lunedì 24 aprile 2017

L'ITALIA CHE NON C'E' (la perfida B'NAI B'RITH albionica)




Mafia, camorra e ‘ndrangheta: come il

Meridione (e l’Italia) fu infettato dagli inglesi



“Sicilia e mafia”, “Campania e camorra”, “Calabria e ‘ndragheta” sono accostamenti triti e ritriti, spesso impiegati per dipingere l’intera Italia come un Paese mafioso, corroso dal crimine, e quindi da collocare ai margini del sistema internazionale, tra gli Stati semi-falliti. È dal 1861 che il Paese affronta il problema mafioso e da allora sono state condotte migliaia di inchieste, scritti migliaia di libri, elaborate migliaia di analisi economiche e sociali: ma è possibile affrontare la questione in termini geopolitici? È possibile cavare un’asciutta verità dall’enorme e amorfa quantità di materiale concernente le mafie? Mafia, camorra e ‘ndgrangheta sono società segrete paramassoniche, inoculate dagli inglesi all’inizio dell’Ottocento per destabilizzare il Regno delle Due Sicilie e trasmesse all’Italia post-unitaria per minare lo Stato e castrarne la politica mediterranea.

Mafie e massoneria speculativa:

come Londra rovesciò il Regno delle Due Sicilie


Nella nostra recente analisi sul biennio 1992-1993 che decretò il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, abbiamo toccato il tema della mafia, smontando la tesi dominante sul quel cruciale periodo della storia italiana: alla base delle stragi in Sicilia e “sul continente”, non ci fu il braccio di ferro tra malavita e Stato sul 41 bis, ma un più ampio ampio ed ambizioso progetto con cui “le menti raffinatissime” vollero ridisegnare la mappa economica e politica dell’Italia, inserendola nella più vasta cornice del Nuovo Ordine Mondiale. L’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima va collegato alla cruciale elezione del Presidente della Repubblica di quell’anno; l’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono analoghi ammonimenti lanciati al Parlamento, ma allo stesso tempo sono anche un avvertimento alla giustizia italiana affinché si fermi al livello “insulare” delle indagini, senza approfondire i legami tra Cosa Nostra ed i servizi segreti della NATO. 
1) Le bombe del 1993 sono un “lubrificante” per consentire agli anglofili del Britannia di smantellare a prezzi di saldo l’IRI e l’industria pubblica.

2) In questo contesto, la mafia è uno strumento dell’oligarchia atlantica per perseguire obiettivi addirittura in contrasto con gli interessi di Cosa Nostra: è infatti assodato che la stagione stragista debilitò gravemente Cosa Nostra, “spremuta” nella strategia della tensione del 1992-1993 fino quasi a svuotarla.
Allargando l’analisi, non si può certo definire un’eccezione l’impiego del crimine organizzato da parte degli angloamericani: anzi, sembrerebbe quasi una costante della storia italiana.  
3) Del biennio 1992-1993 abbiamo detto a sufficienza: passiamo ora in rassegna gli altri momenti cruciali del Bel Paese, verificando se ci sia o meno lo zampino della malavita.

4) Sequestro di Aldo Moro, 16 marzo 1978: è ormai appurato che la ‘ndrangheta abbia partecipato al commando12 che rapì il presidente della DC, reo di turbare gli assetti internazionali con la sua apertura al PCI. Non solo, il capo della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, ha ammesso che avrebbe potuto salvare Moro se i servizi segreti non si fossero opposti3.
5) Piazza Fontana, 12 dicembre 1969: la strage che inaugura la strategia della tensione è perpetrata dalla destra eversiva di Franco Freda, in stretto contatto con la ‘ndrangheta. 
6) Omicidio di Enrico Mattei, 1962: è Cosa Nostra a sabotare all’aeroporto di Catania Fontanarossa4 il velivolo su cui trovò la morte il presidente dell’ENI, scomodo alle Sette Sorelle.
7) Sbarco angloamericano in Sicilia del 1943: è il mafioso Lucky Luciano a facilitare la conquista dell’isola e papaveri di Cosa Nostra presenziano anche all’armistizio di Cassibile, che sancisce la fine delle ostilità tra l’Italia e gli Alleati.
8) Sbarco di Giuseppe Garibaldi a Marsala, 1860 : i “picciotti” danno un contributo determinante alla spedizione dEi Mille, benedetta e protetta da Londra.

Cosa sono dunque la mafia, la camorra e la ‘ndragheta?
Perché affiorano in tutti i passaggi della storia italiana a fianco di Londra e Washington. Perché sono sovente associate ad un’altra organizzazione segreta di matrice anglosassone, la massoneria speculativa?

Sul crimine organizzato che flagella il Meridione e l’Italia sin dal 1861 sono state condotte migliaia di inchieste giudiziarie, diverse inchieste parlamentari, sono stati scritti migliaia di libri e girati migliaia di film e documentari: ci campano non soltanto i malavitosi, ma anche i “professionisti dell’antimafia” che pullulano nei tribunali, pennivendoli del calibro di Roberto Saviano ed il variegato mondo di preti, intellettuali e soloni che ruota attorno alla “lotta alla mafia”.
Toccare l’argomento non sarebbe solo inutile, ma addirittura dannoso, se non fosse possibile dare un contributo originale e chiarificatore: si rischierebbe soltanto di alzare altra polvere. È il mestiere, detto per inciso, per cui sono profumatamente pagati giornalisti, pubblici ministeri, politici e membri delle forze dell’ordine.
Se anche noi quindi ci occupiamo di Cosa Nostra e delle sue sorelle, è perché abbiamo la presunzione di avere perlomeno intuito la vera natura del crimine organizzato: la vera natura di quella mafia che, come notò lo stesso Giovanni Falcone, presenta forti analogie con le Triadi cinesi, la malavita turca e la Yakuza giapponese.

Servendoci del solito procedimento di comparazione con realtà simili, di un respiro storico più che giornalistico e di un approccio “geopolitico”, indispensabile per capire quali attori operano in una determinata area e quali sono i loro interessi, siano giunti alla nostra definizione di mafia, camorra ed ‘ndragheta: sono società segrete paramassoniche dedite al crimine, vere e proprie “sette” che rispondono alle logge inglesi ed americane, sin dalla loro origine agli inizi dell’Ottocento.
Sia chiaro: è una verità perfettamente nota agli “addetti ai lavori” (vertici della mafia, politici, Grande Oriente d’Italia, GOD, CIA, MI6, etc. etc.), spesso intuita e talvolta accennata da onesti magistrati e seri studiosi. Non ci risulta però che nessuno abbia sinora affrontato l’argomento in maniera così esplicita ed organica come stiamo per fare, colmando così quella che ci sembra una lacuna dell’autocoscienza nazionale.

