sistemico.
L’Italia e’ nel peggiore dei mondi possibili: a causa delle regole dell’U€, non può prendere iniziative in piena sovranità per stabilizzare il sistema bancario e non esiste ancora un’unione bancaria degna di questo nome che condivida gli oneri.
Renzi ha di fronte una dura scelta: o dice alle autorità €uropee di andare all’inferno o resta a guardare impotente che il sistema bancario imploda e il paese precipiti nell’insolvenza. L’Italia non e’ la Grecia, non puo’ accettare la sottomissione.
Tra i poteri forti dell’industria italiana qualcuno ormai sussurra che l’uscita dall’€uro potrebbe non essere così terribile. Sarebbe l’unico modo per evitare una catastrofica deindustrializzazione”.
Redazione Milano
Fonte: The Telegraph

deca






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