Cominciamo col porre il quesito chiave: perché le mafie si sviluppano in tre regioni meridionali quasi contemporaneamente, tra gli anni ‘10 e ‘30 dell’Ottocento?
Le risposte più frequenti, quelle fornite per stendere una cortina attorno al fenomeno, sono di natura socio-economica e si ripetono ossessivamente dal 1861 ad oggi: l’arretratezza del Meridione, il retaggio della dominazione spagnola, la presenza del latifondo, le mentalità della popolazione, la diffusione di miseria e povertà, etc. etc..
Sono risposte fuorvianti, se non errate tout court: il reddito pro-capite del Regno delle Due Sicilie era paragonabile a quello del resto d’Italia5, la povertà simile a quella di alcune zone del Piemonte e del Veneto che non produssero crimine organizzato, la dominazione spagnola aveva interessato pure la “civilissima” Lombardia e altre regioni meridionali persino più povere (come il Molise e la Basilicata) non conobbero le mafie, che germogliarono invece in due ricche capitali come Palermo e Napoli.

Per scoprire le autentiche origini del fenomeno mafioso occorre tuffarsi nella storia, accantonando analisi pseudo-economiche, per afferrare le forze vive e la geopolitica dell’epoca: è lo stesso procedimento che abbiamo usato per dimostrare come l’ISIS, il sedicente Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, non sia altro che uno strumento degli angloamericani per balcanizzare il Medio Oriente e dividerlo lungo faglie etniche e religiose, piuttosto che il frutto spontaneo del fondamentalismo islamico o la naturale conseguenza dei “regimi dittatoriali”.

Tra la fine del Settecento ed i primi anni dell’Ottocento, il mondo è in fiamme per la guerra tra Francia rivoluzionaria e le altre monarchie europee: la rivoluzione francese, in cui Londra ha giocato un ruolo determinante (si pensi agli “anglofili” come Honoré Mirabau, il Marchese de La Fayette e Philippe Égalité), è sfruttata dagli inglesi per liquidare la Francia come grande potenza marittima, estendere i propri domini in India e rafforzare l’egemonia su un’area chiave del mondo: il Mar Mediterraneo, da unire in prospettiva al Mar Rosso ed all’Oceano Indiano con il canale di Suez.
Il Regno di Napoli, di fronte all’avanzata delle truppe rivoluzionarie francesi, è costretto ad aprire i propri porti alla flotta inglese, senza sapere che, così facendo, firma la sua condanna a morte: gli inglesi sbarcano infatti coll’obiettivo di rimanerci anche dopo la guerra, installandosi così nello strategico Sud Italia che presidia il Mar Mediterraneo. Per un certo periodo, gli inglesi diventano addirittura padroni del Regno: quando infatti il francese Gioacchino Murat si insedia a Napoli, il re Ferdinando IV si rifugia in Sicilia protetto dagli inglesi e Lord William Bentinck governa l’isola come un dittatore de facto.

Arriviamo così alle origini di Cosa Nostra. Scrive un grandi esperto di mafia come Michele Pantaleone (1911-2002):

“Il brigantaggio, comune alla Sicilia come al resto dell’Italia meridionale, si risolveva nell’attività di bande mal coordinate e spesso contrapposte (…). Soltanto dopo il 1812, quando il potere feudale venne praticamente eliminato, il brigantaggio per bande assunse una funzione, per così dire, sociale. È storicamente documentato che lo spirito di mafiosità sorse in concomitanza con la formazione delle famigerate compagnie d’armi, create dalla baronia siciliana nel 1813 a difesa dei diritti feudali. (…) È in questo periodo, dunque, che – tra il 1812 ed il 1850 – prende forma lo spirito di mafiosità. Il suo epicentro è nel palermitano e di qui si irradia verso la Sicilia orientale con manifestazioni più sfumate, via via che si allontana dalla capitale.”

Il 1812 è un anno citato in tutti i testi di storia sulla mafia. È l’anno in cui il “dittatore” Lord William Bentinck impone al re esule a Palermo l’adozione di una Costituzione sulla falsariga di quella inglese, in comune accordo con i baroni siciliani: gli stessi baroni che creano quelle “compagnie d’armi”, prodromi della futura mafia.
Strane davvero queste “compagnie”, “consorterie” o “sette” che iniziano a pullulare dopo il 1812: presentano singolari analogie con la massoneria speculativa che gli inglesi innestano ovunque arrivino: segretezza, statuti, rituali d’iniziazione, mutua assistenza, diversi gradi di affiliazione, livelli sconosciuti agli altri aderenti. 
E poi la pretesa di non essere volgari criminali, ma “un’aristocrazia del delitto riconosciuta, accarezzata ed onorata”, proprio come i massoni si definiscono gli “aristocratici dello spirito” in contrapposizione all’antica nobiltà di sangue. “Mafia” nei rioni di Palermo significa “bello, baldanzoso ed orgoglioso”.

La Restaurazione reinsedia Ferdinando IV, ora Ferdinando I delle Due Sicilie, sul trono di Napoli. Il re non perde tempo a revocare (1816) la Costituzione scritta dagli inglesi, considerata come un’insidiosa minaccia alle sue prerogative: i germi inoculati dagli inglesi, le misteriose sette criminali che dalla periferia di Napoli e Palermo si irradiano verso i palazzi di baroni e notabili però crescono.  
Corrodono il Regno delle Due Sicilie dall’interno, emergendo come un vero Stato nello Stato: trascorreranno poco meno di cinquantanni prima che contribuiscano in maniera determinante allo sfaldamento del Regno borbonico. È tra il 1820 ed il 1830 che lo scrittore Marc Monnier (1829-1885) situa la comparsa a Napoli di una misteriosa setta paramassonica, la “bella società riformata”, dedita ad attività illecite: è la futura camorra, che nel 1842 scrive il primo statuto definendo i vari gradi di affiliazione sulla falsa riga della libera muratoria, da “giovanotto onorato” a “camorrista”, passando per “picciotto di sgarro” e così via.
Quasi contemporaneamente, al di là dello Stretto di Messina, la mafia è già ad uno stadio avanzato, perché nel 1828 il procuratore di Girgenti scrive dell’esistenza di un’organizzazione di oltre 100 membri di diverso rango, “riuniti in fermo giuramento di non rilevare mai menoma circostanza delle operazioni”. Idem per la ‘ndrangheta in Calabria.

Nel 1848 Londra incendia l’Europa usando come cinghia di trasmissione la solita massoneria speculativa: è la Primavera dei popoli”, cui seguiranno tante altre primavere di complotti, da quella di Praga del 1968 a quella Araba del 2011. Nel Mar Mediterraneo gli inglesi si adoperano per staccare la Sicilia, avamposto strategico per ogni operazione militare e politica in quel quadrante, dal Regno Borbonico: i “baroni”, gli stessi che comandano le malfamate “compagnie d’armi”, insorgono contro Ferdinando II, proclamando decaduta la corona borbonica ed affidandosi alla corona d’Inghilterra, disposta a difendere l’indipendenza dell’isola.
Il contesto internazionale non è però favorevole alla secessione dell’isola e Ferdinando II reprime manu militari l’insurrezione, guadagnandosi l’appellativo di “re bomba”, dipinto dalla stampa anglosassone come un sanguinario ed illiberale despota.
Le carceri, che già allora sono il principale centro di propagazione delle mafie, si riempono di patrioti-liberali e “picciotti”, uniti dal comune retroterra massonico: si saldano così legami che saranno presto utili.

I rapporti tra Napoli e Londra, già deterioratesi con la questione degli zolfi, sono ai minimi termini, convincendo che Ferdinando II che è opportuno rafforzare i legami con la Russia, allora acerrima rivale geopolitica degli inglesi : sono gli anni del Grande Gioco e Londra e San Pietroburgo si sfidano in Eurasia per l’egemonia mondiale.

Quando nel 1853 scoppia la guerra di Crimea, il Regno delle Due Sicilie rimane rigorosamente neutrale e nega addirittura alle navi inglesi e francesi dirette verso Sebastopoli di attraccare nei propri porti per rifornirsi. Il primo ministro inglese, Lord Palmerston, non ha dubbi: il Regno Borbonico, nonostante la grande distanza geografica, è diventato un vassallo della Russia.
Chi partecipa alla “Guerra d’Oriente” è invece il Regno di Sardegna, consentendo così al primo ministro, Camillo Benso, conte di Cavour, di acquisire un ruolo da protagonista nell’ormai imminente riassetto dell’Italia: la storiografia certifica che Cavour, da buon reapolitiker qual è, non ha in mente “l’unità” della Penisola, bensì “l’unificazione” doganale, economica e militare di tre regni autonomi.
Il Regno sabaudo allargato a tutto il Nord Italia, lo Stato pontificio ed il Regno borbonico: la soluzione, seppur caldeggiata da francesi e russi, è però osteggiata dagli inglesi, decisi a cancellare il potere temporale della Chiesa Cattolica e a sostituire gli infidi Borbone con i più sicuri Savoia, tradizionali alleati dell’Inghilterra sin dal Settecento.

È infatti “l’inglese” Giuseppe Garibaldi, "l’eroe" dei due mondi celebrato dalla stampa angloamericana nonché 33esimo grado della massoneria, a sbarcare nel maggio del 1860 a Marsala, feudo inglese per la produzione di vino, protetto dalle due cannoniere inglesi Argus ed Intrepid. 
La reazione della marina militare borbonica è nulla, perché la massoneria ha ormai assunto il controllo delle forze armate e dei vertici dello Stato. Le strade e le grandi città sono invece passate sotto il controllo del crimine organizzato: “i picciotti”, che agiscono sempre in sintonia con i “baroni”, danno un aiuto determinante all’avanzata dei Mille. Il Regno delle Due Sicilie, svuotato da uno Stato parallelo che è cresciuto dentro lo Stato di facciata, si squaglia rapidamente: Reggio Calabria non oppone alcuna resistenza, mentre Napoli precipita nel caos, lasciando che il vuoto di potere sia colmato dalla camorra, lieta di accogliere Garibaldi e le sue truppe.
Nasce così il Regno d’Italia, che ancora oggi paga il prezzo del suo peccato originale. È uno Stato strutturalmente debole, nato senza possedere il monopolio della violenza, costretto a convivere con due gemelli siamesi, le mafie e la massoneria speculativa, che non sono altro che meri strumenti in mano a chi ha davvero orchestrato l’Italia unita: l’impero britannico.

Londra non è certo animata da nobili sentimenti: ha defenestrato i russofili Borbone per sostituirli con i fedeli Savoia, ha creato a Sud delle Alpi una media potenza da opporre alla Francia (si veda la Triplice Alleanza), ha partorito uno Stato sufficientemente robusto da reggersi in piedi, ma altrettanto debole da non insidiare la sua egemonia sul Mar Mediterraneo. Le stesse mafie che hanno corroso il Regno delle Due Sicilie sono lasciate infatti in eredità allo Stato unitario: è un’eredità avvelenata, finalizzata a compiere una perdurante opera di destabilizzazione nel Meridione, cosicché non possa mai sfruttare il suo enorme potenziale geopolitico di avamposto verso Suez, il Levante ed il Nord Africa.

Le mafie come strumento inglese di destabilizzazione non sono una peculiarità del Sud Italia. Si considerino ad esempio le Triadi Cinesi che smerciano nell’Impero Celeste quell’oppio per cui Londra ha addirittura combattuto una guerra (1839-1842): le analogie con la mafia, come già notato da Giovanni Falcone, sono incredibili.
Tatuaggi, mutua assistenza, omertà, segretezza, riti d’iniziazione, diversi gradi di affiliazione, struttura piramidale: anche le Triadi sono sette criminali paramassoniche e, non a caso, quando i comunisti prenderanno il potere nel 1949, ripareranno nella colonia britannica di Hong Kong.

"Il vice Regno della mafia", il Prefetto

Mori ed il secondo sbarco "mafioso"

Scrive lo storico Domenico Novacco:
“La storia della mafia coincide con l’introduzione dell’ordinamento liberale e democratico nella comunità civile (…). Lo stato liberale e democratico enuncia diritti (statuti e costituzioni) ed assume l’impegno di farli valere ugualmente verso tutti. Di fronte a tale “pretesa” la mafia si configura, nello stato liberale, come un quid anomalo, come un conato di potere locale, come un mini-stato che non si eleva mai al rango di antistato, ma solo di co-stato, condizione ammessa, eccezione consentita e tollerata”.
Mafia ed “ordinamento liberale”, si è visto che con la costituzione del 1812, patrocinata da Lord William Bentinck, procedono di pari passo. Non c’è alcun dubbio che “l’Italia liberale” fondata nel 1861 sia terreno fertile per lo sviluppo del crimine organizzato: mafia, camorra ed ‘ndrangheta si sviluppano nelle rispettive regioni come Stati paralleli a quello unitario, prosperando più che ai tempi del Regno delle Due Sicilie: massoneria e mafie, benedette da Londra (quella col naso adunco), sono i motori dell’Italia liberale, un edificio che sembra spesso vicino al crollo, totalmente ripiegato su se stesso.
La mafia contribuisce a mantenere l’Italia in un perenne stato di fibrillazione, guidando ad esempio la rivolta del “sette e mezzo” che paralizza la Sicilia nel 1866, quasi l’antefatto di quel 1992 che abbiamo recentemente analizzato.
Il fenomeno mafioso è contenuto finché la Destra storica, quella di Cavour, resta al potere, ma esplode con l’avvento nel 1876 della Sinistra storica: sotto la presidenza del consiglio di massoni come Agostino Depretis e Francesco Crispi, è inaugurato il Vice-Regno della mafia che dal 1880 circa si estende fino al 1920. “Lo Stato liberale abdica a favore del baronato” e l’intera Sicilia, formalmente governata da Roma, è in realtà un feudo anglo-mafioso: Londra non ha bisogno di staccare l’isola del governo centrale come ai tempi di Ferdinando II, perché esercita il controllo de facto con la “setta” criminale paramassonica.
È la stessa organizzazione che negli Stati Uniti assume nomi evocativi come “Mano Nera” o “Anonimi Assassini”: quando nel 1909 il commissario delle polizia di New York, Joseph Petrosino, sbarca a Palermo per indagare sui legami tra mafia americana e siciliana, “i picciotti” non si fanno scrupoli a sparargli in testa.
Il trasformismo parlamentare dell’epoca giolittiana è terreno fertile per la malavita, determinante per l’elezione degli onorevoli espressi dalle popolose regioni meridionali.
Un cambiamento si registra dopo la marcia su Roma del 1922: è vero che Benito Mussolini, un vecchia conoscenza di Londra sin dalla Prima Guerra Mondiale e dalla campagna interventista del “Popolo d’Italia”, conquista la presidenza del Consiglio con l’appoggio determinante degli inglesi e della massoneria di piazza del Gesù, ma tende ad emanciparsi in fretta.
L’omicidio Matteotti del 1924 può infatti essere considerato il primo tentativo inglese di rovesciarlo ed ha certamente un certo peso sulla decisione del 1925 di abolire la libera muratoria (sebbene numerosi massoni, primo fra tutti, Dino Grandi, restino al governo).
Fedele alla massima “tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”, Mussolini non può ovviamente accettare la convivenza con istituzioni parallele al governo, come la mafia.
Nell’ottobre 1925 Cesare Mori è nominato prefetto di Palermo e, in poco meno di quattro anni, infligge un duro colpo a Cosa Nostra, avvalendosi dei “poteri eccezionali” affidatigli da Mussolini: nel 1927 il tribunale di Termini Imerese condanna oltre 140 mafiosi a durissime pene. Chi, ovviamente, stigmatizza la condotta del governo italiano è l’Inghilterra.
Scrive l’ambasciatore Ronald Graham al premier Chamberlain:
“Il signor Mori ha certamente restaurato l’ordine (…). Ha eliminato numerosi mafiosi e ras ed anche numerosi innocenti con mezzi molto dubbi, comprese prove fabbricate dalla polizia e processi di massa.”
Mafie e massoneria, sorelle inseparabili, piombano quindi “nel sonno”, in attesa di essere risvegliate al momento opportuno: proprio come ai tempi delle guerre napoleoniche, sbarcheranno in Sicilia con gli inglesi, accompagnati questa volta anche dalle forze armate statunitensi.
È il 1943 e la mafia non solo facilita lo conquista dell’isola attraverso Lucky Luciano, ma addirittura presenzia alla firma dell’armistizio di Cassibile nella persona di Vito Guarrasi, lontano parente di Enrico Cuccia (la cui famiglia è originaria del palermitano). Finché il “continente” è occupato dai tedeschi, gli angloamericani coltivano la ricorrente idea di separare la Sicilia dal resto dell’Italia: è il momento d’oro del separatismo e del bandito Giuliano, destinato a scemare man mano che le truppe alleate risalgono la penisola.
Perché infatti accontentarsi della Sicilia se, come ai tempi d’oro dell’Italia liberale, è possibile costruire dietro lo Stato di facciata un secondo Stato, retto dalle mafie a dalla massoneria?
Inizia così la lunga stagione dei “misteri italiani” dove mafia, camorra e ‘ndrangheta, figureranno a fianco di servizi segreti “deviati” e logge massoniche in decine di omicidi ed attentati: dal disastro aereo di Enrico Mattei alle bombe del 1993, dal sequestro Moro al rapimento dell’assessore campano, Ciro Cirillo. Come abbiamo appurato, il fenomeno rientra nella norma, perché sin dalle origini nella prima metà dell’Ottocento le mafie non altro che società segrete paramassoniche, dedite al crimine ed obbedienti alle logge inglesi ed americane.
Ha affermato il pentito Giovanni Gullà, spiegando agli inquirenti i meccanismi di “Mamma Santissima”, la nuova ‘ndrangheta che contribuirà in maniera decisiva alla strategia della tensione:
“La “Santa” si spiega nella logica della “setta segreta”: si è inteso creare una struttura di potere sconosciuta agli altri per ottenere maggiori benefici. (…) Posso affermare con convinzione che la santa, come setta segreta, è l’esatto corrispondente della massoneria coperta rispetto a quella ufficiale. (…) Va chiarito che l’appartenente alla ‘ndrangheta non può essere massone, ma questo vale per la ‘ndrangheta “minore” e la massoneria pubblica. Ma come ho già detto la “Santa” rappresenta una struttura segreta dentro la stessa ‘ndrangheta, pertanto se il fine mutualistico può essere soddisfatto con l’ingresso di massoni nella struttura e viceversa, nessun ostacolo può essere frapposto”.
La “santa” è l’élite della ‘ndrangheta, costituita negli anni ‘70 nel nome di tre personaggi storici, tutti risalenti al Risorgimento, tutti massoni, tutti ottime conoscenze di Londra: Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini e Giuseppe La Marmora.
Si è detto come l’avanzata delle mafie sia coincisa con l’espandersi dell’ordine “liberale”, che fu pax britannica dalla guerre napoleoniche sino al 1945 e pax americana dal 1945 ad oggi.
È un sistema internazionale entrato ormai in crisi irreversibile, schiacciato dalla crisi del capitalismo anglosassone e dall’emergere di nuove potenze. Lo sfaldamento dell’egemonia angloamericana dovrebbe essere sfruttato per liquidare anche quelle società segrete paramassoniche che da due secoli corrodono il Meridione e l’Italia, impedendo di sfruttarne l’enorme potenziale come ponte naturale tra Europa ed Asia.

Bibliografia

Mafia e Droga, Michele Pantaleoni, Einaudi, 1966
Mafia ieri, Mafia oggi, Domenico Novacco, Feltrinelli, 1972
Breve storia della mafia, Rosario Minna, Editori Riuniti, 1984
Il Regno delle Due Sicilie e le Potenze europee, Eugenio Rienzo, Rubbettino, 2012
Atlante delle Mafie, AAVV, Rubbettino, 2013
Italia Oscura, Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, Sperling & Kupler, 2016

1http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/15/stragi-sequestri-un-pentito-racconta.html
2http://www.lastampa.it/2016/07/13/italia/cronache/omicidio-moro-in-via-fani-cera-il-boss-della-ndrangheta-antonio-nirta-XXptxclKt2nmoxZ0XveAhM/pagina.html
3http://www.corriere.it/anniversario-140-anni-corriere-della-sera/notizie/moro-l-ultima-verita-cutolo-4fe4fcac-3bdb-11e6-9ec4-cc8bddb9414f.shtml
4http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/06/21/fu-di-cristina-sabotare-aereo.html
5http://win.svimez.info/cassa/materiali/4.%20Materiali%20sulla%20Cassa%20per%20il%20Mezzogiorno/b.%20Altri%20lavori/2012%20-%20Il%20divario%20Nord-Sud%20dalle%20origini%20ad%20oggi.pdf

deca
http://federicodezzani.altervista.org/mafia-camorra-e-ndrangheta-come-il-meridione-e-litalia-fu-infettato-dagli-inglesi

giovedì 20 aprile 2017

LE TRE CATEGORIE UMANE

GNOSTICISMO E GNOSI

L’esistenza storica di Gesù Cristo non è accertata, ma, sia che si tratti di un personaggio reale sia che si tratti di un mito, è indubbio che questa figura abbia grandemente influenzato la storia umana degli ultimi 2.000 anni.
Certo è che, dal primo secolo dopo Cristo, sorsero numerose comunità che fondarono la loro Dottrina sulle sue parole e, tra queste, prevalse infine nel quarto secolo dopo Cristo, quella che conosciamo come Chiesa Cattolica.
Però, analizzando obiettivamente tutto il materiale a nostra disposizione, sopratutto i codici scoperti nel 1945 a Nag Hammadi, sorge il serio dubbio che la dottrina cristiana, definitivamente sistemata nei primi Concili della Chiesa, non corrispondesse al reale insegnamento di Cristo o che quantomeno esistesse una dottrina segreta che Cristo avrebbe comunicato solo ai suoi discepoli ed a pochi altri.
Un gran numero di queste comunità vengono definite dagli studiosi “Gnostiche” e le loro Dottrine partivano tutte dalla considerazione della estrema diversità tra il Dio descritto nell’Antico Testamento ed il Padre Nascosto di cui parlava Gesù. Dagli scritti e frammenti attualmente in mano agli studiosi si può senz’alto evincere quella che era la Dottrina comune a tutte queste comunità, tenedo ben presente però che talvolta le differenze tra le varie scuole, sopratutto sul piano metafisico erano notevoli.
La Teologia Gnostica non si presenta nella forma di speculazione filosofica, ma sotto la forma del Mito. Il Mito ha una struttura simile alla favola, ma bisogna tenere ben presente due elementi: innanzitutto esso si riferisce ad una realtà dove non esiste il tempo, per cui ciò che racconta sta avvenendo “qui e adesso”. In secondo luogo i personaggi del Mito rappresentano forze cosmiche spesso ben superiori all’Uomo.
Possiamo dunque sintetizzare questa Dottrina:
L’Universo non ha alcuna realtà.
Esso è nato da un Errore a causa di un fenomeno che possiamo chiamare “la Caduta”. La Realtà viene chiamata da tutti i pensatori gnostici il Pleroma.
Il Pleroma è formato dall’ Uno inconoscibile dal quale discendono una serie di Eoni. Gli Eoni sono entità splendenti e meravigliose. Per gli Gnostici cristiani, uno degli ultimi Eoni è il Cristo. L’ultimo Eone in ordine di gerarchia si chiama Sophia, la Sapienza.
Sophia, piena d' Amore per l’Uno inconoscibile, tenta di risalire per conoscerlo.
Ciò provoca un cataclisma immane: Sophia precipita in basso e genera Yaldabaoth (Yahweh) il Dio creatore di questo mondo e, al di sotto di lui, i sette Arconti. Yaldabaoth è il Dio del Vecchio Testamento: arrogante, geloso, vendicativo.
Egli, ignaro di tutto ciò che è al di sopra di lui, crea questo Universo che è una specie di aborto, Regno del Male.
Nell’Universo materiale resta imprigionata Sophia. Egli poi crea l’uomo su questo pianeta: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Egli parla sempre al plurale perchè opera insieme agli Arconti, le potenze malefiche dominatrici di questo mondo.
Però, a sua insaputa, nell’Uomo resta imprigionata la scintilla di Sophia. Adamo, disobbedendo al comando di Yaldabaoth, conosce la verità, cioè che al di sopra di Yaldabaoth è l’Uno supremo inconoscibile ed il mondo reale del Pleroma.
Sophia è angosciata e disperata per cui il Cristo, il Salvatore, mosso a pietà, discende attraverso le sette sfere degli Arconti e giunge nel mondo per liberarla ed insegnare agli uomini la vera dottrina. Per questo Yaldabaoth procura, attraverso il suo popolo eletto, i giudei, di farlo morire in croce. Ovviamente muore l’uomo Gesù, mentre l’Eone Cristo risale al Pleroma.
Dunque questo mondo, creato da un Dio inferiore, è visto dallo Gnostico  come il Male metafisico. Lo Gnostico in questo mondo è straniero (allogeno).
D’altra parte, poichè lo Gnostico conosce la verità, non è sottoposto alla Legge, per cui ha la più ampia libertà di conportamento.
Compito dello Gnostico è trovare Sophia (la sapienza) e, insieme a Lei risalire nel Pleroma.
Si noti che il tempo è, insieme allo spazio, una delle due categorie con cui la nostra mente ordina i dati che provengono dall’esterno. Nel Pleroma il tempo non esiste per cui quanto esposto avviene qui, adesso ed in ogni istante e lo Gnostico può invertire il movimento e risalire al Pleroma. Questa azione è quella che nell’ Induismo e successivamente nel Buddismo viene chiamata l’Illuminazione.
In ogni uomo è presente la scintilla di Sophia, ma per la dottrina Gnostica la maggioranza degli esseri umani è costituita dagli Ilici che nascono, si riproducono e muoiono vivendo come gli animali o peggio, senza capire niente e vittime delle passioni (esempio semplice per gli Ilici che leggono: chi ha vinto l'Isola dei coglioni? Chi ha vinto la cempions??)
Poi c’è una minoranza, gli Psichici, che sono capaci di ragionamento e di conoscere la Verità in via discorsiva (pensiero dianoetico).
Infine ci sono gli Gnostici o Pneumatici, capaci di giungere alla Verità di fatto.
Nella Bibbia si legge “Io sono un Dio geloso, non esiste altro Dio fuori di me”. Niente di più falso per lo Gnostico che, per questa sapienza, sarà sempre avversato dalle Potenze di questo Mondo. Nel Vangelo Gesù dice di rallegrarsi quando ciò avviene.
Abbiamo detto che la Caduta di Sophia crea un immane sconvolgimento: la nascita del nostro Universo, il Big-Bang, quella terribile esplosione che genera lo Spazio ed il Tempo. 
Lo Spazio inizia la sua espansione e, nello Spazio nascono le Stelle che si raggruppano in Galassie. Sophia resta imprigionata in questa creazione ed e’ angosciata e disperata. Quando in un punto qualsiasi dell’universo sorge la vita, ciò è dovuto allo sforzo di Sophia di liberarsi della materia. perciò le forme di vita diventano sempre piu’ evolute ed hanno sempre maggiore autocoscienza.
Ma l’evoluzione deve continuare: che vuol dire che lo Gnostico deve trovare Sophia e risalire al Pleroma? Sophia è la Sapienza che si nasconde nell’Uomo ed è dentro di se che l’Uomo la deve cercare.
Lo Gnostico, per congiungersi con l’Uno, deve prima risalire, una per una, le sette sfere, sconfiggendo i terribili Arconti che le presiedono, poi si deve identificare con i singoli Eoni, risalendo i Cieli uno alla volta.
Il loro governo si chiama Heimarméne, i sette Arconti delle sfere sono :
1) per il Sole ----> Makaria
1) per la Luna -->Monoghenès
1) per Mercurio -> Henkrasis
1) per Venere --> Akinetos
1) per Marte ----> Hedoné
1) per Giove ----> Autophies
1) per Saturno --> Henosis
Esistono dunque vari gradi di Gnosi, ma il più alto, è il ricongiungimeto con l’Uno: l’Uomo assume la Consapevolezza dell’illusorietà del mondo materiale e del concetto dell’Io individule. 
Riconosce l’inesistenza della differenza tra Soggetto ed Oggetto e si identifica con l’unico vero Testimone.
Dice Hans Jonas, uno dei maggiori studiosi dello Gnosticismo:
“L’Uomo Gnostico disprezza il Cosmo perché questo lo separa dalla sua aspirazione inattuabile di ricongiunzione con la divinità. Il Demiurgo Maligno, creatore dell’Universo, ha precipitato l’uomo nel Cosmo.
La coscienza della separazione è la sensazione della mancanza del Divino, il sentimento di esule che il pneuma, lo spirito interiore di origine divina, marca drammaticamente e disperatamente la condizione umana.
L’angoscia è il sentimento che risveglia l’interiorità umana. Quest’angoscia fonda la Gnosi, la conoscenza, sola cosa che può liberarlo dai legami cosmologici e fargli riscoprire la sua essenza. La Gnosi è lo strumento di battaglia, ciò che aiuta l’uomo a rompere i lacci che lo legano al mondo, a separarlo definitivamente dal Cosmo e in definitiva dalla sua stessa natura materiale, dal suo corpo imprigionante l’Io pneumatico, l’essenza spirituale. La Gnosi non rappacifica l’uomo col Cosmo, ma ne decreta la rottura”.
Dopo la morte di Gesù, cominciò a circolare in Palestina, una raccolta dei suoi detti, quella che gli studiosi chiamano la fonte Q. Decine di anni dopo, sulla base di questa raccolta, cominciarono ad essere scritti i primi Vangeli, che alla fine, superarono il centinaio. Nel Concilio di Nicea indetto dall’Imperatore Costantino nel 325 dopo Cristo, la Chiesa Cattolica adottò i 4 Vangeli cosidetti canonici e rigettò tutti gli altri.
Questa scelta fu invero molto discutibile, basti pensare che il primo Vangelo che iniziò a circolare fu quello di Tommaso, non riconosciuto dalla Chiesa.
In molti di questi Vangeli rigettati si evince chiaramente la Dottrina Gnostica, ma anche una lettura attenta dei Vangeli canonici, se si ha l’accortezza di tralasciare i passi aggiunti secoli dopo, ci fa riconoscere questa antica Sapienza.
Abbiamo detto che le comunità Gnostiche erano numerose e si caratterizzavano da alcune differenza dottrinarie. In particolare gli Ofiti avevano una particolre attenzione per la figura del Serpente della Genesi.
Il Serpente era ritenuto elargitore agli uomini della conoscenza del Bene e del Male preclusa dal Dio del Vecchio Testamento, creatore del mondo, ma, ritenuto dalla Gnosi, inferiore al Dio supremo.
Secondo gli Ofiti, il Serpente era stato mandato da Sophia (la Sapienza) per convincere gli uomini a mangiare il frutto proibito della Conoscenza per rendersi conto di livelli divini ben superiori a quelli del loro creatore: il Serpente è colui che dà la Gnosis, la conoscenza illuminata del bene e del male; è il Serpente l’elemento positivo al quale rendere culto e rivolgersi come via per la salvezza. Una redenzione che può venire raggiunta, proprio con il disprezzo della carne, della materia, anche attraverso il libertinismo più perverso.
Nella loro Dottrina, Il Serpente, il tentatore, appare nelle vesti del liberatore, di colui che solleva l’uomo al di là del bene e del male, al di là della “legge”, al di là del Dio antico, nemico della libertà.
Riportiamo un loro scritto originario:
“Nell’indicibile profondità erano due grandi luci: l’Uomo Primo, o Padre, ed il Figlio suo, l’Uomo secondo ed altresi’ lo Spirito Santo, la Donna prima o Madre di tutti i viventi. Al di sotto di questa Triade eravi una massa torpida composta dai quattro grandi elementi, chiamati Acqua, Tenebra, Abisso e Caos. La Madre Universale covava sulle acque. Il Primo Uomo e l’Uomo secondo, innamorati della sua bellezza, produssero da lei la terza grande luce: il Cristo. Questo fu il parto della mano dritta della Grande Madre. Ma una stilla di luce cadde in basso, dalla mano sinistra, nella Materia Caotica. Questa fu chiamata Sophia, o Sapienza, la Madre del mondo. Ma, per il semplice contatto con le acque dello spazio, ella, prima di ascendere alla regione Media, aveva di già generato un figlio, il principale potere creativo del mondo sensibile: questo figlio era Yaldabaoth che, a sua volta, generò, uno dall’altro, i sette grandi poteri formativi dell’universo sensibile: i sette Arconti. E Yaldabaoth era arrogante e millantatore ed esclamò: “Io sono Padre e Dio e non vi è alcuno sopra di me”. Ma Sophia, udendo tal cosa, gridò al suo figliuolo: “non mentire, Yaldabaoth, poiché al di sopra di te vi è il Padre Supremo, il Primo Uomo, e l’Uomo figlio dell’Uomo”. E tutti i Poteri furono sorpresi della parola, ma, Yaldabaoth, per distogliere la loro attenzione, gridò: “Facciamo l’uomo a seconda della nostra immagine”. Cosi’ essi fecero l’ “uomo”, ed egli giacque come un verme sul terreno, fino a che non lo portarono ad Yaldabaoth che soffiò in lui l’alito di vita, vale a dire il fluido di luce che aveva ricevuto da Sophia e l’uomo, ricevendolo, immediatamente rese grazie all’Uomo Primo e disprezzò i propri fabbricatori (gli Elohim). In seguto a ciò, Yaldabaoth (Yahweh) fù geloso e divisò di privare Adamo della scintilla di luce, formando la donna. Ed i sette poteri creativi furono innamorati di Eva, e da essa generarono gli Angeli e cosi’ Adamo di nuovo cadde sotto il potere di Yaldabaoth e degli Arconti. Allora Sophia, la Sapienza, mandò il serpente (la mente) nel paradiso di Yaldabaoth e Adamo ed Eva dettero ascolto ai suoi savi consigli e cosi’, ancora una volta, l’uomo fù liberato dal dominio del potere creativo e trasgredi’ l’ordine di ignoranza di qualsiasi potere più alto di lui, imposto da Yaldabaoth. Per il ché, Yaldabaoth li cacciò dal suo paradiso ed insieme ad essi, cacciò il serpente, la “mente”. Dopo la cacciata, i corpi di Adamo ed Eva diventarono sempre più densi e sempre più deboli ed essi conobbero di portar seco la morte. Ma Sophia, la Sapienza, non trovando pace ne in cielo ne in terra, implorò l’aiuto della Grande Madre e questa,mossa a compassione, pregò il Primo Uomo di mandare il Cristo ad aiutarla. Ed il Cristo, suo fratello e sposo, venne in suo aiuto discendendo attraverso le sette sfere, privando gli Arconti del loro potere. Egli fece opere possenti, insegnò agli eletti il Padre Sconosciuto e si proclamò apertamente Figlio del Primo Uomo. Per il chè gli Arconti, e specialmente Yaldabaoth, presero misure per ucciderlo; cosi’ Gesù, l’uomo, fu da loro crocifisso, ma Cristo e Sophia salirono in alto all’Eone incorruttibile”.
Oltre che dai Vangeli cosidetti Apocrifi o Gnostici, possiamo trovare le linee fondamentali di questa Dottrina anche in molti pensatori vissuti nei primi tre secoli dopo Cristo:
1) Il Vescovo Marcione, vissuto tra l’85 ed il 160 dopo Cristo, negava per i Cristiani l’importanza del Vecchio Testamento ed affermava che il Dio della Bibbia era un Dio inferiore (Demiurgo), creatore del mondo, vendicativo e terribile. Secondo Marcione, Cristo è venuto sulla terra per far conoscere agli uomini il Padre, buono e misericordioso. Egli affermava che l’Autore di un mondo riboccante di mali e di un uomo pieno di imperfezioni non potesse essere che un Dio “minore” e che la sua legge era spietata e crudele. Marcione non può essere definito propriamente un pensatore gnostico perchè non crea nessun sistema metafisico. Possiamo affermare che il fulcro della sua dottrina è che il vero cristiano deve completamente rigettare il Vecchio Testamento.
2) Valentino visse in epoca alessandrina nel secondo secolo dopo Cristo. Il suo fu il sistema gnostico più completo, ma anche il più complesso. Secondo Valentino la realtà è il Pleroma formato da coppie di entità immateriali (Sigizie) detti Eoni. La prima coppia Abisso e Silenzio genera il Primo Padre (il Dio inconoscibile). Da Questo, per emanazione, si generano Mente e Verità che a loro volta generano Verbo e Vita che generano Essere ed Ecclesia. Questi primi otto Eoni costituiscono l’Ogdoade. Seguno poi atre due serie di dieci e dodici Eoni che costituiscono la decade e la dodecade. L’insieme di questi trenta Eoni costituisce il Pleroma che è l’unica vera realtà. L’ultimo Eone Sophia, la Sapienza, cercò di penetrare i misteri dell’Abisso e questo “Errore” generò un cataclisma immenso che causò la nascita del Mondo materiale. Per ristabilire l’ordine, Mente e Verità generano il Cristo che discenderà nel mondo per riunire tutti i semi di luce sparsi da Sophia e che si trovano intrappolati in alcuni uomini (gnostici o pneumatici). Valentino fu il primo a dividere l’umanità in tre categorie: gli Ilici che vivono come animali e sono la maggioranza del genere umano, gli Psichici che credono nel Demiurgo (il principio della creazione generato da Sophia) e gli Gnostici o Pneumatici ai quali il Cristo ha rivelato l’esistenza di tutto ciò che esiste al di sopra del Demiurgo (il Dio della Bibbia).
3) Cerinto era un filosofo siriano che visse nel primo secolo dopo cristo. Egli affermava che il mondo era stato creato da un Demiurgo (il Dio della Bibbia) che ignorava completamente tutto ciò che era al disopra di Lui. Secondo Cerinto Gesù era solo un Uomo finchè non discese su di Lui lo Spirito sotto forma di Colomba durante il Battesimo. Da quel momento Egli divenne il Cristo ed insegnò agli uomini l’esistenza del Padre sconosciuto.
4) Cerdo fu un pensatore gnostico del primo secolo dopo Cristo. Egli affermava che il modo era stato creato da un Dio arrogante, iroso e vendicativo (il Dio della Bibbia) che ignora tutto ciò che esiste al di sopra di Lui. Il vero Dio Padre avrebbe, secondo Cerdo, inviato nel mondo suo Figlio Cristo per insegnare all’umanità come sfuggire alla malvagità del Dio creatore.
5) Carpocrate era un filosofo alessandrino che visse nel secondo secolo dopo Cristo. Egli predicava che il mondo era stato creato da Angeli inferiori che avevano intrappolato le anime degli uomini nei corpi materiali e che queste anime subivano infinite trasmigrazioni. La visione che Carpocrate ha di questo Mondo è estremamente negativa ed egli ritiene che l’Uomo debba disprezzarne le leggi ed è quindi libero di comportarsi come crede.
6) Basilide visse nel secondo secolo dopo Cristo. Egli affermava che in principio vi era un primordiale “Non Essere” dal quale si generò la Mente (Nous). Successivamente dalla Mente si generò la Ragione (Logos) e da questa per emanazioni successive si generarono la Prudenza (Phronesis), la Sapienza (Sophia) e la Forza (Dynamis). Da questi Eoni naquero gli Angeli distribuiti in ordine gerarchico in 365 ordini. Gli Angeli dell’ultimo ordine crearono questo mondo ed il più potente di essi era Jahvè, il Dio della Bibbia. Per liberare l’uomo dal potere di Jahvè, il Nous (la Mente) discese nella forma di Gesù.
7) Simon Mago non può propriamente essere considerato un pensatore gnostico. Egli è menzionato negli Atti degli Apostoli e visse in Samaria nel primo secolo dopo Cristo. Simone proclamò di essere l’incarnazione del Vero Dio e si accompagnava con una ex prostituta di Tiro, Elena. Questa Elena era, secondo lui, il primo concetto della sua mente, l’Ennoia, che a sua volta avrebbe generato gli Eoni e successivamente gli Angeli creatori del Mondo. Questi ultimi, presi da invidia, avrebbero chiuso l’Ennoia in un corpo umano, codannando la sua anima a trasmigrare per l’eternità di corpo in corpo. Il Sommo Dio, però, si incarnò in Simone per trovare e liberare l’Ennoia. Simone fondò una setta, detta appunto dei Simoniaci, il cui scopo era di salvare il mondo dal cattivo governo degli Angeli, il principale dei quali era Javhè, il Dio dell’Antico Testamento.
8] I Sethiani furono una setta gnostica che fiorì nel secondo secolo dopo Cristo. Essi come molti altri gnostici pensavano che l’unica realtà fosse il Pleroma costituito da Eoni, entità immateriali e meravigliose e credevano che il mondo non fosse stato creato da Dio, ma da un essere inferiore. L’ultimo degli eoni, Sophia (la Saggezza) aveva generato sette figli (gli Arconti), Yaldabaoth, Iao, Sabaoth, Adonai, Elohim, Astaphain e Horaios: essi avevano creato l’uomo a loro immagine e somiglianza. Dopo che Adamo era caduto nel peccato e Caino aveva ucciso Abele, Sophia decise di mandare Seth come Salvatore dotato della scintilla spirituale divina, la cui missione era di liberare l’elemento spirituale degli uomini, intrappolato nel mondo materiale. Cristo era l’ultimo discendente di Seth, o forse Seth stesso, tornato per portare la conoscenza (gnosi) della salvezza, contenuta in un libro segreto e insegnata solo agli iniziati.
9) Saturnino visse e predicò ad Antiochia nella prima metà del II secolo. Prendendo spunto da un passaggio del Vangelo di Giovanni (1:18): Dio nessuno l’ha mai veduto, il Dio unigenito che è nel seno del Padre, egli ne ha parlato, Saturnino affermò che il Padre, essendo non visibile, era sconosciuto.
Egli aveva creato un mondo di angeli ed arcangeli, dei quali sette malvagi angeli avevano, a loro volta, creato il mondo materiale e l’uomo, che era rimasto un essere strisciante, finché il Padre non gli aveva inviato una scintilla divina.
Il più potente di questi angeli malvagi fu Yahweh, ed il Padre mandò in terra il Cristo per distruggerlo.
Il Cristo, però, venne in terra solo in apparenza (Docetismo), per trasmetterci un concetto di salvezza, implicante la liberazione degli spiriti umani dai loro corpi, in cui sono prigionieri ed il ritorno a Dio.
Saturnino, quindi, rifiutò tutto ciò che era materiale, conducendo una vita ascetica praticando l’assoluta castità ed il celibato.
10) Gli Ophiti o Naaseni, come già visto, sono una serie di sette gnostiche del secondo secolo dopo Cristo. Queste sette avevano in comune l’adorazione del Serpente: il Serpente che nella Genesi avrebbe indotto Adamo ed Eva a mangiare il frutto dell’Albero della Conoscenza. Secondo gli Ophiti all’inizio vi era il Primo Uomo che a sua volta generò il Figlio o Secondo Uomo e da essi procedette lo Spirito Santo o Prima Donna. Da questa Terna procedettero il Cristo e Sophia, la Sapienza. Sophia generò un figlio, Yaldabaoth (Jahvè, il Dio della Bibbia) che creò questo mondo e l’Uomo. La sua creazione fù un aborto. Sophia mandò il Serpente che convinse Adamo ed Eva a mangiare il frutto proibito ed essi ebbero la vera conoscenza e conobbero che al di sopra del Dio Creatore, arrogante e geloso, vi erano il Primo Uomo, il Figlio e la Prima Donna. Per liberare la scintilla divina che era nell’Uomo, il Cristo discese in questo mondo e si proclamò apertamente “Figlio dell’Uomo”.
11) Per la Scuola Gnostica di Alessandria In principio c’era un unico, indescrivibile, inimmaginabile Silenzio che generò la Mente, il Nous, il “Dio esterno alla creazione”, al di là del tempo, al di là dello spazio, al di là di materia ed energia. Questa generò il Pensiero, poi il Pleroma originario iniziò a differenziarsi generando gli Eoni. Anche per questa Scuola, Sophia era l’ultimo Eone che generò il Demiurgo creatore di questo mondo, un essere composito formato da sette Arconti, i tirannici guardiani dei sette mondi. Sophia, proveniente dal “cielo supremo”, fu trattenuta dagli Arconti e tirata giù nei mondi.
12) San Paolo, nella sua lettera agli Efesini, scrive: “La nostra lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre”.
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“Siamo tutti uguali” è lo slogan col quale da qualche decennio veniamo occultamente indottrinati e chi osasse affermare il contrario, sarebbe guardato con disprezzo, emarginato e considerato “strano” e magari anche ignorante. Ma l’antica Dottrina Gnostica è proprio indirizzata a chi si sente straniero in questo mondo, quasi per chiarirgli la natura della sua diversità. L’esistenza di tre tipi umani differenti è un concetto peculiare dello Gnosticismo Valentiniano, ma, anche se in modo meno esplicito, e con terminologie differenti, è praticamente presente in tutte le correnti gnostiche che fiorirono nei primi secoli dopo la morte di Cristo. Per questo motivo, nel descrivere questi tre tipi umani, cercheremo di allargare l’orizzonte senza soffermarci al solo concetto Valentiniano, sicuramente autorevolissimo, me che, a nostro giudizio, ci darebbe una visione limitata, e troppo legata alla Metafisica Valentiniana, della questione. Prima di descrivere questa tripartizione, dobbiamo evidenziare che, in tutti gli “gnosticismi”, l’uomo gnostico è considerato un tipo umano differente dal resto dell’umanità, straniero in questo mondo, creato e governato da Potenze oscure che nulla sanno del mondo divino ad esse superiore. Egli ha in se la scintilla di Sophia, la Sapienza, che non proviene dai fabbricatori di questo mondo, ma dal Pleroma, il mondo superiore. In quasi tutti i sistemi gnostici le Potenze creatrici e reggitrici del mondo hanno una connotazione estremamente negativa.
Esse sono gli Arconti con il loro principe Yaldabaoth, mostruosa creatura, nato da un drammatico errore, spesso identificato col Dio del Vecchio Testamento, arrogante, geloso, crudele, vendicativo ed ignorante di tutto ciò che è al di sopra di Lui. In effetti, nella maggioranza delle scuole gnostiche, è riconosciuta solo la ripartizone tra la stragrande maggioranza dell’umanità, schiava degli Arconti e della loro Legge spietata, ed i pochissimi uomini gnostici, che in Valentino saranno chiamati Pneumatici, che sono al di sopra di tale Legge.
Ciò premesso veniamo alla descrizione di questi tre tipi umani :
Gli esseri umani si dividono in Ilici, Psichici e Pneumatici. La stragrande parte dell’umanità è costituita dagli Ilici (Hyle = terra). Essi nascono, si riproducono e muoiono, vivendo come gli animali, vittime delle passioni: sono schiavi dei pensieri che nascono nella loro mente e degli istinti più bassi. Ira, odio, invidia, gelosia, cattiveria, avidità etc … si alternano nella loro mente e li dominano completamente. Non hanno nessun controllo sui loro istinti come la fame o il desiderio sessuale e sono freneticamente sempre alla ricerca del loro piacere personale. Vivono come se non esistesse la morte in una affannosa ricerca di piaceri e beni materiali. Sono attaccati al proprio io e vedono “l’altro” quasi sempre come un nemico. Spesso sono capaci di atrocità e crudeltà verso i loro simili e gli altri esseri viventi. Quando l’uomo Ilico muore, non resta più alcuna traccia di lui, scompare nel nulla. Una piccola parte dell’umanità è invece costituita dagli Psichici. Questi esseri umani hanno la capacità di dominare le passioni ed i bassi istinti, ma non ne sono completamente liberi. Hanno la possibilità di indagare le leggi della natura e di comprendere, almeno discorsivamente, le verità superiori. A differenza degli Ilici, schiavi delle proprie passioni, sono dotati di libero arbitrio: possono scegliere tra il bene ed il male e quindi hanno la possibilità sia di estinguersi come gli ilici che di salvarsi. Le loro forme religiose, qualsiasi esse siano, sono indirizzate al Demiurgo e, come Lui, non hanno nessuna conoscenza o intuizione del mondo superiore. Dopo la morte, se avranno scelto il bene, non si estingueranno. Secondo alcune scuole torneranno nel mondo per continuare il loro perfezionamento spirituale; secondo altre torneranno nella Sophia e saranno salvi alla fine dei tempi. In numero ancor più limitato sono gli uomini Pneumatici, spesso definiti semplicemente Gnostici. In essi fu nascosto, ad insaputa del Demiurgo, il seme spirituale della Sophia, per cui sono predestinati, indipendentemente dal loro comportamento, a ricongiungersi col mondo divino superiore. Gli uomini Pneumatici non sono di questo mondo. Come già abbiamo accennato sono stranieri (allogeni), sono al di sopra della Legge degli Arconti che ne riconoscono la superiorità, pur non sapendo da dove proviene. Questi uomini sono consapevoli che questo mondo è il regno del male, lo disprezzano e non si occupano delle sue vicende. Talvolta assumono le vesti di Maestri che vengono in aiuto di coloro che sono Pneumatici, ma ne sono inconsapevoli, ed anche di quegli esseri Psichici che hanno scelto la via del bene.